Le famiglie italiane, per avere la connessione internet in casa, confrontano le tariffe di Infostrada, Telecom, Fastweb e delle altre compagnie telefoniche. I costi della rete, in Italia, sono però molto alti ed è ancora acceso il dibattito per imporre una web tax alle compagnie che portano contenuti online come Google o Facebook.
Da una parte, infatti, c’è la posizione delle compagnie telefoniche che investono i propri soldi per lo sviluppo delle infrastrutture, dall’altra le cosiddette web company che sfruttano le reti per fare profitto con i propri contenuti. È una vera e propria guerra che incide negativamente sui consumatori i quali vogliono scegliere le migliori tariffe di telefonia in un mercato libero, efficiente e con regole uguali per tutti.
Secondo la società di analisi Strand Consult, il conflitto si può risolvere solo cambiando il sistema e guardando al modello della Norvegia che prevede un rapporto costruttivo fra le compagnie web e telefoniche per uno sviluppo a favore dei consumatori finali. Nello specifico, questa tesi è riassunta nel rapporto “Understanding Net Neutrality and Stakeholders Arguments” in cui gli analisti di Strand Consult spiegano come queste compagnie debbano collaborare per contribuire al benessere della collettività.
“In Norvegia – si legge nel report – tutte le parti in causa, internet service provider, fornitori di contenuti, sviluppatori di applicazioni, consumatori e governo, sono parte attiva di un dialogo volto a cercare soluzioni win-win. E, cosa ancor più importante, la Norvegia ha scelto un modello che cerca di costruire consenso tra gli attori nazionali che contribuiscono finanziariamente alla società norvegese”.
In Europa, in pratica, si vive in un mercato delle telecomunicazioni non equilibrato nel quale le web company non contribuiscono sufficientemente allo sviluppo delle infrastrutture per la rete internet. Questo, in particolare per l’Italia, si può anche tradurre in troppe poche tasse da parte di queste compagnie che sfruttano gran parte della capacità di banda dell’intero network.
Il peso dei costi per la gestione della rete grava quindi su poche aziende che offrono i servizi anche per i big del web come Google e Facebook. Al contrario le web company non hanno obblighi di investimento sul settore pubblico e possono trarre vantaggi fiscali.
“In pratica – riassume l’analisi di Strand Consult – gli sforzi per realizzare le reti di nuova generazione, specialmente quelle finanziate dai governi con fondi pubblici altro non sono che un ulteriore contributo alle aziende internet Usa”.
Una revisione dei rapporti commerciali e della fiscalità nel settore delle telecomunicazioni è quindi necessaria. Anche secondo questo report, infatti, ci sono troppe disuguaglianze fra le regole che vincolano il mercato delle telco e quelle relative alle grandi aziende che operano sul web. La Norvegia, come spesso accade, si pone come modello: saprà il resto d’Europa adeguarsi?