AFFAIRE TELECOM

Tabacci: “Errore cambiare Opa per difendere italianità”

Il presidente della commissione bicamerale per la Semplificazione entra nel dibattito su Telecom-Telefonica: “Le nuove norme rischiano di apparire strumentali e non fare bene al Paese”

Pubblicato il 05 Nov 2013

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“Fin dai tempi delle Opa straniere su alcune banche italiane ho sempre manifestato molte riserve sugli stratagemmi che hanno contraddistinto le azioni scoordinate e irrazionali condotte a difesa dell’italianita'”. Lo afferma Bruno Tabacci, presidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione, al sito FirstOnline. “Nonostante la stima e l’amicizia che mi legano al senatore Mucchetti, penso che anche le nuove modifiche alla normativa sulle Opa proposte nella Commissione Industria del Senato da lui presieduta per impedire agli spagnoli di Telefonica il controllo di Telecom rischino di apparire strumentali e di non fare bene al nostro Paese. Proprio la Spagna pochi anni fa non ha ostacolato del resto l’operazione di Enel su Endesa. E poiché il nostro è un sistema parlamentare bicamerale – conclude Tabacci – non credo che il Governo possa intervenire per decreto legge affidandosi esclusivamente alle valutazioni espresse da due commissioni del Senato”.

Intanto, la riforma dell’Opa obbligatoria, necessaria per bloccare l’ascesa di Telefonica nel capitale di Telco, sembrerebbe restare in cima alle priorità di Palazzo Chigi.

A prevedere un’accelerazione sulla nuova normativa è proprio lo stesso Massimo Mucchetti, autore, insieme a Altero Matteoli, di una mozione che impone al governo di intervenire: “Mi risulta che il ministero dell’Economia stia già scrivendo il provvedimento” per modificare le norme sull’Opa e “mi aspetto che sia varato la prossima settimana”, ha detto Mucchetti in un’intervista al Sole 24 Ore nei giorni scorsi, dicendosi convinto che sia “impossibile che il Governo non dia corso a un impegno preso in commissione e poi in aula”. Nei giorni scorsi, però, fonti di Palazzo Chigi avevano escluso un provvedimento “a breve”. Il Governo sarebbe infatti al lavoro sul decreto, ma la discussione sarebbe ancora in corso, visto che l’intero dossier è tuttora oggetto di approfondimenti e difficilmente potrà arrivare al prossimo consiglio dei ministri.

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