IL PROVVEDIMENTO

Tariffe telefoniche, Di Feliciantonio: “Modificare i prezzi non sia vietato tout court”

L’head of media relations & public affairs di Fastweb interviene sull’impatto che il ddl in discussione al Senato potrà avere sulla concorrenza: “Ci troveremmo in una situazione paradossale in cui il fornitore può aumentare i prezzi e gli operatori no”

Pubblicato il 03 Lug 2019

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Il disegno di legge sulla trasparenza delle tariffe telefoniche, attualmente in esame in commissione Lavori Pubblici del Senato, “non vorrei che fosse letto come una bacchettata sulle mani degli operatori considerati come quelli che non hanno a cuore il bene degli utenti e la creazione di valore in generale”. Così Lisa Di Feliciantonio, head of media relations & public affairs di Fastweb, durante un’audizione in commissione Lavori Pubblici del Senato su questo tema.

Sul ddl in esame, Fastweb ha poi evidenziato due elementi su cui ha invitato i senatori a riflettere: “l’intervento sulla trasparenza deve essere fatto allo stesso modo su reti fisse e mobili”, poi “se dopo i 6 mesi dalla sottoscrizione del contratto fossimo impossibilitati a modificarne le condizioni, ci troveremmo in una situazione paradossale in cui il mio fornitore può aumentare i prezzi e io no”, ha spiegato, aggiungendo quindi che l’idea di impedire tout court la possibilità di intervenire sul prezzo “appare restrittiva”.

La trasparenza “accelererà ancora di più il processo della concorrenza ed è uno strumento di per sé idoneo a garantire che i clienti avranno il miglior servizio al miglior prezzo. Sarebbe incongruo limitare le possibilità di un operatore di un settore senza considerare tutti gli altri”, ha sottolineato la manager.

“Riteniamo fondamentale, dunque, fornire al settore una cornice normativa chiara ed uniformemente applicata, che consenta l’opportuna libertà commerciale per gli operatori garantendo comunque la massima trasparenza per gli utenti finali – ha sottolineato Di Feliciantonio – Tuttavia, vogliamo evidenziare che si tratta di un intervento che deve accrescere la fiducia tra operatori di telecomunicazione e utenti, ma nel contesto di un settore che in questi anni ha dato moltissimo valore ai clienti finali, a differenza di quanto avvenuto per altri settori”.

La manager ha ricordato che in 10 anni l’industria delle telecomunicazioni ha generato, in dieci anni, un calo pari al 22% dei prezzi, al contrario di altri settori (come Luce, Acqua e Gas) che hanno invece incrementato il prezzo per il cliente finale.

“La competizione e la diminuzione costante dei prezzi hanno determinato un forte calo dei ricavi – ha evidenziato – negli ultimi 10 anni si è registrata una contrazione dei ricavi del 27%: 11 miliardi a cui il settore ha rinunciato e che corrispondono ad un beneficio diretto per le famiglie.  Il ttto in un contesto in cui, invece, gli investimenti continuano ad essere più che sostenuti, creando valore due volte: le prestazioni per i consumatori aumentano e il settore genera un indotto rilevantissimo, contribuendo a Pil e ad occupazione”. Si stima un investimento annuo di circa 7 miliardi di euro, una percentuale pari a circa il 20% dei ricavi, che aumenta considerevolmente in corrispondenza delle aste per le frequenze.

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