Pietro Labriola torna sul tema del ruolo delle telco nell’economia digitale, e in un post su LinkedIn scatta una fotografia che descrive il ruolo centrale delle telecomunicazioni nel sistema economico attuale e lancia l’allarme: non c’è più ritorno sugli investimenti degli operatori.
L’occasione è il commento a un post di Sebastian Barros, manager con oltre vent’anni di esperienza nel settore Ict, che in passato è stato Regional Head Telco Sales di Google per il Sudamerica e Regional Vice President, Head Global Customer Unit e Regional Head di Enterprise Wireless Solutions di Ericsson in America Latina. Oggi Barros è Managing Director di Circles, azienda di tecnologia digitale con sede nell’area di Città del Messico, oltre che autore e speaker nel campo della trasformazione digitale, delle reti 5G, dell’IoT e dell’Intelligenza Artificiale.
Indice degli argomenti
L’analisi di Labriola
“Il digitale esiste perché qualcuno lo connette – scrive l’Ad di Tim e presidente di Asstel su LinkedIn, citando i numeri snocciolati da Barros – Negli ultimi dieci anni in Italia il costo medio di un gigabyte di dati mobili è crollato da 6,5 € a meno di 0,20 € (-97%), le velocità sono passate da 30 Mbps a oltre 110 Mbps, la copertura è cresciuta di oltre il 35%, l’affidabilità è migliorata e la latenza si è ridotta”.
“Questi numeri – prosegue Labriola – raccontano una verità che troppo spesso dimentichiamo: le telecomunicazioni hanno abilitato il mondo digitale. Grazie a questa rivoluzione silenziosa sono esplosi altri mondi: quello degli smartphone, dei servizi digitali, del cloud. Tutto perché la connessione digitale abilita questi servizi. Ma ora serve un cambio di passo: non c’è più ritorno sugli investimenti. Se questa formula continua a dare sempre di più a sempre meno, l’equilibrio si rompe”.
“E se si ferma l’infrastruttura che regge il digitale – questo l’allarme lanciato dal manager – si ferma tutto. È il momento di entrare in una nuova fase, che dia sostenibilità agli investimenti e permetta alle Telco di continuare ad innovare. Solo insieme possiamo crescere e competere meglio”.
Il post di Sebastian Barros
I numeri citati da Pietro Labriola sottolineano alcuni dei temi sollevati da Barros nella sua analisi, con il manager messicano che suggerisce alle telco di dare vita a un nuovo stile di narrazione, che sia in grado di dare rilevanza e visibilità al ruolo centrale delle telco nell’economia digitale. Tutto parte da una domanda: “Perché le persone non amano ancora le società di telecomunicazioni?”.
Il primo punto toccato da Barros riguarda la “visibilità” pubblica del ruolo delle reti di telecomunicazione, infrastrutture “silenziose” e “poco appariscenti”; che però connettono 5,5 miliardi di persone e alimentano “ogni cloud, ogni app, ogni strumento digitale”.
Una questione di “simpatia”
“Secondo i sondaggi condotti a livello mondiale, gli operatori di telecomunicazioni sono tra le cinque industrie più antipatiche del pianeta – spiega ancora Barros – Al di sotto delle compagnie aeree. Appena sopra le agenzie governative. Nonostante un investimento infrastrutturale di 1.500 miliardi di dollari in cinque anni. Nonostante svolgano un lavoro duro, fisico e pesante dal punto di vista del capitale per mantenere il mondo moderno online”.
Un nuovo storytelling per le telco
“Le società di telecomunicazioni non parlano come se fossero dei facilitatori della vita digitale. Parlano come servizi di pubblica utilità. Non raccontano la storia di ciò che rendono possibile. Raccontano le specifiche – argomenta Barros – Mentre altri rivendicano i riflettori per aver costruito sopra di loro, le telecomunicazioni portano il peso sotto di loro. È ora di cambiare le cose. Ci manca la narrazione”.
Da qui la proposta del manager sudamericano: “Le telecomunicazioni devono smettere di vendere prodotti e iniziare a rivendicare la loro rilevanza – sottolinea – Non solo download più veloci, ma l’infrastruttura della mobilità, dell’intelligenza, della connessione umana. Non solo mappe di copertura, ma le fondamenta della vita moderna. Ogni modello di intelligenza artificiale, ogni transazione, ogni chiamata video dipende da una rete costruita e mantenuta dalle telco. Non si tratta di uno storytelling fine a sé stesso – conclude – ma di una strategia necessaria. È la sopravvivenza del marchio. Perché se continuate a dare al mondo di più per meno, e nessuno lo sa, qualcun altro si prenderà il merito”.