Telco vs Ott. Bernabè: “No a paletti a priori. La soluzione sta nella flessibilità”

Dalle pagine di Les Echos il presidente di Telecom Italia ribadisce la necessità di un coinvolgimento degli over the top nella realizzazione delle nuove reti “per sanare l’attuale asimmetria”. Ma dice no a interventi regolatori ex ante e troppo rigidi: “Si rischia di creare nuovi problemi”

Pubblicato il 26 Mag 2011

L’e-G8 scalda gli animi e mentre i rappresentanti della società
civile criticano il Forum che ha riunito a Parigi i leader
dell'economia digitale per raccogliere le opinioni
dell’industria sul futuro di Internet, “gli operatori telecom
applaudono”, scrive oggi Les Echos. Sulle pagine del quotidiano
francese, il Presidente esecutivo di Telecom Italia e chairman
della Gsma, Franco Bernabè, sottolinea l’importanza di un evento
dedicato a Internet che attira l’attenzione dei politici ai più
alti livelli: "Abbiamo bisogno che le nostre problematiche
vengano comprese", afferma.

E' proprio il top manager italiano a illustrare il punto di
vista delle telco e a dare voce alle richieste delle aziende del
settore. Il primo bersaglio sono i fornitori di contenuti
'Over-the-Top' come Google o Apple: per il presidente
esecutivo di Telecom Italia oggi esiste un vero “scollamento
normativo” che penalizza le telco a vantaggio degli Ott. "Da
sempre”, dice Bernabè, “gli operatori occidentali agiscono in
un quadro molto regolamentato, ma non è così per i nuovi Internet
player. Non avrebbe senso imporre loro lo stesso livello di
regolamentazione, ma non è accettabile neanche l'attuale
asimmetria". La soluzione, per Bernabè, risiede nella
“flessibilità”, senza regole a priori che non fanno che
"creare problemi".

L'industria delle telecomunicazioni, del resto, continua ad
avere un peso economico rilevante, sottolinea il top manager
italiano. In Europa e negli Stati Uniti, il settore impiega 11
milioni di persone, contro un “centinaio di migliaia" della
web industry. E' vero, le telco sono in sofferenza: France
Telecom ha tagliato 39.000 posti di lavoro negli scorsi anni e
Telecom Italia ne eliminerà 3.900 nei prossimi tre. "La
perdita di occupazione nel settore è molto rapida e presto, con la
maggiore diffusione del 'cloud' nelle imprese, coinvolgerà
anche il settore dell'informatica", afferma Bernabè. Ma
gli impieghi nell’industria di Internet si creano a ritmi più
lenti che nell’industria telecom e sono anche "meno sicuri e
con meno vantaggi sociali. E’ una transizione che merita
l'attenzione della politica", aggiunge.

Altro bersaglio del presidente esecutivo di Telecom Italia è la
visione tutta orientata alle esigenze del consumatore del
Commissario europeo all'Agenda Digitale, Neelie Kroes, il cui
obiettivo primario è quello di far scendere i prezzi dei servizi
di comunicazione. "I politici dovrebbero capire che prima di
essere consumatori, gli internauti sono lavoratori, che non
potranno più spendere il loro stipendio se perderanno il
posto", sottolinea Bernabè.

Attenzione anche al pericolo di creare nuovi monopoli, messo in
luce già dal numero uno di France Telecom Stephane Richard.
Commenta Bernabè: “In Europa, con lo standard del Gsm, abbiamo
dato vita a un mondo aperto che ha conquistato 5 miliardi di
utenti, mentre le aziende di Internet costruiscono comunità
chiuse, integrate e isolate". La Gsma sta cercando di creare
dei sistemi aperti concorrenti di quelli di Apple e Google: Rcs,
Wac, Nfc sono alcune delle tecnologie di comunicazione sviluppate
dagli operatori (anche se stentano a decollare). Bernabè vorrebbe
vedere un sistema operativo per smartphone tutto europeo:
"Abbiamo bisogno di concorrenza. Ci piacerebbe, ad esempio,
che Meego di Nokia emergesse, ma siamo aperti a tutte le iniziative
dei fornitori".

Bernabè tocca poi il nodo degli investimenti. Per Telecom Italia
il traffico Internet mobile cresce del 100% l’anno e quello fisso
del 35%. Un boom che richiede di spendere sulle infrastrutture di
rete: l'incumbent italiano ha stanziato 3 miliardi di euro per
il 2011, solo in Italia, e dovrebbe investire altrettanto nei
prossimi anni. Ma la grande sfida per gli operatori è far sì che
gli Internet player, che sfruttano il valore delle reti senza aver
investito, comincino a dare un contributo finanziario al loro
aggiornamento. O almeno che non impediscano alle telco di creare
una sorta di “super-Internet” di livello superiore a quello
aperto a tutti, il cui accesso sarebbe invece a pagamento.

Anche Olivier Roussat, Ceo di Bouygues Telecom, ha avuto modo di
sottolineare la necessità di trovare, almeno per il traffico
mobile, delle soluzioni comuni con le società “che offrono
servizi sulle nostre reti”. Un compromesso difficile, visto che,
come ha spiegato all’e-G8 il Professore di diritto Lawrence
Lessig, "le web companies non hanno alcun interesse
commerciale ad accordarsi con gli operatori". Ma Bernabè è
fiducioso: "In fin dei conti, siamo noi che abbiamo le
infrastrutture…Il modello economico di società come Google deve
evolversi. Avranno bisogno di servizi più sofisticati per i video,
il 3D, la sicurezza e saranno loro stessi che ce lo
chiederanno". A condizione, aggiunge Les Echos, che gli
operatori apportino un vero valore aggiunto alla rete, per il quale
occorrerà avere il coraggio di assumersi dei rischi e innovare.

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