Telecom Argentina, in bilico la cessione a Fintech

I problemi finanziari del Paese sudamericano impattano negativamente sull’operazione il cui perfezionamento scade il 12 agosto. Ma l’ostacolo è anche di natura antitrust: David Martinez tratta per cedere a Prisa la quota della pay tv Clarin per ottenere l’ok dall’Autorità

Pubblicato il 04 Lug 2014

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La vendita di Telecom Argentina in bilico. Lo riporta il Sole24Ore secondo cui l’operazione rischia a causa dai problemi attraversati dal paese sudamericano, che rischia un nuovo default. Il quotidiano finanziario ha ricordato che il termine per perfezionare l’operazione da 960 milioni di dollari definita con il fondo Fintech del finanziere messicano David Martinez è fissato per il 12 agosto. Il finanziere, quindi, potrebbe decidere di lasciare scadere il termine, per poi rinegoziare l’accordo a prezzi più bassi. Tuttavia, Telecom Italia ha puntualizzato che, nel caso in cui dovesse esserci una dilazione dei tempi, il prezzo richiesto per la partecipazione aumenterebbe. La prossima settimana è previsto un incontro tra i vertici di Telecom Italia e Martinez per sbloccare la situazione.

Una prima tranche è già passata a fine 2013, quando Telecom ha ceduto a Fintech l’1,58% di Telecom Argentina e altre azioni della sub-holding Nortel per un controvalore complessivo di 108,7 milioni di dollari. Ma il controllo, tramite il 68% di Sofora (holding a monte della catena societaria che porta a Telecom Argentina) è rimasto in mano a Telecom Italia, in attesa delle “necessarie autorizzazioni regolatorie”.

Ma l’ostacolo per Fintech è soprattutto di natura antitrust – spiega Il Sole 24 Ore – essendo Fintech candidato a rilevare il controllo del secondo operatore di tlc del Paese (dopo Telefonica) e nel contempo proprietario del 40% della tv via cavo del gruppo Clarin.
Lunedì scorso l’assemblea straordinaria di Clarin ha approvato un’operazione che potrebbe agevolare una soluzione, decidendo la scissione del gruppo in sei distinte società, per ottemperare alle disposizioni di una legge, avvalorata da una sentenza della Corte suprema argentina a novembre, che impedisce ai gruppi media audiovisivi di avere più di una licenza per canali a pagamento.

Da una parte andranno dunque le attività non impattate dalla legge (la carta stampata e il resto del business), sotto il controllo di Jose Aranda e Lucio Pagliaro. Dall’altra la pay-tv, in una nuova società battezzata Cablevision Holdings controllata da Hector Magnetto e Ernestina Herrera de Noble. A quel punto, una volta scorporata la tv via cavo in una società autonoma, sarebbe più facile per Martinez cedere la quota. Il potenziale acquirente sarebbe già stato individuato nel gruppo Prisa, l’editore del primo quotidiano spagnolo Pais che è presente estesamente in tutta l’America centro-meridionale. Curioso però che Prisa, alle prese con difficoltà finanziarie e 3 miliardi di debito, appena un mese fa abbia ceduto in patria, proprio a Telefonica, la sua tv via cavo. Per il 56% di Canal + (ex Digital plus), che faceva capo a Prisa, il gruppo presieduto da Cesar Alierta ha sborsato 750 milioni di euro, riconoscendo una valutazione pari alla bellezza di 26 volte l’Ebitda previsto per il 2014.

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