Telecom, Asati: “Bene i risultati, ora gratificare dipendenti e azionisti”

L’associazione: “I lavoratori proseguono gli scioperi e non si vedono erogare i premi di risultato, mentre la società non distribuisce dividendi da 4 anni. I successi sono stati ottenuti anche grazie ai loro sacrifici, che vanno a intrecciare gli allori destinati ad altri”

Pubblicato il 13 Feb 2017

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Promozione con riserva da parte dell’associazione dei piccoli azionisti di Telecom sui risultati 2016 e sul piano 2017-2019: “Nessuna sorpresa – si legge in una nota di Asati – il giudizio sui dati 2016 e sui risultati attesi dal piano industriale 2017-2019, presentati ‘sulla carta’ dal management di TIM, è chiaramente positivo”. Fin qui i dati positivi. Ma secondo l’associazione guidata da Franco Lombardi ci sono alcune “questioni di fondo” su cui sarebbe importante soffermarsi, ad esempio, sottolinea Asati, rispetto alla nuova cultura aziendale “tale da generare forte orgoglio tra i dipendenti”.

“Difficile, tuttavia, credere che siano questi i numeri sulla carta a poter generare orgoglio tra i dipendenti – prosegue il comunicato – proseguono, infatti, gli scioperi, con percentuali altissime di adesione. Lo scorso 1° febbraio, l’adesione complessiva del comparto delle TLC è stata intorno all’80%. Se i dipendenti, come noi pensiamo sia ovvio, concorrono ai risultati dell’azienda, peraltro così straordinari e promettenti, come illustrato dallo stesso management, come mai non ricevono premi? Cosa succederà nel triennio in corso? Nelle previsioni Opex non sembra siano conteggiati premi per i dipendenti: quindi, il costo del lavoro rimarrà invariato solo grazie al sacrificio de lavoratori?”.

L’Ad, Flavio Cattaneo, ha sottolineato che Tim è una società che conoscerà, nei prossimi tre anni, una trasformazione completa, caratterizzata da una visione industriale “nuova e unica”. Se nuova può essere per Tim, spiega Asati, certamente non possiamo definire “unica” l’idea di abbinare il settore delle Tlc a quello dei media, cuore della trasformazione in atto. L’esempio viene da big internazionali: la scommessa, piuttosto, è vedere se tali modelli di consumo siano quelli più vincenti per il mercato italiano.

“Sempre per quanto riguarda il domestic, il management ha specificato, relativamente alla perdita di 450 mila linee fisse – prosegue l’associazione – che circa il 20% è stato dovuto a passaggio ad altro operatore. Per il restante 80% si tratta di utenti che avrebbero rinunciato alla linea fissa: ciò nonostante, Tim prevede il raggiungimento della parità tra linee fisse cessate/linee attivate entro il 2018”.

Apprezzabile, secondo Asati la scelta di estendere la copertura del Paese con proprie strutture, incentrate sulla multi tecnologia, mentre “un certo interesse desta il flash fatto dall’AD sul rilancio delle filiali: Tim Brasil in primis, Sparkle e, perfino, Olivetti. Attendiamo di conoscere quali siano i relativi progetti”.

“Di sicuro, una nota dolente è il perdurare della mancanza di previsione di ritorno alla distribuzione dei dividendi, che manca da quattro anni – conclude la nota – A tali risultati, che non possono non apparire ‘straordinari’, di fatto contribuiscono in maniera più che significativa i dipendenti e gli azionisti, i cui sacrifici vanno, però, ad intrecciare gli allori destinati ad altri”.

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