IL CDA

Telecom, commissione per la nuova governance. E per Tim Brasil procedure ad hoc

Il cda affida a un gruppo di lavoro interno i benchmark sulla corporate governance. Ben Ammar: “Difficile un cambio di statuto nella prossima assemblea”. Eventuali operazioni sull’asset carioca saranno gestite con modalità specifiche. I consiglieri restano 11, Minucci confermato vice presidente. Il bond a 7 anni da 1 miliardo incassa ordini per oltre 7 miliardi

Pubblicato il 16 Gen 2014

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Una commissione per la nuova governance e procedure ad hoc per eventuali operazioni su Tim Brasil. E’ questo quanto deciso offi dal cda di Telecom Italia. “Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia, riunito sotto la presidenza di Aldo Minucci, ha proceduto oggi a un approfondito esame del business brasilano, con il supporto del Chief Executive Officer di TIM Participações, Rodrigo Abreu – spiega una nota di Telecom –

A valle dell’incontro, giudicato molto proficuo, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di definire una procedura ad hoc (in linea con quella per le operazioni con parti correlate), che verrà esaminata il 6 febbraio, per la gestione di ogni eventuale operazione straordinaria riguardante le partecipazioni di Telecom Italia nelle società del gruppo Tim Brasil”. Telecom Italia conferma l’assenza, in questo momento, di progetti, negoziazioni o offerte al riguardo.

Il cda ha deciso inoltre di non procedere a cooptazione di nuovi consiglieri, considerata l’ormai imminente conclusione del suo mandato, confermando nel suo ruolo di Vice Presidente con funzioni vicarie Aldo Minucci. I consiglieri restano dunque 11.

E’ stato poi affidato a un gruppo di lavoro interno l’effettuazione di un benchmarking della corporate governance della Società; il gruppo di lavoro presenterà le risultanze delle analisi nella riunione del prossimo 6 febbraio.

Ma secondo il consigliere Tarak Ben Ammar il cda difficilmente porterà in assemblea la modifica dello Statuto”. Il prossimo consiglio di Telecom sarà dunque nominato con le attuali regole? “Penso di sì”, ha risposto Ben Ammar, uscendo dalla riunione. Secondo il consigliere “ora abbiamo un consiglio più stretto e non credo ci saranno altre cooptazioni”.

“Il Consiglio di Amministrazione ha altresì esaminato la situazione della controllata TI Media Spa, che permane nelle condizioni ex art. 2446 c.c., e le possibili iniziative per gestirla – prosegue la nota – L’incontro è stato l’occasione per un aggiornamento sullo stato del progetto d’integrazione tra Telecom Italia Media Broadcasting (interamente controllata da TI Media) e le attività di operatore di rete di Rete A (controllata dal Gruppo Editoriale L’Espresso), già comunicato in ottobre e volto alla valorizzazione dei rispettivi asset anche attraverso la realizzazione di sinergie industriali”.

Sempre uscendo dal cda, Ben Ammar aveva preannunciato che su Tim Brasil non ci fosse “nessuna proposta e nessun acquirente”. “Tim Brasil sta andando bene, è un buonissimo asset – ha spiegato l’imprenditore franco-tunisino che siede nel board di Telecom – se ci fosse qualche proposta abbiamo deciso di fare in modo che ci sarà un comitato ad hoc per valutarla, studieremo un meccanismo più opportuno e trasparente di valutazione”.

“Di questo ne parleremo al prossimo cda del 6 febbraio”, ha spiegato Ben Ammar. A chi gli chiedeva un commento sulla valutazione del socio Marco Fossati secondo cui Tim Brasil può valere fino a 30 miliardi, ha così risposto: “Io sono musulmano e da me non c’è il Natale, magari…”. “Con tutto il rispetto per Fossati che ha messo un sacco di soldi ascolteremo tutti gli azionisti”, ha concluso Ben Ammar.

Di certo, secondo il finanziare franco-tunisino, ”Patuano ha ragione”, nel senso che ”Telecom non deve essere messa nella posizione di vendere ma di allargarsi su altri mercati”. Perciò ”dobbiamo cercare di tenere gli asset che hanno valore, visto che ci hanno già criticato per la vendita di Tim Argentina”. Insomma, la cessione di Tim Brasil non si può escludere a priori, anche se ”per vendere il Brasile servirebbe un’offerta che ci impedisca di dire di no”.

Tarak Ben Ammar si è detto fiducioso sulle prospettive della compagnia: “Sono ottimista nonostante il calo del mobile e il consolidamento del mercato: Patuano sta lavorando molto bene”, ha detto il finanziere franco-tunisino uscendo dalla sede della compagnia dove ha partecipato alla riunione del cda. Per quanto riguarda il presunto conflitto di interessi di Telefonica, Ben Ammar ha detto che “noi non abbiamo mai fatto il processo alle intenzioni di un socio; gli spagnoli sono stati intelligenti a uscire per non dare dubbi di alcun tipo”, ha precisato Ben Ammar riferendosi alle dimissioni dalla carica di consiglieri di Cesar Alierta e Julio Linares.

“La lunga discussione sviluppatasi nel Cda odierno di Telecom Italia dimostra la rilevanza delle questioni poste da Findim Group e dal mercato nelle scorse settimane e nell’Assemblea del 20 dicembre”. Questo il commento della Findim di Marco Fossati, azionista di minoranza di Telecom Italia, all’esito del Cda. “Accogliamo favorevolmente – aggiunge Findim – la scelta del Consiglio di deliberare la definizione di una procedura ad hoc per la gestione di ogni eventuale operazione straordinaria riguardante Tim Brasil, da sancire nel prossimo CdA del 6 febbraio. Così come riteniamo di grande rilievo l’aver avviato un serio lavoro sulla riforma della corporate governance della società, come da tempo richiesto dall’azionista Findim, le cui risultanze approderanno al prossimo Cda”. “Infine – conclude Fossati – dichiarazioni ironiche sul valore economico di asset strategici della societa’ da parte di Consiglieri di Amministrazione dimostrano e confermano, unicamente, l’esistenza di un conflitto di interesse in seno al Cda di Telecom Italia”.

I temi chiave del cda di oggi erano appunto la governance e le sorti del Brasile. La Findim di Marco Fossati e l’Asati (l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom) vorrebbero una riforma dello statuto in senso proporzionale.

Telecom Italia ha inoltre annunciato di aver concluso con successo il lancio di un’emissione obbligazionaria a tasso fisso per 1 miliardo, destinata ad investitori istituzionali. “L’ottima qualità del book di ordini – spiega una nota – conferma il perdurare del favore della comunità finanziaria europea verso il credito Telecom Italia, permettendo di prezzare l’emissione con un rendimento inferiore rispetto alla guidance inizialmente annunciata, aumentando al contempo l’ammontare raccolto”. Il rendimento dell’emissione, pari a 4,594%, risulta largamente inferiore al costo medio del debito, che a fine settembre 2013 si attestava a 5,4%. L’emissione si inserisce nel processo di rifinanziamento del debito in scadenza. Il bond ha incassato ordini per oltre i 7 miliardi di euro.

Intanto per il gruppo si potrebbe aprire anche una nuova partita. Da gennaio infatti è scattata la fase due dei patti Telco e Telefonica può chiedere di convertire le azioni di categoria C in titoli con diritto di voto ed esercitare la call per salite al 70% della holding come previsto dall’accordo del 24 settembre.

Sempre nell’ambito dell’intesa, inoltre, si è stabilito che gli spagnoli avranno diritto di chiedere la scissione della loro quota nel caso in cui Telecom dismetta attività estere per un valore superiore ai 4 miliardi o concluda alleanze strategiche con altri operatori.

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