LO SCENARIO

Telecom, Gros Pietro: “Tesoretto Argentina non poteva essere usato in Italia”

La cassa della controllata Sud americana non era utilizzabile per fare investimenti nel nostro Paese, dice il presidente del Consiglio di gestione del gruppo bancario. E sulla presenza in Telco: “Non resterermo a lungo termine”. Intanto Ubs porta la partecipazione in Ti sotto al 2%

Pubblicato il 18 Nov 2013

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“Noi non intendiamo restare in Telco a lungo termine. Tuttavia Telco è molto importante e, soprattutto, Telecom è molto importante: per l’Italia è importante che possa fare gli investimenti che sono necessari”. Lo ha detto Gian Maria Gros Pietro, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, rispondendo, a margine di un convegno organizzato dalla fondazione Filarete, a chi gli chiedeva se la banca fosse pronta a restare in Telco, la holding che ha il 22,4% di Telecom Italia, fino al 2015. Domanda nata dalle recenti dichiarazioni del presidente di Telefonica Cesar Alierta, che aveva dichiarato di non voler modificare la partecipazione del gruppo iberico fino al 2015.. “Subordineremo la nostra uscita – ha aggiunto Gros Pietro – alla possibilità che questa non comprometta l’equilibrio della società e gli investimenti”.

A chi gli ha chiesto se fosse preoccupato in vista dell’assemblea dei soci Telecom fissata al 20 dicembre, in cui si discuterà della revoca del Cda chiesta da Marco Fossati, Gros Pietro ha risposto: “Le assemblee sono un momento di democrazia azionaria”.

No comment infine sulla vendita di Telecom Argentina: “Questa domanda va rivolta al Cda di Telecom, di cui io non faccio parte – ha detto il presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo – Loro hanno fatto questa valutazione. Noi siamo azionisti di Telco che è azionista di Telecom“.

“Il tesoretto di Telecom Argentina mi sembra che stia là in Argentina e che non sia possibile utilizzarlo diversamente” – ha concluso riferendosi ai 700 milioni di cassa della controllata sudamericana – Forse Telecom in questo momento ha più bisogno di fare investimenti in Italia e con le centinaia di milioni di dollari che stanno in Argentina non si possono fare investimenti in Italia”.

Intanto è dall’11 novembre Ubs ha alleggerito la propria posizione in Telecom, portandosi sotto al 2%. La banca svizzera – si evince dalle comunicazioni a Consob sulle partecipazioni rilevanti – è passata all’1,92% di Telecom dal 2,068% che deteneva al 12 settembre, di cui lo 0,924% senza diritto di voto.

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