L'EDITORIALE

Telecom Italia, buio profondo

Quali strategie ha Telefonica? Il Brasile resterà nel perimetro di TI o verrà ceduto? L’aumento di capitale si farà? Nessuno lo sa. La presentazione del piano industriale è slittata al 7 novembre ma per il momento si brancola nel buio

Pubblicato il 14 Ott 2013

Gildo Campesato

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È stallo. Proprio quando le banche italiane (per un pugno di tabacco) hanno lasciato a Telefonica il controllo del 66% di Telco con l’opzione a salire al 100%. E proprio quando, dopo alcuni anni di gestione duale, i poteri gestionali sono concentrati nelle mani di Marco Patuano.

Ma è stabilità solo apparente. Telecom Italia brancola nel buio in attesa di decisioni che non le appartengono. La presentazione del piano industriale è slittata al 7 novembre: si può capire visto il cambio di guardia e di azionisti. Ma quali strategie ha Telefonica? Probabilmente nemmeno lei lo sa. Se non fosse stata tirata per i capelli dalle banche venditrici avrebbe preferito restare alla finestra. Lo stesso Patuano sa di avere pieni poteri soltanto “ad interim”: a primavera, con l’assemblea di bilancio, rischia di tornare tutto in discussione.

Il Brasile resterà nel perimetro di TI o verrà ceduto? Non lo sa nemmeno Telefonica. Alierta – contro l’interesse di Telecom Italia, tanto più che ciò rischia di impattare moderatamente sul monte del debito – vuole vendere ma è vincolato dalle decisioni regolatorie e politiche delle autorità brasiliane.

Il downgrade dei titoli non aiuta per niente. L’aumento di capitale, uscito dalla porta con Bernabè, rischia di rientrare dalla finestra (della società della rete?).

Il declassamento del rating se sull’immediato pesa poco sul servizio del debito, rischia di pesare molto sul finanziamento di nuovi investimenti. Il ritardo delle infrastrutture italiane è sempre più evidente e la pressione su TI è destinata a crescere. Così come aumenterà inevitabilmente la stretta politica per lo scorporo della rete.

Un altro importante attore in campo è Agcom di cui sono attese la conferma o meno del listino di unbundling del rame, ma soprattutto gli esiti dell’analisi di mercato delle reti in fibra che condizionerà investimenti e appetibilità della società della rete per la mobilitazione di fondi pubblici o privati che siano.

In mezzo a tutto ciò ha brillato l’assenza della politica, preoccupata di Ansaldo Energia e Alitalia, ma su Telecom assente (Letta) o schizofrenica (Catricalà). Ora che i buoi sono scappati è tutto un correre ai ripari con golden power e norme su Opa. Non è (quasi) mai troppo tardi. Nemmeno per alzare il telefono e, se non altro, chiedere lumi ad Alierta.

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