IL DOPO TELCO

Telecom Italia, Gros-Pietro: “Visione strategica in mano a Patuano”

Il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo interviene sul dopo-Telco: “Telefonica primo azionista ma non può definire le strategie”. E conferma l’uscita del gruppo bancario dalla holding: “Puntiamo a dismettere tutte le partecipazioni non strategiche nell’arco del piano industriale”

Pubblicato il 13 Giu 2014

F.Me.

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In Telecom “c’è un consiglio largamente composto da indipendenti, c’è un amministratore delegato molto in gamba, è una public company, c’è un attivista di controllo che sarà Telefonica. Mi sembra logico che qualunque visione strategica sia in capo all’amministratore delegato e venga approvata dal cda”. Così il presidente del consiglio di gestione di IntesaSanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, parlando con i cronisti del futuro di Telecom dopo lo scioglimento di Telco.

A margine di un convegno dell’Ispi per la presentazione del libro “A che serve l’Europa?”, Gros-Pietro sottolinea che “C’è un’azionista che è Telco e poi ci sarà Telefonica. Un’azionista di riferimento al 15% è il più importante ma non può definire le strategie della società”, ha chiarito.

Quanto alle intenzioni di IntesaSanpaolo e all’eventuale sua uscita da Telco, che controlla il 22,4% di Telecom Gros-Pietro ribadisce che il gruppo vuole “dismettere tutte le partecipazioni non strategiche nell’arco del piano industriale. Quello che succederà dopo noi non possiamo prefigurarlo e non vogliamo impegnarci nel governo di imprese che non fanno parte del nostro business”.

E’ partito dunque il conto alla rovescia per lo scioglimento di Telco. Nei giorni scorsi Generali ha deliberato di esercitare l’opzione di scissione da Telco, dando mandato all’amministratore delegato del gruppo di definire le modalità specifiche per l’uscita.

Mediobanca che lo scorso anno ha deciso l’uscita da Telco, approvando il piano triennale che prevede le uscite da tutti patti, Telco compresa. Stesso copione per Intesa Sanpaolo che intende cedere tutte le partecipazioni non strategiche.

Ovviamente il processo non sarà immediato dato che a partire dalla finestra di giugno saranno necessari sei mesi per perfezionare la scissione. Scissione che indebolirà soprattutto Telefonica che si ritroverà sola con il 14,8% del capitale. Troppo poco per dettare la linea dato che Alierta dovrà fare i conti col mercato, che dall’ultima assemblea di Telecom è di fatto il primo azionista di Telecom.

Con quel pacchetto di azioni, Telefonica ha margini di manovra molto ridotti: non è rappresentata nel cda; non ha i numero sufficienti per dire la sua in tema di operazioni straordinarie per Telecom perché non rappresenta una minoranza di blocco nella assemblee straordinario, dove si delibera con i 2/3.

Strada in salita dunque per Telefonica. Tanto più alla luce della recente bocciatura del ricorso di Telefonica contro il provvedimento del Cade che imponeva al gruppo di Alierta di scendere dal 66% al 46% di Telco. Provvedimento che complica ulteriormente il quadro di scissione di Telco per gli spagnoli.

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