Telecom, Mingardi: “Non è una partita a Risiko”

Il direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni: “Non ha senso valutare le mosse del management come se si fosse in un gioco da tavolo. Il prezzo non è un dettaglio irrilevante. I bravi amministratori cercano di fare l’interesse degli azionisti”

Pubblicato il 02 Set 2014

A.S.

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“Ogni tanto noi italiani sembriamo convinti che l’economia debba obbedire ad altre logiche piuttosto che a quella arida e impersonale del sistema dei prezzi. Dev’esserci altro: una trama di relazioni e intrighi celati nell’ombra, apparentemente lontani dalle transazioni mercantili e che proprio per questo le spiegano”. Lo scrive oggi Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, in un editoriale sul Corriere della Sera.

“Molto si è scritto – prosegue – della ‘sconfitta’ di Telecom nella ‘lotta’ per assicurarsi la brasiliana Gvt, attualmente di proprietà di Vivendi. Come molto s’era scritto, in anticipazione di una eventuale ‘vittoria’, su un pranzo al largo della Sardegna e sul panfilo del finanziere Bollorè, imbastendo una narrazione intrigante, con l’eterno canovaccio ‘gli amici dei miei amici (in questo caso Mediobanca) sono miei amici’”.

Rispetto alle dichiarazioni del presidente di Telecom, Giuseppe Recchi, che aveva spiegato “che i cavalleggeri di Telecom – scrive Mingardi – non hanno fallito l’assalto. Semplicemente, erano disponibili a pagare un certo prezzo, e non un altro”.

“Non è che i manager non sbagliano – prosegue Mingardi nella sua analisi – essendo esseri umani sbagliano con la stessa frequenza di ciascuno di noi. Ma non ha senso valutarne le mosse come se stessero giocando a Risiko, e nella competizione del mercato vincesse chi pianta la sua bandierina su più territori. Così, seguitiamo a pensare che un’azienda che ne compra un’altra sia ‘forte’, mentre una che non lo fa è ‘debole’. Quando siamo noi a fare le spese, però, sappiamo benissimo – spiega – che non vale la pena acquistare un certo bene o un certo servizio: e che il prezzo non è un dettaglio irrilevante, affinché uno scambio avvenga oppure no”.

“I bravi amministratori – conclude Mingardi – cercano di fare l’interesse degli azionisti, coraggio e prudenza per loro sono virtù complementari. I tifosi vorrebbero vederli marciare sulla Kamchatka, al costo di rimetterci tutti i carrarmati. Il tifo è meglio tenerlo lontano dalle board room”.

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