Sulla questione delle tariffe di terminazione interviene Romano
Righetti, vice direttore generale di Wind con una lettera
pubblicata su MF.
Righetti, rileva innanzitutto che in Italia "i prezzi al
pubblico della telefonia mobile sono tra i più bassi d’Europa,
come anche constatato sia dal presidente Calabrò sia dal
regolatore britannico Ofcom", ma ricorda anche che "gli
attuali livelli di terminazione in Italia sono, ma solo
moderatamente, più alti della media europea. I prezzi al pubblico
della telefonia fissa in Italia – continua Righetti – non si
collocano in un contesto europeo ai medesimi livelli di convenienza
rispetto ai mobili. In materia di definizione dei prezzi retail del
traffico fisso verso mobile l’eliminazione, per via
regolamentare, di automatismi di riduzione dei predetti prezzi in
coincidenza con riduzioni della terminazione mobile, ha prodotto un
effetto vizioso e non virtuoso non tanto sulla creazione quanto
sulla distribuzione del dividendo ai consumatori: il sensibile calo
delle tariffe di terminazione mobile avvenuto, ad esempio, lo
scorso luglio non ha prodotto alcun ritocco dei prezzi delle
chiamate fisso/mobile".
"Inoltre – aggiunge il vice direttore generale di Wind –
l’asta delle frequenze radiomobili si è conclusa il 30 settembre
con esiti a tutti noti ed è un fatto che ciascun operatore debba
aggiungere al rilevante esborso dell’offerta presentata in asta
un altrettanto rilevante uscita in termini di investimenti da
realizzare".
"Le stime indicano un impatto negativo sugli operatori mobili
derivante dallo schema di nuova decisione proposto da Agcom
nell’ordine di svariate centinaia di milioni, pur anche soltanto
per i primi 18 mesi di sua vigenza, sia in termini di ricavi sia di
margini. In termini economico-finanziari – sottolinea Righetti –
questa decisione, se presa, può privare l’industria mobile di
flussi di cassa significativi in coincidenza con interventi che, al
contrario, assorbono e assorbiranno cassa in modo oneroso e
impegnativo negli stessi 18 mesi. L’intero settore mobile è già
fortemente indebitato e, anche considerando l’attuale situazione
macroeconomica, sia l’attuale debito sia il nuovo debito
potenzialmente generato dalla predetta riduzione dei flussi di
cassa operativa, producono un volume di costi che non è destinato
a generare all’interno del settore stesso percorsi di sviluppo,
dal momento che sarebbe integralmente destinato al sistema
finanziario".
Il top manager di Wind conclude: "sicuramente altri e
importanti elementi potrebbero essere citati, ma quelli riportati
intendono dare alla decisione che sarà adottata un respiro più
ampio e diverso che sicuramente non prescinde dalla conoscenza
degli aspetti di fatto e di diritto che, a diverso titolo, possono
essere da ciascun contendente ricordati ma che, lo auspichiamo, non
possono offrire una soluzione deterministica ad un problema di ben
diversa e più complessa rilevanza".