L'APPELLO

Tim, Asati rilancia: “Vogliamo un ruolo nel cda, piccoli azionisti fattore di stimolo”

L’associazione rinnova la richiesta di avere rappresentanti nel board “in linea con quanto avviene nelle grandi aziende europee”

Pubblicato il 20 Nov 2020

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Rappresentanti di piccoli azionisti e dipendenti nel Cda di Tim sarebbero da stimolo e in linea con quanto avviene nelle altre grandi aziende europee del settore. Asati rinnova la sua richiesta a tutti gli azionisti di Tim

“Asati – si legge in una nota – chiede da molti anni di avere nel Cda di Tim un rappresentante dei piccoli azionisti per dare contributi alla crescita della Società e rinnova la richiesta a tutti gli azionisti Tim, in particolare a Vivendi (cha ha circa il 24% delle azioni) e a Cdp (che ha circa il 10% delle azioni). I piccoli azionisti esterni all’azienda e i dipendenti azionisti potrebbero contare su circa 220 milioni di azioni. La proposta di Asati è in linea con quanto avviene da anni nelle più grandi imprese europee del settore, Vivendi è tra queste”.

L’associazione dà alcuni dati per descrivere la dimensione del fenomeno: : nel 2018, in Europa, gli azionisti-dipendenti sono presenti nel 94% delle grandi imprese, detengono azioni per oltre 400 miliardi di euro e rappresentano, in media, il 3,2% del capitale sociale.

“In altri ordinamenti, con particolare riferimento a Germania e Francia, rimanendo nel contesto europeo, è stato riconosciuto e valorizzato il principio della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, attraverso una rappresentanza negli organi sociali, soprattutto di controllo – spiega Asati – Anche a livello comunitario, come è noto -è stato espresso un chiaro orientamento a favore del modello della cogestione e, sebbene non sia stata approvata la direttiva che prevedeva l’armonizzazione del sistema di governance strutturato in tal senso, per la figura della società europea e della società cooperativa europea la normativa è stata adottata, sebbene con diverse flessibilità applicative”.

“Un ultimo commento sulla posizione della Commissione e del Parlamento Europeo, che individuano nel coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, tra cui i dipendenti e gli azionisti non di controllo, anche non istituzionali, uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo di lungo termine delle imprese – conclude Asati – In questo contesto, la presenza di azionisti-risparmiatori e di azionisti-dipendenti si pone come fattore di stimolo, ma anche come istanza che sollecita risposte, tanto dalle imprese, quanto dal sistema nel suo insieme”.

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