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Tim, Bernabè: “Senza rete futuro insostenibile. La soluzione? Acquisire Open Fiber”

Secondo l’ex Ad dell’azienda di Tlc lo scorporo priverebbe l’azienda del suo asset fondamentale mettendo a rischio anche i progetti 5G. Ma se un’acquisizione non fosse praticabile si potrebbe optare per una partnership

Pubblicato il 12 Dic 2018

Lo scorporo della rete non è più la soluzione. E Tim senza il suo asset principale non riuscirebbe a garantirsi la sostenibilità nel tempo. La vede così Franco Bernabè, ex Ad dell’azienda di Tlc. Proprio lui che aveva fortemente caldeggiato la separazione della rete a distanza di anni non ritiene più plausibile il progetto. “Lo scorporo della rete non è più d’attualità perché oggi il progetto Open Fiber investe tutta la rete e non solo l’ultimo miglio”, sottolinea in un’intervista al Sole 24Ore.

Secondo il manager però due reti sovrapposte e in competizione tra loro non consentirebbero né a Tim né a Open Fiber di procedere senza intoppi. Se è vero – ricorda il manager – che “in quasi tutti i Paesi occidentali c’è la rete telefonica e la rete della tv via cavo”, ossia esiste una doppia rete, è altrettanto vero che “in Italia però la rete alternativa non nasce per servire il pubblico della televisione – che peraltro utilizza due piattaforme alternative, il satellite e il digitale terrestre – ma insiste sullo stesso mercato servito dalla rete di Tim”. Ecco perché Bernabè sostiene che “nella pratica è difficile che possano coesistere dato che nel mercato delle tlc i clienti li hanno Telecom e gli Olo e il processo di migrazione dei clienti a una rete alternativa rischia di essere molto lento”. Per attirare clienti “Open Fiber sarà costretta ad attuare una politica di prezzi molto aggressiva, a scapito del suo conto economico, mentre Tim sarà costretta ad accelerare la transizione verso la fibra, deprimendo il valore degli investimenti fatti nel Vdsl e aumentando l’indebitamento. Quindi, anche senza Rab, sarebbe più logico accorpare le due infrastrutture per evitare di duplicare gli investimenti”.

Secondo Bernabè “la soluzione più pratica sarebbe l’acquisto di Open Fiber, o il suo conferimento in Telecom con una valutazione che riconosca i costi finora sostenuti e l’effettivo valore dei contratti acquisiti. Fatto questo, Telecom dovrebbe garantire una totale terzietà della rete. Non credo però che sarà facile per gli azionisti accordarsi sui valori”. Il manager accende anche i riflettori sul futuro di Telecom al netto dell’infrastruttura: “Senza la rete Telecom diventerebbe un puro reseller di servizi, con ricavi declinanti e una struttura di costi insostenibile. Inoltre con il 5G ci sarà una sostanziale integrazione tra rete mobile e rete fissa e Telecom non potrà fare a meno della rete fissa che le garantisce di potere ampliare in accesso la fibra che serve a garantire i servizi del 5G. Credo comunque che il 5G e il potenziamento della rete Telecom renderanno ancora più difficile la sostenibilità di due infrastrutture”.

In alternativa a un’acquisizione di Open Fiber e alla possibilità per Cdp di incrementare per questa via la quota in Telecom, “una soluzione più semplice sarebbe una collaborazione tra le due reti mediante accordi che consentano a Telecom di utilizzare la rete di accesso in fibra in funzione dell’evoluzione della domanda. Questo avrebbe per Telecom il vantaggio di diminuire il fabbisogno di investimenti e per Open Fiber di aumentare i propri ricavi”.

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