TELECOM ITALIA

Tim Brasil-Gvt, la fusione piace alla presidente Rousseff

Secondo il quotidiano O Globo, mentre le aziende si “corteggiano” in vista del possibie merger, il governo brasiliano guarda “con simpatia” all’operazione

Pubblicato il 20 Feb 2014

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La stampa brasiliana continua ad essere sicura di una prossima fusione tra Tim Brasil e l’operatore di telefonia fissa Gvt, controllato dalla francese Vivendi. Secondo il quotidiano “O Globo”, le due aziende si stanno ”corteggiando” avendo in vista una futura alleanza.

La controllata brasiliana di Telecom – sottolinea il giornale – non approva affatto uno ”spezzatino” delle sue linee a favore delle concorrenti Claro, Vivo e Oi. Il matrimonio tra Tim e Gvt inoltre sarebbe osservato con ”simpatia” anche dal governo di Dilma Rousseff.

Nei giorni scorsi l’Ad di Telecom Italia, Marco Patuano, aveva chiarito come non ci fossero sono negoziati in corso o offerte riguardanti la vendita di Tim Brasil. Incontrando la stampa dopo il summit con il ministro brasiliano delle Comunicazioni, Paulo Bernardo, l’Ad aveva ribadito che “il Brasile è un mercato chiave. Non ci sono trattatative per una fusione Tim Brasil-Gvt, che resta in una chiara posizione complementare”.

Patuano aveva annunciato che Tim Brasil avrebbe aumentato gli investimenti nel paese sudamericano, a 4 miliardi di real nel 2014 e a 11 miliardi di real entro il 2016.

E oltre la stampa carioca a “credere” nel merger è anche il mercato. Secondo Barclays la fusione tra le due unità brasiliane di Telecom Italia Vivendi creerebbe il quarto operatore “integrato” del Paese, in grado di dare filo da torcere ai concorrenti. Gli analisti calcolano che se l’operazione fosse realizzata – il 50% cash e il 50% con scambio azionario – Telecom raggiungerebbe due obiettivi: mantenere il controllo e neutralizzare l’impatto dei parametro sul debito. L’assunzione di base è che Gvt possa valere 6,5 volte l’ebitda. In questo contesto , pagando la metà in contati, Telecom si manterrebbe al 53% del merger, con Vivendi vicina al 20% e il mercato poco sopra il 27. Dal 2016 la fusione, secondo Barclays, sarebbe “accrescitiva” sotti il profilo free cash-flow.

L’interesse di Vivendi per Tim Brasil era stato riportato per la prima dal quotidiano O Estado de Sao Paulo, che parlava addirittura di colloqui preliminari, successivamente smentiti dalla stessa Tim Brasil. L’eventuale deal, oltre a generare interessanti e un consistente aumento del market share, darebbe vita a una grande compagnia fisso-mobile, dato che la società guidata da Vincent Bollorè è presente in Brasile con Gvt, operatore in banda larga fissa. In questo senso va ricordato che Tim Brasil possiede due anelli in fibra – a Rio e San Paolo – complementari alle infrastrutture di Gvt; condizione, questa, che consentirebbe di accelerare sulla banda ultralarga in fibra. Delle potenzialità di un’integrazione tra Gvt e Tim Brasil parla da tempo Marco Fossati, numero uno di Findim, che poi le ha rilanciate, mettendole nero su bianco sul suo piano per Telecom Italia.

Secondo Fossati “la fusione tra Tim Brasil e Gvt, la controllata di Vivendi in Brasile che opera nella telefonia fissa, avrebbe molto più senso di una cessione”

”Con i due anelli in fibra che Tim possiede a San Paolo e Rio de Janeiro e i contenuti prodotti dalla casa madre francese – spiega l’imprenditore – si potrebbe arrivare a un’offerta multipla: Internet, fisso, mobile, tv, clouding. Consolidare così la presenza nel Paese e competere con Claro e Vivo che già offrono questi servizi”.

Si potrebbero però ”certamente” studiare anche altre alleanze con i francesi, spiega il socio Telecom: ”Dal momento che Vivendi controlla sia una quota importante dell’operatore francese Sfr sia Gvt – chiede – perché non studiare un aumento di capitale di Telecom riservato a Vivendi a cui questa potrebbe partecipare apportando i propri asset telefonici, e creando così valore?”

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