LE REAZIONI

Tim Brasil, i sindacati: “Ora intervenga il governo”

Slc, Fistel e Uilcom lanciano l’allarme: “La compagnia così rischia di morire. Letta intervenga e chieda a Telefonica cosa intende fare in Italia”

Pubblicato il 03 Gen 2014

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Le mire di Telefonica su Tim Brasil preoccupano i sindacati. “Se la notizia si rivelasse fondata sarebbe la dimostrazione che Telecom Italia e Telefonica hanno mentito sulle sorti del Brasile, affermando che non c’era l’intenzione di vendere”. Lo dice Michele Azzola, segretario nazione della Slc Cgil, sottolineando che la cessione dell’asset sudamericano “significherebbe la morte di Telecom Italia”. “Un rischio – dice Azzola al Corriere delle Comunicazioni – che i sindacati avevano paventato già all’indomani della salita di Telefonica in Telco, lo scorso settembre, insieme a quello, oggi più concreto, di una fusione per incorporazione tra Telecom e Telefonica che decreterebbe la fine della compagnia italiana”.

La Slc chiede dunque alla politica di fare la sua parte. “Ovviamente una revisione della legge sull’Opa resta fondamentale – evidenzia Azzola – ma ci sono anche altri strumenti, come detto ieri dal segretario Pd Matteo Renzi, primo fra tutti la moral suasion. È arrivato il momento che il governo Letta chieda a Telefonica cosa ha intenzione di fare in Italia per quanto riguarda gli investimenti”.

“Se la nuova politica continua a ripetere gli errori della vecchia – prosegue il sindacalista – le speranze di un cambiamento per il Paese sono veramente scarse. Renzi però non può continuare a fingere di non vedere cosa sta accadendo al settore delle Tlc: lo scenario che si prospetta è che l’Italia sia il primo Paese europeo a perdere l’operatore telefonico di riferimento, con pesantissime ripercussioni sull’intera possibilità di sviluppare la banda larga.”

“Nessuno può immaginare che gli investimenti e le innovazioni si realizzeranno a carico di Telefonica, operatore gravato da ingentissimi debiti e con un interesse ad investire nel nostro Paese pari allo zero.”

“Se Renzi pensa di attivare la “moral suasion” deve dichiarare in che direzione vuole sviluppare il settore nel nostro Paese e come si realizzeranno gli ingenti investimenti necessari, con quella trasparenza e partecipazione che a parole invoca ma che nei fatti non trova ad oggi riscontri. Non vorremmo che, dopo la infelice privatizzazione e le cordate per il controllo dell’azienda che l’hanno depredata e impoverita, fosse un altro governo di centro sinistra ad assumersi la responsabilità di accondiscendere alla fine di Telecom Italia.”

“Il governo faccia sentire la sua voce impedendo che a rimetterci siano gli interessi nazionali – conclude il sindacalista – Letta non può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia – e deve dare precise garanzie al paese sulle prospettive della terza azienda italiana e sul rilancio degli investimento necessari a costruire la banda larga e dare spinta alla realizzazione dell’Agenda digitale”.

La necessità di un intervento del governo è evidenziata anche dal segretario nazionale della Uilcom, Salvo Ugliarolo secondo cui il silenzio del governo sulla vicenda non è più tollerabile. “Abbiamo chiesto più volte al governo di incontrare sindacati e Telefonica – ricorda il sindacalista – ma la richiesta è caduta nel vuoto”. Entrando più nel dettaglio della vicenda brasiliana, Ugliarolo sottolinea che “l’Ad Patuano è stato sempre trasparente”.

“Patuano ha sempre detto che se arrivasse un’offerta per il Brasile la valuterebbe e se arrivasse un ‘super offerta’ sarebbe disposto a vendere – dice – Con quelle risorse, poi, Telecom avrebbe intenzione ad investire sia in Italia sia in mercati ad alta profittabilità, assicurando alla compagnia una rinnovata competitività sul mercato domestico e quel respiro internazionale che rischia oggi di perdere”. “Se così fosse – conclude Ugliarolo – ben venga la cessione del Brasile. Ma devono essere chiari gli effetti di quella vendita sia in Italia sia all’estero”.

Per Giorgio Serao della Fistel la cessione di Tim Brasil è inaccettabile. “Si tratta – dice il sindacalista al Corriere delle Comunicazioni – di un asset strategico che rappresenta una fetta importante di fatturato della compagnia che va a compensare le perdite sul mercato domestico. La vendita del Brasile avrebbe dunque impatti nefasti sulle tenuta finanziaria del gruppo nonché su competitività e occupazione. Siamo orientati a chiedere un incontro di chiarimento col management”.

Come riportato oggi dal Sole 24 Ore Telefonica sta accelerando su Tim Brasil e potrebbe presentare un’offerta “consortile” entro gennaio. Telecom ha però precisato di non aver ricevuto alcuna offerta, ribadendo la strategicità dell’asset. Secondo il quotidiano economico, gli spagnoli di Telefonica dovrebbero riunirsi all’inizio della prossima settimana per fare il punto sul progetto, che prevederebbe “la costituzione di un veicolo locale per rilevare Tim Brasil e spacchettarne le attività tra i tre principali concorrenti su piazza”: oltre a Telefonica, il gruppo America Movil, che in Brasile ha l’operatore Claro, e la brasiliana Oi-Telemar.

Il “veicolo locale”, spiega Il Sole, faciliterebbe l’ottenimento di finanziamenti da parte di banche pubbliche “per agevolare il consolidamento del settore che rafforzerebbe la posizione di tutti i partecipanti alla spartizione, ma in particolare proprio il gruppo nazionale, cui, di default, sarebbe riservata la parte del leone”.

Anche secondo Il Giornale gli spagnoli di Telefonica puntano allo “spezzatino” entro questo mese. Il quotidiano, che non cita fonti, parla di un vertice a Madrid lunedì prossimo.

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