IL FINANZIAMENTO

Tim: da Sace primo ok a linea di credito fino a 3 miliardi

Ottenuta la pre-autorizzazione, la palla passa al ministero dell’Economia. In campo 4 banche: Unicredit, Bnp Paribas, Credit Agricole e Santander. Rete unica Tlc: da integrazione asset con Open Fiber sinergie fino a 5 miliardi. L’allarme dei sindacati sugli esuberi, Accoto: “Non ci risultano”

Pubblicato il 18 Mag 2022

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Sace ha dato il via libera alla linea di credito fino a 3 miliardi chiesta da Tim per spingere gli investimenti in banda ultralarga. La pre-autorizzazione della Spa in capo al Mef dovrà essere ora approvata dal ministero dell’Economia ma il disco verde rappresenta più che un segnale di fiducia sul piano industriale 2022-2024 presentato dall’Ad Pietro Labriola e i cui dettagli operativi saranno svelati il 7 luglio.

Quattro gli istituti di credito in campo: Unicredit, Bnp Paribas, Credit Agricole e Santander. Tim potrebbe però non utilizzare tutto il “plafond” ma la quantità necessaria per portare avanti la roadmap infrastrutturale per il biennio 2022-2023 – in cui è previsto il picco massimo degli investimenti nelle nuove reti. Fra i possibili vantaggi di una linea di credito con la garanzia di Sace, anche quello di abbassare il costo del debito.

Il dossier rete unica

Fra i 4,5 e i 5 miliardi: questa la sinergia stimata a seguito dell’integrazione degli asset fra Tim e Open Fiber secondo quanto risulta al Sole 24Ore, in termini di benefici di Capex e Opex. Nei giorni scorsi le due aziende hanno siglato l’accordo commerciale che consentirà a OF di accedere alle infrastrutture di Fibercop, la wholesale company di Tim. Atteso l’accordo fra Tim e Cdp per il progetto sulla rete unica.

L’allarme dei sindacati sugli esuberi, Accoto: “Non ci risultano”

“Al ministero del Lavoro non risultano ancora, ad oggi, formali iniziative da parte” di Tim “per la gestione di eventuali esuberi”. Lo ha detto la sottosegretaria al Lavoro, Rossella Accoto, rispondendo in XI commissione a un’interrogazione a firma Carla Cantone (Pd) all’indomani dell’ennesimo allarme lanciato dai sindacati. “Se fosse confermata l’intenzione di procedere a un piano di mobilità significativo, il ministero – sia in considerazione dell’entità paventata dai sindacati, sia in ragione della strategicità dell’azienda anche ai fini della sicurezza nazionale – auspica che l’azienda possa informare, con il necessario e dovuto anticipo, le parti sociali e le istituzioni, anche al fine di poter individuare gli strumenti più idonei e le soluzioni più efficaci affinché la riorganizzazione aziendale possa avvenire nella condivisione delle scelte di politica industriale e nell’ottica del prioritario mantenimento e riqualificazione dei livelli occupazionali”.

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