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Tlc: 2013 annus horribilis, calano fatturato e occupazione

Rapporto Asstel: la filiera ha registrato un calo complessivo del 7% dei ricavi e gli operatori hanno subito una flessione del 10%. Ma gli investimenti salgono al 16% sul totale di ricavi, il tasso più alto in Europa

Pubblicato il 18 Set 2014

Federica Meta

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“La filiera è in difficoltà, ma continua a crederci”. Ha usato queste parole Cesare Avenia, presidente Asstel, nel commentare i dati del Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni in Italia 2014 predisposto dalla School of Management del Politecnico di Milano e presentato oggi in occasione del forum annuale dell’associazione.

Nonostante la crescente strategicità e pervasività delle telecomunicazioni nell‘economia e nella società in Italia, il rapporto evidenzia come la filiera delle Tlc nel suo complesso viva da tempo una dinamica di forte contrazione dei fatturati. Negli ultimi cinque anni, infatti, il volume d’affari del settore ha perso quasi 9 miliardi di euro (-17%), passando dai 53,6 mld di euro del 2008 ai 44,7 mld del 2013.

In questo orizzonte temporale il 2013 è stato, senza dubbio, l’anno peggiore. Se l’intera filiera ha chiuso l’anno con una contrazione del 7% (nel 2012 il calo era stato del 2,4%), per gli Operatori Tlc – che coprono il 77% del fatturato totale – la perdita è stata di quasi 4 mld (-10%), ben il doppio di quella registrata nel 2012. Entrando nel dettaglio, si nota la discesa verticale dei ricavi legati alla rete mobile, che per la prima volta ha evidenziato una contrazione a due cifre, pari al 14% (-4% nel 2012). Tale dinamica negativa è dovuta principalmente da una parte all’accesa competizione interna al settore, dall’altra alla continua riduzione delle tariffe di interconnessione, terminazione delle chiamate e transito conseguenti agli interventi del Regolatore. Questo fa del settore delle Tlc l’unico, tra i servizi di interesse pubblico, ad avere in Italia un andamento dei prezzi decrescente.

“In questo contesto ci aspettiamo – ha detto Avenia – un’attenzione particolare delle istituzioni. Quella che va sottolineato con forza è che se la filiera delle Tlc soffre è il Paese stesso a soffrire, dato che quelle aziende hanno dato e continueranno a dare un contributo forte all’infrastrutturazione del Paese”.

“E’ necessario – ha avvertito il presidente di Asstel – è lavorare sul terreno della cultura digitale: l’Italia è il paese dove a fronte del 99% di copertura a banda larga e del 23 di ultralarga, esiste le penetrazione più bassa di tutta Europa. E la scarsa adozione del digitale non permette nemmeno la giusta remunerazione degli investimenti”. Avenia ha poi sottolineato il bisogno di rendere operativi due provvedimenti chiavi in grado di rendere gli investimenti più efficaci: si tratta del decreto scavi e delle linee guida sulle emissioni elettromagnetiche”. “Due provvedimento – ha concluso – in grado di efficientare gli investimenti ma anche di rendere l’Italia un Paese in grado di creare lavoro e di fare impresa e non di essere paese di conquista”.

Tornando al rapporto, il Polimi evidenzia come sulla rete mobile inizia a giocare un ruolo importante anche l’effetto sostituzione della messaggistica con servizi internet-based (WhatsApp, altri). Nel 2013, infatti, dopo anni di crescita, gli Sms inviati hanno subito un forte calo, pari al -19%.

Più differenziata la dinamica che riguarda le altre componenti della filiera. Ai fornitori di terminali il 2013, infatti, ha portato un aumento dei ricavi del 12%, con gli Smartphone giunti ormai a coprire il 71% del fatturato del comparto, che a fine anno ha totalizzato 4,5 mld di euro. Crescita sostenuta anche dei tablet che segnano + 26%. Continua negativo, invece, il trend dei fornitori di apparati che hanno chiuso l’anno scorso con – 7%.

La lieve crescita registrata dai Contact Center in outsourcing (+1%), che hanno raggiunto 1,95 mld di euro di fatturato, nasconde in realtà una situazione di marcata criticità dovuta alle specificità di un comparto labour intensive, frammentato e sottoposto alla pressione dell’innovazione che richiede continui investimenti in nuove soluzioni tecnologiche e formazione. Oggi in Italia sono circa 200 le aziende che svolgono attività di contact center, ma le prime dieci coprono il 56% del fatturato e sopportano un costo del personale pari al 73% dei costi totali.

Sul fronte dell’occupazione nel 2013 la tendenza al calo, che ha attraversato la filiera delle Tlc negli anni scorsi, si è attenuata, registrando un trend del -2% (a fronte del -5% dell’anno precedente), per un totale di 124.100 addetti. Ciò grazie al ruolo svolto dalle Parti sociali che ha consentito di gestire situazioni di crisi nell’ottica di una sostanziale difesa dell’occupazione e di introdurre, ancora una volta, elementi innovativi delle relazioni industriali come la stipula del primo accordo economico nazionale per i lavoratori a progetto, impiegati nelle attività di call center outbound.

Da segnalare che all’interno della filiera continua ad aumentare il lavoro femminile, passato dal 35% del 2006 al 43% del 2013. Allo stesso tempo la crescita dell’età media dei dipendenti (oggi quasi il 60% ha più di quaranta anni, contro il 51% del 2006) e dell’anzianità aziendale (il 62% ha più di dieci anni, contro il 57% del 2006), inizia a far emergere una problematica di ricambio generazionale, che comporta la necessità di trovare adeguate soluzioni per favorire l’introduzione di nuove leve.

Ma, pur in una condizione di oggettivo peggioramento dei parametri di operatività del settore, dal 2012 è aumentata la quota di investimenti del settore Tlc sul totale degli investimenti delle imprese in Italia (passata dal 5% del 2011 al 6% del 2013)

Nel 2013 l’incidenza degli investimenti degli Operatori Tlc sui ricavi si è mantenuta costante rispetto all’anno precedente, pari al 16%. In valore assoluto; tuttavia, gli investimenti sono calati proporzionalmente alla perdita di fatturato, totalizzando 5,6 mld di euro (- 10% rispetto al 2012).

In Italia la copertura delle abitazioni con banda larga fissa base è vicina al 99%, superiore quindi alla media europea e in linea con il primo obiettivo dell’Agenda Digitale.

Per quanto riguarda le reti a banda ultralarga (Ngan), ad agosto 2014 quasi 6 milioni di abitazioni in 100 comuni italiani (pari al 23% della popolazione), tra cui i principali centri urbani, risultavano coperte dalla soluzione Fttc, mentre la copertura Ftth/Fttb aveva raggiunto oltre 2 milioni di famiglie e microimprese.

Sulle Ngan il divario italiano con il resto dell’Europa resta elevato, ma i piani di sviluppo degli Operatori Tlc, che hanno registrato una forte accelerazione nei primi 6 mesi dell’anno in corso, puntano a superare la copertura del 50% della popolazione entro il 2016.

Per quanto riguarda la banda larga mobile 4G (Lte), alla fine del primo semestre 2014 risultava coperta oltre la metà della popolazione italiana a fronte di una media europea del 60%. Su questo fronte gli Operatori sono impegnati ad assicurare entro il 2016 la copertura tra l’80% e il 90% della popolazione.

L’Italia, secondo la Commissione Europea, resta il Paese con uno dei più bassi tassi di utilizzo della banda larga fissa. A fine 2013, infatti, la penetrazione della banda larga fissa base, stimata come numero di sottoscrizioni sul totale della popolazione, è risultata pari al 23% contro una media Ue28 del 30% e a fronte del 26% della Spagna, 34% del Regno Unito, 35% della Germania e 38% della Francia.

Il quadro, tuttavia, è nettamente diverso per quanto riguarda la banda larga mobile. In termini di penetrazione l’Italia mostra un dato superiore alla media: 66% della popolazione a fronte del 62% medio europeo.

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