IL RAPPORTO

Le Tlc tornano a crescere: su investimenti e ricavi. Tiene l’occupazione

Rapporto Asstel: le risorse messe in campo dagli operatori aumentano del 9% a 6,6 miliardi. Dopo sei anni di segno meno il fatturato sale dell’1% e si attesta a 42,7 miliardi. Crollano i prezzi della telefonia mobile (-37% dal 2010). Banda larga a doppia faccia: tasso di crescita della copertura più elevato tra i Paesi Ue5 ma utilizzo tra i più bassi. Telco e sindacati: “Ora sprint sulla domanda per far fruttare gli investimenti”

Pubblicato il 10 Ott 2016

Federica Meta

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Crescono gli investimenti, tornano i ricavi (dopo sei anni) e tiene l’occupazione nelle Tlc. La fotografia è scattata dal VII Rapporto sulla filiera delle Tlc di Asstel nel 2015 elaborato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, sulla base delle indicazioni delle parti sociali e dei dati forniti dalle imprese associate ad Asstel, secondo cui, nel 2015, la crescita degli investimenti è stata del 9,0%, pari a 21% dei ricavi, per un totale di 6,6 miliardi.

“Dopo anni di forte calo, la filiera Tlc ha registrato nel 2015 una stabilizzazione dei ricavi, passati dal -5% del 2014 a +1%, a cui si è affiancato un grande sforzo di investimenti da parte degli Operatori nello sviluppo della banda ultralarga che ha raggiunto il valore più alto dal 2008 – spiega la presidente di Asstel Dina RaveraFra i fattori principali che stanno concorrendo a produrre questo nuovo scenario, gioca un ruolo importante la crescente attenzione del Governo sul tema, che ha condotto anche all’introduzione di misure per la semplificazione normativa per la posa in opera della fibra ottica, che gli pperatori attendevano da tempo. A riprova che un quadro di certezze normative è essenziale per stimolare gli investimenti. Altrettanto peso sul quadro che emerge dal Rapporto hanno le dinamiche interne al settore, da sempre caratterizzato da elevati livelli di concorrenza tra le imprese. Un ruolo parimenti importante è giocato dal sistema di Relazioni Industriali tradizionalmente evoluto e partecipativo ma che deve orientarsi sempre più al raggiungimento di maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità dell’intera filiera spostando in avanti la frontiera delle relazioni Industriali stesse”.

Vediamo i punti salienti del rapporto.

Ricavi. La filiera italiana delle Tlc, che comprende gli operatori di rete fissa e mobile, i fornitori di terminali, di apparati e di servizi di rete, le aziende di software per le telecomunicazioni, le infrastrutture di rete e le aziende di Contact Center, nel 2015, dopo anni di calo, cresce dell’1% rispetto all’anno precedente, assestandosi attorno a un valore di 42,7 miliardi di euro. E’ un segnale positivo, considerato che dal 2008 al 2014 il segno era sempre stato negativo e sono stati “bruciati” complessivamente oltre 11 miliardi di euro (21% del valore iniziale).

Il risultato del 2015 è raggiunto principalmente grazie ad una riduzione limitata (-2,5%) dei ricavi di Tlc fissa e a una sostanziale stabilità dei ricavi di Tlc mobile (+0,7%). In crescita tutte le altre categorie di attori della filiera: +2,5% i ricavi da Contact Center da committenti Tlc, +8% quelli da fornitori di apparati, +8% le vendite di terminali, +5% i ricavi legati all’infrastruttura e +6% quelli del comparto IT.

Nello specifico i ricavi degli operatori Tlc dopo anni di forte contrazione, si avvicinano alla stabilizzazione: nel 2015 scendono dello 0,9%, perdendo circa 300 milioni di euro. Il calo è imputabile al mercato fisso (-0,4 mld €) ed in particolare alla fonia fissa. Per gli operatori gli anni dal 2007 al 2015 hanno comportato una perdita di oltre 14 miliardi di euro, pari al 31% del valore iniziale. Il mobile ha perso il 33% pari a quasi 8 miliardi di euro; il fisso il 29% pari a 6,4 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l’uso della rete mobile, è interessante notare che negli ultimi due anni è in crescita costante la componente della spesa relativa ai bundle – i pacchetti di offerta comprensivi di voce, dati ed eventuali servizi – che nel 2015 vale da sola più della metà dei ricavi totali.

I numeri confermano quindi un cambiamento importante nei paradigmi di consumo, che premiano la differenziazione dell’offerta su pacchetti in grado di incontrare al meglio le preferenze dei consumatori.

Investimenti. In questo scenario, gli investimenti (Capex) degli Operatori di Tlc hanno continuato a crescere: nel 2015 segnano un +9% (600 milioni in più del 2014) per un totale di 6,6 miliardi di euro. Cresce quindi anche l’incidenza degli investimenti sui ricavi, arrivando nel 2015 al 21%, il valore più alto raggiunto da 8 anni a questa parte. Nel 2015 a tali investimenti si aggiungono circa 600 milioni di euro legati all’acquisto e al rinnovo delle licenze per la rete. Sommando anche questa voce la quota degli investimenti aumenta del 19% e pesa il 23% dei ricavi.

Banda larga fissa base: copertura in linea con obiettivi europei, utilizzo al di sotto della media Ue28.

Secondo i dati della Commissione Europea la copertura della banda larga fissa base sul totale abitazioni a metà 2015 è pari al 99,3%, dato superiore alla media europea; è stato, quindi, di fatto raggiunto il primo obiettivo della Agenda digitale europea.

L’utilizzo, invece, stimato come numero di sottoscrizioni sul totale popolazione, è pari al 24,1% contro una media europea del 31,6%, mentre se si considera la percentuale di sottoscrizioni per abitazioni, l’Italia risulta ultima in Ue28 con un valore pari al 53%, a fronte di una media europea del 72%. Va rilevato che ciò è dovuto anche al fenomeno di sostituzione del fisso con il mobile che nel nostro Paese è particolarmente rilevante.

Banda ultralarga fissa > 30 Mbps. Il rapporto Asstel rileva un tasso di crescita della copertura più elevato tra i Paesi Ue5, tasso di crescita dell’utilizzo tra i più bassi in Ue5. Nel corso del 2014 e del 2015 gli investimenti degli operatori sono stati significativi, permettendo di raggiungere il 44% delle abitazioni con banda ultralarga superiore a 30 Mbps a giugno 2015. Da dicembre 2013 a giugno 2015 la copertura è aumentata di ben 23 punti percentuali, segnando una velocità di crescita più elevata rispetto alla media Ue28 (+9 pp). Ora talloniamo la Francia, la cui copertura è pari al 45% delle abitazioni, mentre rimane il gap di copertura rispetto alla media Ue28 (71%) e verso i principali Paesi: Regno Unito (91%), Germania (81%), Spagna (77%). In merito all’utilizzo, a luglio 2015 le sottoscrizioni riguardavano appena l’1,3% della popolazione e segnavano un tasso di crescita di appena 0,8 pp rispetto all’anno precedente. Ciò a fronte di una media Ue28 che vede la percentuale di utilizzo al 9,5% con un tasso di crescita di 2,6 pp.

Banda ultralarga mobile (4G, Lte). Secondo i dati Gsma Intelligence la copertura della popolazione con reti Lte è arrivata nel primo trimestre del 2016 al 95% della popolazione italiana, quando l’anno precedente il valore era pari all’84%. Facendo un confronto con i principali Paesi europei emerge che l’Italia ha un tasso di copertura nell’EU5 inferiore solo a UK (che è arrivato al 98%), mentre supera quello della Germania (91%), della Spagna (90%) e della Francia (81%). Questa eccellenza italiana subisce un rovescio totale nel caso della penetrazione delle sim 4G che per l’Italia è la più bassa tra i Paesi EU5 (11% contro una media Ue5 del 23%).

Il traffico e i prezzi. Secondo Asstel il traffico memtre i prezzi rillano. Nel 2015 continua la crescita (+27%) dei volumi di traffico dati da rete fissa. I volumi di traffico dati da fisso valgono più di 10 volte i volumi di traffico dati mobile, che comunque presenta trend in forte salita, superando nel 2015 quota 750 Petabyte (+44% rispetto al 2014). Dal 2010 ad oggi il traffico dati mobile è cresciuto di quasi il 500%. Traffico dati che viene utilizzato anche per usufruire di servizi di comunicazione via Internet, con conseguente calo vertiginoso del numero di Sms inviati da dispositivi mobili (-27%).

Le telecomunicazioni sono le uniche utilities a presentare un livello dei prezzi inferiore a quello del 2010. I dati Istat mostrano un crollo dei prezzi tra il 2010 e il 2015: -13% per i prezzi di Telecomunicazioni fisse e ben -37% per le Telecomunicazioni mobili. In merito alla dinamica dei prezzi al consumo delle Telecomunicazioni mobili, Asstel ha condotto un’analisi con il Centro V. Volterra dell’Università di Roma Tor Vergata nel corso del 2015, che ha permesso di ricostruire la serie storica per il periodo 2011-14 includendo nell’indice dei prezzi anche le opzioni che permettono al cliente di acquistare un pacchetto predefinito di servizi voce e dati ad un prezzo fissato (formule non incluse nelle rilevazioni Istat fino al 2013 e introdotte solo negli ultimi due anni nell’indice dei prezzi) e includendo anche le tariffe del quarto operatore mobile (che Istat ha solo recentemente incluso). Secondo questa analisi tra il 2011 ed il 2014 i prezzi delle telecomunicazioni mobili sono calati del 49%.

Contact Center in Outsourcing. Per quanto riguarda i ricavi da Contact Center in outsourcing considerando tutti i committenti e non solo il settore Tlc, questi registrano, nel 2015 una crescita, seppur molto modesta. Il comparto degli Operatori Tlc nel 2015 pesa circa il 39% del totale mercato. Nel 2015 sono aumentati in maniera significativa gli investimenti dei principali operatori di Contact Center che lavorano per committenza Tlc (+17% rispetto al 2014) a dimostrazione della volontà delle aziende di investire su soluzioni hardware e software che aumentino la produttività della forza lavoro (ad esempio con tecnologie di automazione) e la customer experience (ad esempio attraverso l’integrazione di nuovi canali di contatto) e garantiscano elevati standard di qualità. La trasformazione dei Contact Center in outsourcing nella direzione dell’omnicanalità è un fenomeno positivo che consente l’evoluzione del mercato potendosi differenziare anche l’assistenza alla clientela in direzione sempre più coerente con le preferenze espresse dai consumatori. Peraltro, a fronte di questo, per tali operatori la marginalità è in forte calo (-22% sul 2014) e vale il 5% dei ricavi totali.

Occupazione. L’occupazione nella filiera delle Tlc in Italia nel 2015 è cresciuta dello 0,5% per un totale di circa 123.000 addetti (il tasso era stato di -1% nel 2014). Si evidenzia in particolare, una stabilità (-0,1%) occupazionale nel comparto degli operatori di TLC che, con poco più di 66 mila dipendenti copre poco più della metà degli addetti al settore, un incremento degli addetti dei Contact Center (+5,6%, 23.600 addetti), legato anche a fenomeni di consolidamento che hanno caratterizzato alcune grandi realtà che operano per le Telco, e una riduzione invece degli addetti dei fornitori di apparati (-4,5%, 9.900 addetti).

Età anagrafica – Continua a crescere l’età anagrafica dei dipendenti della filiera Tlc: più del 60% ha oltre 40 anni (contro il 49% del 2010). Di contro si riduce la quota degli under 30: da 13% a 6% in 5 anni. Discorso analogo per l’anzianità aziendale: il 64% dei dipendenti ha più di 10 anni di anzianità (nel 2010 era il 53%), contro solo il 13% che è in azienda da meno di 5 anni (era il 21% nel 2010).

Smart Working – Lo Smart Working non rappresenta solo un’opportunità di business per gli Operatori TLC, in quanto provider di servizi tecnologici che abilitano questa nuova modalità di lavoro, ma è anche un’occasione per le aziende di raggiungere maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità e al tempo stesso per i lavoratori di migliorare le condizioni di lavoro, anche attraverso la diffusione di misure di Work-life Balance. Infatti, i progetti più estesi di Smart Working, in termini di persone coinvolte, si trovano oggi fra gli operatori Tlc. Ads Group, Gruppo Cellnex, Ericsson, Fastweb, Vodafone, Wind, Sielte, Telecom Italia sono fra le aziende protagoniste con i proprio progetti di Smart Working che coinvolgono già migliaia di lavoratori, alle quali si stanno via via aggiungendo gli altri operatori della filiera.

“Nonostante rimangano ancora molte le criticità determinate dal trend fortemente negativo degli ultimi sette anni (dal 2008 al 2015) che hanno fatto perdere alla filiera quasi 11 miliardi di euro di ricavi, pari al 20% del valore iniziale, le Tlc si confermano protagoniste del processo di crescita e innovazione dell’economia italiana – dichiarano congiuntamente la presidente di Asstel Dina Ravera e i segretari generali di Slc-Cgil, Massimo Cestaro, Fistel-Cisl, Vito Vitale, Uilcom-Uil, Salvatore Ugliarolo– Ma attenzione, i risultati raggiunti nel 2015 devono essere intesi come l’inizio di un percorso di nuove opportunità per l’intero Settore e, dunque, per il Paese. Per questo è fondamentale che si completi al più presto la semplificazione del quadro normativo a favore dello sviluppo delle reti fisse e mobili. Vanno risolti, in particolare, i nodi che imbrigliano la rete mobile, emanando le tanto attese ‘Linee Guide per la rilevazione delle emissioni elettromagnetiche’ e uniformando i limiti agli standard europei. Allo stesso tempo vanno messe in atto politiche attive per il lavoro che mirino all’aggiornamento delle competenze esistenti nel settore e all’inserimento di giovani, politiche di sviluppo per il comparto dei call center al fine di accrescere il valore aggiunto di queste attività e sostenere l’occupazione. Il quadro che delinea il Rapporto evidenzia la strategicità di perseguire gli obiettivi del Piano Industria 4.0 che è volto a dotare il Paese di un piano per la trasformazione digitale delle imprese italiane, cosi come la filiera delle Telecomunicazioni sollecitava da tempo”.

Secono l’industria e le parti sociali “è cruciale, infatti che al grande sforzo di investimenti sulle infrastrutture a banda ultralarga fissa e mobile da parte degli operatori, corrisponda un altrettanto significativo incremento della domanda, che porti l’Italia sui livelli di utilizzo della rete paragonabili a quelli dei principali Paesi europei. In particolare, consideriamo centrali da una parte il tema degli stanziamenti per i percorsi di alternanza scuola-lavoro, come quelli per le riconversioni e le riqualificazioni professionali, indispensabili per produrre nuove competenze e figure professionali che siano in grado di interpretare al meglio il cambiamento. Dall’altra sono parimenti importanti le agevolazioni fiscali sul salario di produttività e l’accento sul valore della contrattazione aziendale. E’ questa la via giusta per sostenere le imprese che intraprendono processi di trasformazione digitale, con l’obiettivo di raggiungere maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità”.

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