IL DOCUMENTO

Tlc, la Ue richiama all’ordine l’Agcom su tempi notifiche, risk premium e wacc

Via libera all’aumento delle tariffe ma la DG Connect guidata da Roberto Viola mette nero su bianco una serie di reclami esortando l’Autorità italiana ad adeguarsi alla timeline e alle regole. “Si rischiano gravi conseguenze”

Pubblicato il 12 Mag 2023

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La Commissione ha più volte sottolineato all’Autorità l’importanza di un contesto stabile per la promozione degli investimenti, ma Agcom continua a notificare le misure in ritardo. La Commissione urge Agcom a completare la nuova analisi di mercato entro il 2023”: questo il primo dei richiami all’Agcom da parte della Dg Connect della Commissione europea guidata da Roberto Viola. In una corposa lettera (SCARICA QUI IL DOCUMENTO) all’attenzione del Presidente Giacomo Lasorella, tre le questioni all’ordine del giorno: prevedibilità del quadro normativo, determinazione del Wacc (valore del costo medio ponderato del capitale) e risk premium.

Prevedibilità del quadro normativo, la retroattività non può funzionare

La questione riguarda nel caso specifico il mancato recupero costi nel 2022 per Tim. “La Commissione ha più volte sottolineato l’importanza di un contesto stabile per la promozione degli investimenti e ha pertanto chiesto all’Agcom di fissare le sue misure regolamentari con sufficiente anticipo, al fine di garantire un adeguato livello di stabilità e prevedibilità per gli operatori del mercato – si legge nel documento -. In particolare, un approccio più lungimirante nella determinazione dei tassi avrebbe consentito di ripartire le variazioni di prezzo su un periodo più lungo, evitando, da un lato, l’incertezza sul recupero dei costi per l’anno 2022 e, dall’altro, un forte aumento delle tariffe per il 2023”. La Commissione evidenzia come la prevedibilità sia importante “per evitare gravi conseguenze sui mercati: la mancanza di prevedibilità rischia di incidere negativamente sugli incentivi degli operatori a investire nella realizzazione di nuove reti o a migrare verso reti ad altissima capacità. La persistenza e il carattere non eccezionale di questa prassi normativa da parte dell’Agcom stanno compromettendo la sua capacità di garantire un quadro stabile e prevedibile che rispetti i principi stabiliti a livello nazionale ed europeo e, in ultima analisi, la capacità di garantire condizioni quadro adeguate in un momento cruciale per la transizione digitale in Italia”.

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I prezzi per l’accesso Semi-Gpon, fare chiarezza

Oltre alla questione della retroattività nella fissazione dei prezzi, la Commissione interviene anche sulla proposta che punta a fissare i prezzi di accesso regolamentati per il prodotto di accesso alla Semi-Gpon. “Tale prodotto sembra far parte dei prodotti regolamentati notificati nell’attuale progetto di misura. Tuttavia non viene chiarito in che modo esso sia legato all’ambito di applicazione della definizione del mercato, di cui all’ultima analisi di mercato”. La Commissione esorta quindi l’Agcom “a chiarire e motivare le sue conclusioni al riguardo, in particolare stabilendo il nesso tra i dettagli delle misure correttive (prezzi di accesso alla Semi- Gpon) e la definizione del mercato e il problema di concorrenza individuato”.

L’analisi di mercato va conclusa entro il 2023

La Commissione osserva che “l’Agcom sta attualmente realizzando un riesame completo dei mercati dell’accesso in Italia. A tale riguardo la Commissione esorta l’Agcom a portare a termine quanto prima tale riesame dei mercati entro la fine del 2023. La Commissione ritiene essenziale per la concorrenza e il contesto degli investimenti in Italia che l’Agcom definisca un quadro per il prossimo periodo di regolamentazione, con particolare attenzione alla promozione di ulteriori
realizzazioni di reti e alla garanzia di un processo di migrazione verso reti ad altissima capacità il più possibile agevole e rapido, preservando nel contempo una concorrenza effettiva”.

Determinazione del Wacc: l’Agcom si discosta dalle regole

Riguardo al calcolo del Wacc e agli impatti dell’inflazione la Commissione osserva che “nel fissare il parametro Rfr l’Agcom si discosta dalla comunicazione della Commissione sul calcolo del Wacc”. In particolare l’autorità di regolamentazione fa riferimento a un caso recente (caso ES/2022/2419) valutato dalla Commissione, sostenendo che è necessaria una media pesata tra i due periodi per riflettere le attuali condizioni macroeconomiche, che non sono sufficientemente prese in considerazione nell’ultima relazione sui parametri Wacc del Berec del 2022.

“La Commissione riconosce l’impatto del rapido aumento dell’inflazione e potrebbe prendere in considerazione la possibilità di emanare orientamenti perfezionati per le Anr ai fini del calcolo del Wacc. La Commissione sottolinea tuttavia che la prevedibilità normativa è uno degli obiettivi chiave del codice e della comunicazione della Commissione sul Wacc. Approcci normativi divergenti andrebbero evitati e, in ogni caso, discussi in precedenza con i servizi della Commissione e con le parti interessate per evitare incoerenze nella definizione del Wacc che rischiano di distorcere gli incentivi agli investimenti e ostacolano la creazione di condizioni convergenti per gli investimenti nelle reti di comunicazione elettronica, e pertanto non contribuiscono all’emergere del mercato unico europeo”.
A tal proposito la Commissione esorta l’Agcom “a motivare in modo sostanziale la logica alla base della sua decisione, in particolare considerando il ruolo ancora significativo della rete esistente nel contesto del mercato italiano”.

Calcolo del risk premium: dubbi sul metodo

L’attuale notifica riguarda la definizione dei prezzi dei servizi di accesso alle reti fisse per gli anni 2022 e 2023 e comprende inoltre un aggiornamento del valore del costo medio ponderato del capitale (Wacc) e del premio per il rischio (risk premium). Nell’ultima analisi dei mercati in questione i prezzi sono stati fissati sulla base di una metodologia Bulric+ fino al dicembre 2021- si ricorda nel documento- ma in assenza di altre decisioni continuano ad essere applicati. L’Agcom propone di modificare il risk premium tenendo conto delle proiezioni sull’evoluzione del mercato italiano. L’autorità di regolamentazione propone di ridurre il risk premium dal 3,2 % al 2,5 % nel 2022 e all’1,92 % nel 2023 con l’obiettivo di giungere a un risk premiun pari a zero nel 2026.

“La Commissione è consapevole del fatto che il livello di incertezza, derivante da progressi tecnologici, stato delle realizzazioni, livello della domanda e incertezze globali, potrebbe cambiare nel corso del tempo, e che potrebbe essere necessario adeguare di conseguenza il livello consentito del risk premium. La Commissione osserva tuttavia che la media proposta dall’Agcom potrebbe non essere una metodologia accurata per valutare i rischi connessi alla realizzazione di reti ad altissima capacità in una determinata zona”. In particolare – osserva la Commissione – “l’Agcom avrebbe dovuto valutare se un unico risk premium comune coprisse in misura sufficiente le differenze in ciascun settore o se occorresse applicare contemporaneamente più risk premium. La Commissione invita inoltre l’Agcom a garantire che il risk premium rifletta adeguatamente i rischi effettivi, compresi quelli delle categorie specifiche considerate. La Commissione ritiene che un risk premium stabile dovrebbe essere concesso per un periodo di tempo sufficientemente lungo, pertanto sottolinea ancora una volta l’importanza della prevedibilità normativa per la promozione degli investimenti e sottolinea che qualsiasi modifica della metodologia attualmente in vigore dovrebbe pertanto essere ridotta al minimo”.

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