Il comparto delle telecomunicazioni in Italia ha perso 14 miliardi di giro d’affari tra il 2010 e il 2021 (-3,7% medio annuo), con la rete mobile in maggior affanno (-5,0%) rispetto alla fissa (-2,5%). Nel quinquennio 2017-2021 gli introiti da sms sono diminuiti di 2 miliardi (quasi azzerandosi) e i ricavi voce di 5,6 miliardi nel fisso e di 6,3 miliardi nel mobile. Queste dinamiche sono influenzate dalle pressioni competitive che nel nostro Paese hanno causato la più marcata contrazione delle tariffe telefoniche del Vecchio continente: -20,5% rispetto al -4,9% medio europeo. Lo rileva l’indagine annuale dell’Area studi di Mediobanca (SCARICA QUI IL REPORT) sui maggiori Gruppi mondiali e italiani nel settore delle telecomunicazioni.
Lo studio analizza i dati dei primi sei mesi 2022 e del quinquennio 2017-2021 delle 30 maggiori telco internazionali con ricavi superiori ai nove miliardi di euro ciascuna, di cui 13 hanno sede nell’Emea, 11 in Asia & Pacifico e le rimanenti 6 nelle Americhe. La ricerca contiene inoltre un approfondimento sulle dinamiche più recenti del mercato italiano.
Tra queste, la diffusione delle reti di nuova generazione per la banda ultra-larga fissa e del 5G: il nostro Paese supera la media europea per copertura delle Next generation networks (97% delle famiglie, contro il 90% Ue), ma resta indietro sull’accesso (44% contro 70%) e le competenze digitali di base; sulla tecnologia mobile di quinta generazione facciamo meglio della media Ue per penetrazione ma siamo superati da Germania (e Uk). In generale, il Vecchio continente è fanalino di coda sulla penetrazione del 5G, mentre le telco statunitensi hanno potenziato gli investimenti e ora gli Usa superano la Cina per diffusione delle nuove reti mobili.
Le tlc in Italia: trend calante
Nel primo semestre 2022 i ricavi domestici dei principali operatori italiani hanno proseguito il trend calante, scendendo del 4,6% (-3,1% il comparto mobile e -5,8% il fisso). La contrazione del fatturato rimane concentrata nei primi tre operatori: Tim (-7,5% la “domestic unit”), Wind Tre (-6,1%) e Vodafone (-2,5%), con una diminuzione cumulata di 258 milioni. Continua la crescita di Iliad (+15,4% sul primo semestre 2021), in rialzo anche PosteMobile (+3,3%) e Fastweb (+1,5%).
A fine 2021 nel comparto mobile italiano operavano quattro player infrastrutturati e 23 operatori virtuali (Mvno), mentre erano numerosi i soggetti attivi nella rete fissa, con l’aggiunta di nuovi attori quali Iliad, Sky Italia e Virgin Fibra.
L’unione tra Tiscali e Linkem nell’agosto 2022 rappresenta un primo segnale di consolidamento del settore.
Meno profitti per gli operatori
Dal confronto tra i conti aggregati dei principali operatori italiani (rappresentativi di circa il 95% del mercato complessivo) e quelli dei big mondiali emerge una redditività inferiore delle nostre telco, con graduale allargamento del divario nel quinquennio 2017-2021 e in forte accelerazione nel 2021. Per il mercato italiano, il calo del giro d’affari e il rialzo dei costi hanno portato a un Ebit margin del 3,3% nel 2021 (dal 13,5% nel 2017), rispetto al 15,9% delle big mondiali (14,2% nel 2017).
Nel 2021 Tim (attività italiane) è prima per fatturato (12,5 miliardi, -3,1% sul 2020) davanti a Vodafone (5 miliardi, -2,5%), Wind Tre (4,5 miliardi, -7,9%) e Fastweb (2,4 miliardi, +3,7%), con Iliad in quinta a 0,8 miliardi, +18,9%.
Escludendo le start-up (Iliad e Open Fiber) e le più piccole PosteMobile, Eolo e Linkem, nel quinquennio 2017-2021 Fastweb è l’unica a crescere (+22,6%).
In uno scenario di generale ridimensionamento dei margini, Wind Tre è l’operatore con l’Ebit margin più elevato nel 2021 (10,7%), seguito da Fastweb (8,9%) e Tim (6,5%), la cui redditività si è quasi dimezzata rispetto al 2020 per effetto dell’incremento dei costi operativi conseguente l’avvio di nuovi business (calcio, cloud, Ict e digital companies).
Fastweb segna il migliore risultato netto normalizzato in rapporto ai ricavi (7,2%).
Banda ultra-larga, copertura al top
Nell’ambito della
trasformazione digitale,
l’Italia ha recuperato terreno nel benchmarking europeo, grazie soprattutto ai progressi in tema di connettività, con la copertura delle
reti Nga (new generation asset) che nel nostro Paese è salita nel 2021 al 97% delle famiglie residenti (rispetto al 93% del 2020), superiore al 90% medio europeo.
Tuttavia la percentuale di famiglie italiane con accesso alla rete fissa ad altissima capacità è ancora bassa (44%, rispetto al 70% della media europea) e sono ancora scarse le competenze digitali di base, possedute da meno della metà degli italiani, con i più bassi tassi di laureati in ambito Ict in ambito Ue 27.
Per il settore delle telecomunicazioni sono attesi forti benefici dalla piena operatività dell’Eu Recovery Fund, grazie ai 49,8 miliardi destinati all’informatizzazione del Paese, con interventi rivolti alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e allo sviluppo di reti ultra broadband, 5G e satellitari.
5G, Italia sopra la media Ue
Sulla penetrazione della rete 5G L’Italia è sopra la media europea con un 8,7% e 5,2 milioni di connessioni attive, livello pari comunque a meno della metà rispetto a Germania (19,6%) e Regno Unito (17,4%). Fanno ancora peggio Spagna (7,8%) e Francia (7%).
In generale, sul 5G l’Europa è fanalino di coda tra le economie evolute: la penetrazione si ferma all’8% nel terzo trimestre del 2022, in crescita dal 6,3% del secondo trimestre ma contro una media mondiale dell’11,2%.
Nelle Americhe la penetrazione arriva al 14,5%, con gli Usa al 41,9%, e in Asia al 14,3% con la Cina al 38,4%.
Nel primo semestre del 2022 gli investimenti sono complessivamente saliti del 7,1%, con in testa gli Usa (+21,9%) che li ha destinati principalmente allo sviluppo del 5G, consentendo agli Stati Uniti di superare la Cina in termini di diffusione della nuova tecnologia.
Come vanno le telco mondiali
In un contesto geopolitico in peggioramento, nel primo semestre 2022 il comparto delle telco si è mostrato resiliente, con il giro d’affari aggregato dei principali 30 gruppi mondiali in crescita del 3,6% sul primo semestre 2021, trainato dalle società cinesi (+10,7%). Bene anche gli operatori delle Americhe (+1,5%) e dell’Emea (+1,1%), dove però l’Europa è ancora al palo (+0,5%).
Nella classifica mondiale per ricavi, svettano le statunitensi At&t (149,1 miliardi) e Verizon (118 miliardi), seguite da China Mobile (117,9 miliardi)e Deutsche Telekom (108,8 miliardi). Con 15,1 miliardi Tim è scesa alla 19esima posizione, scalzata dalla canadese Bce.
In Europa Deutsche Telekom domina la classifica con ricavi pari a 56,2 miliardi di euro (+1,5%), seguita da Vodafone (22,7 miliardi, +1,8%), Orange (21,3 miliardi, +2,1%), Telefonica (19,5 miliardi, -4,2%), BT Group (12 miliardi, -0,5%), Altice (7,9 miliardi, +6%) mentre Tim segna il passo, con una flessione del 2,9% dei ricavi e 7,6 miliardi di fatturato.
Il trend del primo semestre conferma la crescita dei ricavi realizzata nel 2021 dai 30 big mondiali (+3,7% sul 2020), grazie al rimbalzo delle vendite di dispositivi (+17,2%) e delle divisioni Media&Entertainment (+18,4%), con i ricavi da servizi cresciuti del 2,4%. A trainare il comparto ancora una volta le telco asiatiche (+7,2%), che hanno staccato quelle americane (+1%) e dell’Emea (+2%).