Video, video, fortissimamente video. Il mercato dei contenuti online è in piena effervescenza. Sarà il video del resto, concordano gli osservatori, a trainare la crescita del traffico su reti IP e a determinare grandi sconvolgimenti negli attuali assetti. In Europa occidentale il traffico video rappresentava oltre il 50% del traffico complessivo già nel 2012, dice Cisco. E il traffico video su reti mobili nel 2016 sarà cresciuto di quasi 20 volte rispetto al 2011 a un tasso medio annuo dell’80%. Un effetto dirompente sulla rete descritto come “data tsunami”: negli Usa Netflix raggiunge da solo oltre il 30% del picco di traffico. Insieme a YouTube “mangia” oltre il 50% della banda utilizzata. Anche gli occhi degli operatori di rete e degli Isp sono puntati sul fenomeno del video su banda larga e della Tv connessa, anche per il potenziale effetto nei confronti dello sviluppo delle reti e dei possibili modelli di business per l’internet futuro, dice l’analista Augusto Preta.
In un mondo dove la fame di video degli utenti-spettatori si fa sempre più feroce, aumenteranno le offerte di servizi “non lineari”. E il re è il Video on demand (Vod) verso cui si stanno sempre più orientando gli utenti. Il totale delle entrate da servizi Vod in Europa Occidentale è destinato a un forte aumento. Il mercato Vod raggiungerà 940 milioni alla fine di quest’anno, nell’Europa occidentale, e la parte del leone (460 milioni) la faranno i servizi che forniscono film e serie tv in streaming in cambio di un abbonamento: è il modello Netflix e viene chiamato Subscription Vod. Una quota appena minore (412 milioni) arriverà dalle piattaforme che non chiedono un abbonamento ma il pagamento del singolo video o serie: è il Transactional Vod, ovvero il modello iTunes e dell’italiana Chili Tv. .
Questo significa che gli utenti abbandoneranno le Pay-Tv per i servizi offerti dagli Ott? No, almeno non subito, prevede il rapporto Video killed the Tv Star di Preta (ITMedia Consulting), e questo perché il Vod si pone come complementare alla pay mentre è destinato a rimpiazzare il business dell’home video “fisico”(dvd e bluray).
Nello scontro per l’accaparramento del tempo degli spettatori-utenti vincono, per ora, i player “web native”, più aggressivi nelle strategie Vod. Meno avvantaggiati telco e cable company se non sapranno sfruttare la loro posizione e mettere in campo strategie coerenti nel settore facendo leva anche su adeguate politiche dei prezzi. I player a maggior rischio sono i broadcaster che fanno leva sulle pay Tv: la sfida sarà riuscire a effettuare un profondo cambiamento attraverso pesanti investimenti senza cannibalizzare i propri servizi premium.
Il trend è segnato: la torta dei ricavi in Europa occidentale sta ridistribuendosi. Le revenue da pay Tv e pubblicità non sono cresciute negli ultimi anni; le Tv “mainstream” stanno riducendo pubblico e ricavi e anche il “nuovo” digitale terrestre fa segnare punti soltanto ai canali tematici.
L’Uk condurrà il gioco: trainato da una forte competizione il mercato manterrà il segno positivo: Vod con abbonamento il modello vincente. Germania e Francia sono forti nel transactional. A rilento Italia e Spagna, soprattutto – dice Preta – per una scarsa penetrazione della banda larga: non a caso Netflix non è destinato a sbarcare nel nostro Paese prima del 2015.