DISAGGREGAZIONE SERVIZI TELECOM ITALIA

Ultimo miglio, Calabrò: “Bisogna modificare emendamento”

Il presidente dell’Agcom interviene sulla misura che se approvata dal Senato obbligherebbe la disaggregazione dei servizi di manutenzione da quelli di accesso alla rete fissa di Telecom Italia. “Il governo ci sta lavorando ed è in contatto con la Commissione Ue”

Pubblicato il 20 Mar 2012

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"Un emendamento invasivo delle competenze dell’Agcom e non rispettoso del quadro regolatorio comunitario. In zona Cesarini stiamo rientrando nell’ortodossia; ma c’è voluto un intervento della Commissione europea". Il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò ha messo nero su bianco la propria posizione in merito all’emendamento, già approvato alla Camera, che se approvatao anche dal Senato obbligherebbe la disaggregazione dei servizi di manutenzione da quelli di accesso alla rete fissa di Telecom Italia.

L’occasione è stata la presentazione della Relazione annuale 2012 dell’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Telecom Italia , presieduto da Giulio Napolitano, dove Calabrò è intervenuto con un lungo discorso che ha fatto il punto sull’evoluzione di Open Access e ha affrontato questioni quali la necessità di dotare l’Italia di un’adeguata infrastruttura Ngn per spingere l’attuazione dell’Agenda digitale. (ECCO LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE CALABRO’)

Nella parte finale del discorso Calabrò è intervenuto sull’emendamento: "Devo dare atto che il presidente Monti ha mostrato invece di apprezzare e valorizzare le indicazioni delle Autorità indipendenti per gli interventi correttivi del mercato. E’ un segnale incoraggiante che controbilancia in qualche misura la notazione sconfortante che il maggior presidio dell’indipendenza delle Authorities viene oggi non dall’ordinamento nazionale ma da quello comunitario". "C’è bisogno di una modifica all’emendamento e credo che il Governo ne sia perfettamente consapevole":, ha dichiarato ai giornalisti il presidente Calabrò. "Il governo ci sta lavorando ed è in contatto con la Commissione europea". "Si può ricondurre la manovra sotto il quadro regolatorio comunitario, raddrizzando l’impostazione, indicando gli obiettivi ma salvaguardando l’indipendenza dell’Agcom che l’Ue ha confermato". "Spetta a noi fare un procedimento appropriato e stabile". Alla domanda dei gionalisti sulla possibilità che l’emendamento venga modificato il presidente dell’Autorità ha risposto "Credo di sì".

Entrando nel merito dell’intervento di Calabrò, il presidente di Agcom ha fatto il punto sull’evoluzione di Open Access: "Dopo quattro anni possiamo prendere atto che la complessa impalcatura degli impegni è stata finalmente riconosciuta come rientrante a pieno titolo nell’ortodossia dei modelli di separazione per la parità di trattamento e che sta dando i frutti attesi". Open access "è un caso di azione amministrativa che nasce ‘eccezionale’ e torna ‘normale’ una volta che il perseguimento degli scopi prefissati sia divenuto la normalità". "Dopo il periodo di enforcement ‘rinforzato’ di Open access stiamo tornando ad una normale attività di vigilanza, nell’ambito delle analisi di mercato e della non discriminazione. Adesso Telecom deve garantire un esauriente flusso di informazioni – anche in termini di tempistica – circa i propri piani di sviluppo, per evidenziare lo stato effettivo di avanzamento della qualità e dello sviluppo della rete di accesso. Sul punto, in ottemperanza agli impegni, Telecom ha da poco presentato gli aggiornamenti del Piano per lo sviluppo della rete NGgnper il periodo 2012-2014. Grazie agli impegni e alla regolamentazione che ne è seguita, c’è stata l’offerta per l’accesso e la condivisione dei cavidotti a giugno 2009 e ieri Telecom ha presentato la prima offerta di riferimento per tutti i servizi – sia attivi che passivi – di accesso all’ingrosso su rete Nga. La valuteremo".

Calabrò ha acceso i riflettori anche sulla questione delle nuove reti. “La necessità di sviluppare reti totalmente nuove – fisse e mobili – rendendo centrale il problema della promozione degli investimenti, evidenzia per le Autorità di regolazione un nuovo e più complesso ruolo di governance delle reti e di “garante” degli investimenti, allontanando la prospettiva della loro trasformazione in semplici guardiani della concorrenza. Con buona pace di chi, invece, vorrebbe limitarne l’ambito di azione, dimenticando sia il dato giuridico – le Autorità si inscrivono pienamente nell’ordinamento giuridico nazionale ed europeo che ne definiscono prerogative e strumenti di azione -, sia il dato fattuale: si tratta di Istituzioni che hanno maturato una competenza tecnica che si è evoluta in parallelo all’evoluzione dei mercati e che ne fa osservatori privilegiati delle dinamiche in atto”.

Calabrò sottolinea che “i primi segnali del Governo Monti fanno ben sperare; soprattutto se una salda cabina di regia prevarrà, operativamente, sul bilancino degli equilibri tra i dicasteri”. “Lo sprone che questa Autorità ha rappresentato per l’istituzione di un’Agenda digitale per l’Italia e per la creazione di una cabina di regia è sotto gli occhi di tutti. Al tempo stesso non si può non sottolineare come il Parlamento ed il Governo – ha puntualizzato il presidente – spesso facciano un uso distratto delle relazioni e delle segnalazioni trasmesse dalle autorità indipendenti nel canale cd. ascendente: non sono parole mie, è il testo della recente indagine conoscitiva sulle Autorità amministrative indipendenti della Commissione Affari costituzionali della Camera"

Secondo Calabrò “il cuore degli investimenti spetta indubbiamente al settore privato. Agli operatori di telecomunicazioni in primis. A quel comparto, cioè, che, mentre è chiamato ad investire sia nel fisso che nel mobile, non riesce ad appropriarsi del valore atteso proprio dagli investimenti nelle nuove reti. La crescente partecipazione ai ricavi complessivi della filiera delle telecomunicazioni – ma anche dell’audiovisivo – da parte degli Over the top è infatti inarrestabile. Si sta delineando uno scenario in cui il flusso dei ricavi e quello degli investimenti sono tra loro scollegati e disarmonici. Questo ha in primo luogo ricadute sulla capacità ad investire nelle nuove reti, con conseguenze sul percorso di infrastrutturazione nel nostro Paese. Le Ngn languono, la banda mobile è satura. Un grido di allarme che inutilmente ho lanciato per tempo e che trova oggi sempre più vasta eco.

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