L'OPERAZIONE

Verizon smentisce Opa su Vodafone: “Interessati a Verizon Wireless”

L’operatore Usa chiarisce: “Nessuna operazione congiunta con At&t”. Ma conferma l’interesse per il 45% della joint venture americana detenuto dalla compagnia inglese

Pubblicato il 03 Apr 2013

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Nessuna operazione per acquistare Vodafone. Verizon smentisce le voci di aver avanzato un’offerta con AT&T per acquistare il colosso britannico di telefonia mobile. “Come abbiamo più volte fatto sapere – si legge in un comunicato di Verizon – potremmo essere interessati alla partecipazione del 45% che Vodafone detiene in Verizon Wireless. Al momento non abbiamo nessuna intenzione fonderci o fare offerte per rilevare Vodafone, da soli o insieme ad altri”.

Secondo quanto riportato ieri dal Financial Times, Verizon e At&t, due “big” delle tlc negli Usa, avrebbero avuto intenzione di lanciare un’offerta di acquisto sulla concorrente britannica Vodafone per poi dividerla in due. Nella blog “Alphaville”, il quotidiano della City spiegava che l’offerta in via di definizione sarebbe stata a un prezzo di circa 260 pence per ogni azione Vodafone, con un premio del 40% rispetto ai livelli attuali titolo che valorizzerebbe il gruppo di tlc inglese 245 miliardi di dollari. L’operazione sarebbe stata la la più grande mai varata al mondo. Nell’idea di base, almeno una parte è stata però confermata: che Verizon acquisti il 45% in possesso di Vodafone nella joint venture Verizon wireless, mentre pare escluso che At&t entri in possesso delle attività al di fuori degli Stati Uniti.

Secondo Citigroup era improbabile che At&t puntasse agli asset europei di Vodafone “data l’assenza di sinergie significative e la presenza di un mercato complesso con una struttura normativa che varia da paese a paese”.

Secondo Ubs per Verizon raggiungere un accordo con AT&T sarebbe un modo per arginare l’ostacolo degli elevati obblighi fiscali per gli azionisti di Vodafone, qualora la società cedesse solamente la sua quota negli Stati Uniti. In teoria, Verizon potrebbe acquistare Vodafone e vendere subito gli asset al di fuori deli Stati Uniti ad AT&T. Tuttavia un accordo di questo tipo non sembra avere contorni ben definiti per AT&T. Innanzitutto, il deal potrebbe costare alla società circa 120 miliradi di dollari, che AT&T dovrebbe finanziare con azioni e debito, spiega Ubs.

L’emissione di nuove azioni e l’aumento del debito potrebbero non essere in linea con la recente strategia messa in atto dall’operatore di tlc statunitense di procedere ad un buyback al fine di ridurre i costi del dividendo annuale di 1,80 usd. La scorsa settimana il board del gruppo ha approvato il riacquisto fino a 300 mln di azioni. AT&T punta inoltre a mantenere un rapporto debito netto/Ebitda pari o inferiore a 1,8, target che sarebbe difficile centrare se la società dovesse finanziare una transazione di tale entità. Inoltre l’acquisizione degli asset di Vodafone potrebbe trasformare le attività di AT&T, portandola ad operare in diversi mercati come India e Albania, oltre che nel maturo mercato europeo, di cui ha poca esperienza.

Gli asset del gruppo britannico ammonterebbero a circa un terzo dell’Ebitda pro forma della società statunitense, sottolinea ancora Ubs. Gli Accordi transfrontalieri nel settore delle telecomunicazioni comportano un contenimento dei costi limitato. Ovviamente, AT&T potrebbe decidere di acquistare gli asset in parte o in toto se il prezzo fosse equo. La società ha piu’ volte manifestato il suo interesse per l’acquisizione di asset in Europa, nel tentativo di sostenere la debole crescita negli Stati Uniti. I gruppi tlc del Vecchio Continente si sono dimostrati lenti nello sviluppo delle reti wireless Lte di nuova generazione e nell’introduzione di nuovi piani tariffari piu’ redditizi, lasciando alla societa’ a stelle strisce una potenziale opportunita’ se sara’ in grado di entrare sul mercato in tempo.

Gli asset di Vodafone in questione si sono inoltre ridotti, dopo un calo del 2,6% dei ricavi derivanti dai servizi delle attivita’ al di fuori degli Stati Uniti nell’ultimo trimestre. AT&T dovrebbe apportare cambiamenti rilevanti a tali mercati prima che l’acquisizione possa incrementare i suoi ricavi.

Oltre a ciò, concentrare attenzione e risorse all’estero potrebbe distrarre la società di telecomunicazioni Usa dal suo business negli Stati Uniti, dove dovra’ affrontare la crescente concorrenza di Sprint Nextel e T-Mobile Usa, rafforzata dagli accordi rispettivamente con Softbank e MetroPcs. Per AT&T il coinvolgimento in un accordo con Vodafone potrebbe rivelarsi costoso come una lunga telefonata internazionale.

Lo scorso gennaio l’amministratore delegato di Verizon, Lowell McAdam, ha definito “fattibile” la transazione nonostante i valori indicati da analisti e case d’affati ma ha anche sottolineato l’intenzione di non voler “strapagare” la partecipazione. A febbraio è toccato al ceo di Vodafone Vittorio Colao aprire la strada ad un possibile cambiamento della struttura della joint venture, diventata negli ultimi due anni una fonte di soddisfazioni per i due soci con la distribuzione di corposi dividendi e la conquista di importati fette del mercato della telefonia mobile Usa dopo una serie di anni negativi.

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