Vivendi si prende Mediaset. Iliad si prende Telecom. Potrebbe essere questo uno degli scenari alla luce del blitz di Bollorè sulla società di Fininvest, il preludio di “una vera e propria scalata ostile” – così ha commentato a caldo il management. Dopo essere uscito dalla porta – abbandonando la partecipazione lunga potenziale del 15% in Telecom – Xavier Niel potrebbe dunque rientrare dalla finestra mettendo a segno quel “colpo” – l’acquisizione di Telecom – agognato da tempo immemore.
È giunta l’ora? Stando alle “voci” mai come ora il momento sarebbe propizio: la faccenda Mediaset Premium che vede ai ferri corti Mediaset e Vivendi e che, a questo punto, potrebbe sortire una scalata definitiva dei francesi al Biscione (dopo una prima voce di un azionariato a tre Mediaset-Vivendi-Telecom per Premium) potrebbe rappresentare il preludio alla “dismissione” di Telecom (o al suo “spezzatino”), che sarebbe ceduta al “cugino” francese Xavier. L’alternativa sarebbe un matrimonio Telecom-Mediaset, di cui peraltro si parla e riparla da anni. Con tutte le conseguenze del caso sul mercato in termini di competizione. I concorrenti sarebbero in grado di “replicare” l’offerta? O ci si troverebbe di fronte a un nuovo e inespugnabile monopolio tlc-tv? La questione finirebbe evidentemente sul tavolo dell’Antitrust. E anche della Commissione europea. Ma la “lettura” europea potrebbe variare, e non poco, a seconda dei punti di vista, quelli dei commissari. Al numero uno dell’Antitrust Ue Margrethe Vestager i consolidamenti non piacciono. E si è visto con il matrimonio Wind-3 subordinato a una cessione di risorse (torri e frequenze) – finite nelle mani di Niel – nonché allo sbarco sul mercato italiano di un quarto operatore, Iliad per l’appunto. Vero è però che la Vestager è quasi al giro di boa: il mandato è in scadenza nel 2019 e come si sa, i merger e le acquisizioni vanno per le lunghe, dunque un eventuale operazione Iliad potrebbe scampare la “scure” (sempre che il dopo-Vestager non riservi soprese amare).
Fra l’altro a Iliad però – che si profila come operatore infrastrutturato – la dote ottenuta da Wind e 3 non basta. E gli investimenti per costruire ex novo una rete si profilano ingenti considerate le caratteristiche morfologiche del territorio italiano. Quale migliore soluzione, dunque, se non quella di comprarsi Telecom? Certo, sul mercato c’è anche Fastweb, che peraltro ha appena acquisito il ramo business di Tiscali e ha annunciato investimenti nel 5G. Dunque la partita è tutta da giocarsi. Ma che il destino di Telecom sia ancora tutto da disegnarsi è un altro dato di fatto: l’azionista Vivendi seppur abbia in più casi ribadito che non trattasi di investimento “speculativo”, non ha mai chiarito cosa vuole farsene (davvero) di Telecom. Fra l’altro che Vivendi stesse facendo il “lavoro” per Orange è un’altra delle voci circolate e diffusasi al punto da necessitare un intervento in merito – lo scorso luglio – da parte del ceo Arnaud De Puyfontaine: “Siamo felici -ha detto – di questa posizione in Telecom. Amiamo la società, il nostro intento è renderla sempre più grande, potrebbe essere un consolidatore del settore un giorno. Non è quindi vero che stiamo facendo il lavoro per Orange. La nostra principale intenzione è provare che Telecom Italia è una grande società. Sono felice della qualità dei conti”. Un consolidatore? In che modo?
Certo è che l’arrivo di Iliad sul mercato italiano rischia di rendere ancor più aspra una competizione, giocata sulle tariffe al ribasso, che ha impattato notevolmente sui conti delle telco visti gli scarsi margini di profitto e l’Arpu in sofferenza. Fra l’altro la “compensazione” del traffico dati potrebbe non durare a lungo visto che anche su questo fronte la guerra dei prezzi è già in corso. Il quarto operatore dunque non fa comodo a nessuno. Senza parlare poi che addirittura in Italia ce ne sarebbero cinque, considerata la discesa in campo di Fastweb sul 5G. Insomma, qualcuno deve inevitabilmente uscire di scena.