Che cos’è una Smart Nation? Un “Paese intelligente” è un Paese che semplifica ogni giorno la vita dei suoi cittadini, in termini di complessità, accessibilità e tempo. “Se l’obiettivo di un Paese è diventare smart, servono investimenti in innovazione e sviluppo di nuovi asset: solo così è possibile prevedere una crescita economica che produca benessere ai cittadini”.
Lo spiega Giada Cosentino, Presales Director Zte Italia, illustrando i pilastri utili alla costruzione di un’Italia davvero digitale. “Il funzionamento di un Paese – puntualizza – è assimilabile a quello di un’automobile. Il motore principale è l’innovazione, che permette, con tecnologie avanzate e soluzioni creative, di risolvere problemi complessi, garantendo sviluppo digitale e crescita economica. La scocca è l’infrastruttura, che deve essere veloce e sicura, motivo per cui bisogna ampliare la fibra rendendola iperconnessa in tutto il Paese”.
“Oggi – chiarisce ancora Cosentino – l’Italia dispone di scocca e motore, ma per essere davvero Smart l’automobile deve essere full optional: cruciale quindi la sinergia fra startup e imprese, perché soltanto attraverso di essa è possibile creare un sistema che stimoli l’imprenditorialità digitale, semplificando burocrazia”.
IoT, cloud, blockchain per un’Italia davvero digitale
Quali sono dunque gli optional sul piatto? “IoT, cloud computing, blockchain – spiega Cosentino –: con una tale dotazione, è ovvio che questo veicolo vada molto veloce. Ne consegue che deve poter ‘frenare in sicurezza’: importanti sono perciò tutte le tecnologie di data protection e prevenzione delle vulnerabilità che fanno sì che dati sensibili siano protetti da attacchi”. E il tutto deve avvenire attraverso un approccio di “cooperazione pubblico-privato, con un atteggiamento olistico, facendo investimenti in innovazione, promuovendo le competenze avanzate e acquisendo nuovi asset con un piano regolatorio e normativo adeguato, ma tenendo presente che educazione digitale deve essere a disposizione di tutti”.
Skill avanzati a disposizione di tutti, per una società digitale inclusiva
Entrando nel dettaglio della questione competenze, Cosentino spiega che oggi è “fondamentale promuovere l’educazione digitale sviluppando skill avanzati, tra i cittadini e nella forza lavoro, per far sì che la società digitale sia veramente inclusiva: dalla programmazione all’analisi dei dati, dalla cybersecurity, anche alla gestione di progetti tecnologici complessi e alla possibilità di adattarsi alle nuove tecnologie”. “Oggi – puntualizza – vengono richieste quasi in tutti i settori competenze di programmazione, sviluppo software, ma anche skill di linguaggio di coding, per far sì che queste applicazioni permettano di prendere decisioni informate. Si tratta di un passaggio che sembra semplice ma non è, se si aggiunge che servono anche competenze su user experience e user interface design, accompagnate a un know how specifico su AI e ML. Insomma, sono percorsi lunghi, perché servono più competenze che devono essere anche personalizzate: ecco perché è necessario prevedere investimenti importanti in questo campo”.
Da Zte 17% del fatturato in R&S
Zte si distingue da tempo per un’attenzione particolare al mondo della ricerca, dell’innovazione e dalla formazione: “L’investimento che abbiamo fatto è importante e continuo – conclude Cosentino -: oltre alla creazione dello Zte Innovation research Center (Zirc) e del Cybersecurity Lab, che conducono collaborazioni importanti con il mondo accademico, l’azienda vanta un 17% del fatturato investito in R&S. Senza scordare che l’anno scorso Zte ha presentato 85mila brevetti, 45mila dei quali sono stati riconosciuti: segno che la nostra volontà di innovare non si ferma alla carta ma ha riscontri concreti nella realtà”.