L’INTERVISTA

Competenze digitali, Nocerino (Ericsson): “Nella scuola serve più sinergia pubblico-privato”



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La HR Director per l’Italia della multinazionale svedese: “L’edizione appena conclusa dei nostri Digital Lab è stata un successo, per i ragazzi e per i dipendenti volontari che si sono messi alla prova. Ma per tenere il passo con l’innovazione è necessario rivedere i programmi scolastici e non affidarsi soltanto alla buona volontà dei docenti”

Pubblicato il 19 mag 2025



competenze digitali scuola lavoro

L’Italia è nel pieno della transizione digitale: una rivoluzione non soltanto tecnologica, ma anche di competenze, che tocca da vicino chi oggi si affaccia al mondo del lavoro, ma anche chi ha la necessità di aggiornarsi o reinventarsi professionalmente.

Tra i player coinvolti ci sono anche quelli, nel campo delle aziende, che hanno l’innovazione nel proprio DNA, come conferma in questa intervista a CorCom Laura Nocerino, HR Director Italy, Southeast Mediterranean and Eurasia presso Ericsson.

Ericsson, in generale, investe molto sulla formazione. Il tema delle competenze per noi è centrale, le persone e la loro evoluzione sono un elemento chiave della nostra mission.
A dimostrarlo c’è la nostra digital academy, una piattaforma digitale di e-learning sviluppata quando il tema delle competenze non era ancora mainstream come oggi, che offre sia training tecnici sia contenuti che puntano alle soft skill, con veri e propri pacchetti formativi – spiega Nocerino – Gli utenti possono navigare su tutti i contenuti, e focalizzarsi sulle critical skills individuate volta per volta per l’anno in corso.”


Le sfide di Ericsson nella formazione delle competenze del futuro

Quali sono le sfide principali che Ericsson sta affrontando nel campo delle competenze?
La chiave sta nel focalizzarsi sul fatto che le competenze necessarie per entrare e crescere nel mondo del lavoro si evolvono continuamente.

Per un’azienda come Ericsson la sfida è da una parte quella di riuscire ad acquisire nuovi talenti, persone con skill più avanzate, e contemporaneamente costruire già in casa le competenze del futuro.

Per questo lavoriamo con un paio di anni di anticipo sulla direzione che pensiamo il mercato sia destinato a prendere.
Oggi, ad esempio, siamo già focalizzati su AI, 6G, cybersecurity, tutte tecnologie rilevanti per i nostri centri di ricerca e sviluppo.

In questo contesto, l’upskilling e il reskilling assumono un’importanza strategica, anche perché il mercato del lavoro interno si caratterizza per un’elevata trasversalità: un ambiente in cui è sempre più facile e naturale spostarsi da un ruolo all’altro, anche seguendo traiettorie professionali differenti rispetto al proprio percorso iniziale.


Digital Lab: come coinvolgere i giovani e i dipendenti

Si è da poco conclusa la quinta edizione dell’Ericsson Digital Lab. Ci racconta come è andata, e quali sono le motivazioni che oggi spingono oggi Ericsson a investire sulla formazione?

Ancora oggi un percorso Stem risulta poco attrattivo per i ragazzi: gli iscritti ai corsi di laurea sono pochi rispetto alle posizioni aperte e che si apriranno.

Così diventa fondamentale attirare l’attenzione dei ragazzi fin dalle scuole superiori, quando non hanno ancora scelto il loro percorso.

Proprio in virtù di questa considerazione siamo stati tra i primi a credere nel percorso di alternanza scuola-lavoro: abbiamo iniziato nel 2018, in piccolo, partendo da una singola scuola di Roma e da 19 volontari.


Quali sono stati i feedback che sono arrivati nel tempo dai volontari?

Le persone di Ericsson che si sono messe in gioco si sono divertite e hanno scoperto passioni che vanno al di là del loro ruolo professionale in azienda.

I contenuti dei corsi del Digital Lab, infatti, non sono necessariamente legati ai profili professionali, e non sono organizzati per essere trasferiti ai ragazzi in modalità “top-down”.
Privilegiamo invece esperienze pratiche e di gruppo.

Dopo la prima esperienza nel 2018 e l’interruzione dovuta all’emergenza Covid-19, siamo arrivati nel 2024-25 a coinvolgere istituti a Roma, Milano, Napoli, Pagani e Genova, i centri in cui Ericsson ha le sue sedi principali in Italia, raggiungendo 14 scuole con 114 volontari. Fino a oggi hanno preso parte al progetto circa 800 studenti.

Lo facciamo perché crediamo che i ragazzi debbano avere l’opportunità di scoprire nuove passioni, e puntiamo a stimolare la loro curiosità per avvicinarli al mondo della tecnologia.

Ci piace coinvolgere anche istituti che sono lontani dal mondo informatico o tecnologico, in cui ci sia una forte presenza di ragazze.

Da quest’anno proponiamo anche di trascorrere le giornate in ufficio con noi, compresa la mensa e i momenti di socializzazione.


Quando il volontariato aziendale diventa innovazione educativa

Che feedback avete ricevuto dai dipendenti che hanno preso parte all’iniziativa?

I volontari possono aderire all’iniziativa attraverso un tool interno per l’organizzazione delle ore dedicate al volontariato.

Registriamo con soddisfazione il fatto che ci siano tante persone che si propongono per la prima volta, e che spesso vengono coinvolte dai colleghi che fanno già parte del progetto.

Nel tempo abbiamo assistito anche a dinamiche che fanno leva sul senso di appartenenza all’azienda, ma anche sulla passione personale.

Molti dipendenti che partecipano ai Digital Lab, infatti, si mettono a casa a studiare, ragionano in famiglia sulle proprie idee e contribuiscono al progetto con elementi di novità.

Abbiamo un project manager che li segue e che si è appassionato, e che ora è stato chiamato a portare l’idea dei Digital Lab anche nel resto del mondo, come best practice.


Orientamento digitale: cosa manca nella scuola italiana

Quanto è importante che i ragazzi siano consapevoli – nel loro percorso di orientamento post-diploma – delle opportunità che offre il digitale?

La scuola negli ultimi anni ha fatto passi avanti: oggi il digitale fa parte del programma scolastico, ma c’è un gap tra quello che viene fatto in aula e quello di cui c’è bisogno nel mondo del lavoro.

Tutto è ancora troppo legato alla buona volontà dei docenti, e non si riesce a mantenere un reale aggiornamento.
Manca ancora il punto di contatto tra quello che succede a scuola e quello che succede subito dopo, e i percorsi di orientamento sono limitati.

Con il tempo abbiamo perso i vantaggi che ci aveva portato la reazione all’emergenza Covid, e oggi c’è ancora bisogno di investimenti, nella scuola come in tanti altri settori, a partire dalla pubblica amministrazione.


Rafforzare i legami tra scuola e impresa: la proposta Ericsson

Uno dei rischi più importanti è che la formazione, nella scuola, non riesca a stare dietro alla velocità dell’innovazione. Come si può risolvere questa criticità, e quale può essere il ruolo di un’azienda come Ericsson in questo campo?

Credo che andrebbero rivisti i programmi scolastici, c’è bisogno di accelerare su alcuni aspetti e includerne di nuovi per tenersi al passo.

In quest’ottica un avvicinamento tra pubblico e privato è fondamentale.

Come succede in altri Paesi europei, una soluzione potrebbe essere consentire ai ragazzi di fare una o due settimane di stage in un’azienda, potenziando lo strumento dei Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), creando flussi che possano aiutare i ragazzi ad avere il polso di cosa c’è fuori dalla scuola.

La via che è stata intrapresa è giusta, ma ora si tratta di aggiustare i tempi e i percorsi.

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