L’Associazione italiana internet provider (Aiip) teme la fine di Internet aperto come effetto delle disposizioni del Digital networks act e lancia la campagna #StopDNA con lo scopo dichiarato di “salvare l’Internet in Europa”.
A destare preoccupazione è la consultazione lanciata pochi giorni fa dalla Commissione europea da cui è trapelato qualche elemento del testo in arrivo e che, secondo Aiip, prefigura “un attacco diretto all’ecosistema europeo aperto e concorrenziale delle telecomunicazioni“.
“La consultazione sul Digital Networks Act lascia prevedere la futura impostazione del regolamento atteso per la fine del 2025 e che potrebbe segnare la fine dell’ecosistema delle comunicazioni aperte e concorrenziali”, si legge nella nota diffusa da Aiip, che intende far sentire la propria voce a livello europeo.
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Aiip sul Digital Networks Act: “A rischio Internet e la concorrenza”
Il Digital Networks Act (Dna), che dovrebbe vedere la luce a dicembre 2025, non costituirà una semplice revisione del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, ma “un completo ripensamento della politica industriale per il settore delle telecomunicazioni”, sottolinea Aiip, che ha un posizione critica anche sulla revisione del Codice “visto che è stato recepito pochissimi anni fa dagli Stati Membri”.
“Dietro a una consultazione solo apparentemente innocua, si rischia di mettere la parola fine a 30 anni di innovazioni, progresso nel settore Tlc e dire addio all’ecosistema di Internet per come lo conosciamo”, prosegue la nota. “Proprio per contrastare questo pericoloso disegno e fornire un’interpretazione completamente opposta alla narrativa a senso unico degli ex incumbent, Aiip ha lanciato la campagna #stopDNA: un appello a tutte le imprese della filiera e ai cittadini europei a far sentire la propria voce e a difendere l’indipendenza di Internet”.
Critiche al consolidamento delle Tlc: progresso o oligopolio?
Aiip prosegue: “Utilizzando parole solo all’apparenza neutre, oramai comuni nelle politiche di stampo europeo, quali semplificazione, competitività, efficienza e razionalizzazione si spiana la strada al consolidamento, dando così le telecomunicazioni in mano a tre/quattro grandi operatori. In altre parole, un salto indietro di 30 anni e un ritorno all’oligopolio, cancellando con un colpo di spugna il processo di liberalizzazione che nelle telecomunicazioni aveva effettivamente funzionato”.
Il Digital Networks Act si inserisce in un quadro di trasformazione che punta a rendere più competitiva l’Europa nel contesto globale delle telecomunicazion. L’obiettivo è favorire l’innovazione e l’investimento nelle infrastrutture digitali e dare una risposta alle sfide che da tempo ostacolano il settore, inclusi gli oneri normativi e la disparità tra operatori tradizionali e le grandi aziende tecnologiche.
La consultazione lanciata dalla Commissione europea sul Dna
La Commissione ha lanciato nei giorni scorsi una consultazione sul testo, cercando feedback dai vari attori del settore, inclusi gli operatori di telecomunicazioni, le aziende tecnologiche e altre parti interessate, inclusi gli internet provider come Aiip, per capire come strutturare al meglio una legislazione che favorisca la crescita dell’intero ecosistema digitale europeo. La scadenza per l’invio dei contributi è fissata all’11 luglio 2025 e la Commissione sta raccogliendo pareri su una serie di tematiche chiave che riguardano la regolazione delle reti digitali.
Il documento della Commissione Europea descrive una serie di aree chiave in cui il Digital Networks Act interverrà per modificare le dinamiche del settore delle telecomunicazioni. Le novità previste spaziano dalla semplificazione delle normative alla creazione di un ambiente più competitivo, con particolare attenzione all’armonizzazione delle autorizzazioni, alla gestione dello spettro radio e agli investimenti nelle infrastrutture in fibra ottica.
Un altro punto focale del Digital Networks Act è la creazione di un “level playing field” tra gli operatori di telecomunicazioni e le grandi aziende tecnologiche. Questo obiettivo include la promozione di accordi e collaborazioni tra i vari attori del mercato, in modo da consentire alle telco di competere ad armi pari con le aziende che dominano il mercato digitale. La proposta sembra, infatti, riprendere l’idea del “fair share”, una discussione già in corso da tempo, che mira a bilanciare il contributo delle big tech nel finanziamento delle infrastrutture digitali.