“Per colpa delle regole, le nostre aziende non hanno ritorno sull’investimento“. Lo ha detto Pietro Labriola, che ha partecipato in qualità di presidente di Asstel al Forum organizzato da Ansa. Analizzando le dinamiche del settore, Labriola ha innanzitutto ricordato che la filiera Tlc italiana impiega 200mila persone, vale il 6% del Pil e investe 7 miliardi di euro l’anno in infrastrutture. “Senza digitale non c’è economia nel nostro futuro”, ma, secondo il manager, attualmente sono in troppi “a dividersi la torta”, e senza ritorno non si reinveste.
Indice degli argomenti
Contrastare l’affollamento del mercato
Il primo nodo da sciogliere dunque è dunque quello “dell’affollamento del mercato. Normativamente c’è un numero magico secondo il quale meno di quattro operatori in ciascun stato europeo non ha senso”, ha detto Labriola. “Questo è uno dei temi che si stanno affrontando ultimamente: nessuno sta chiedendo di tornare a un contesto in monopoli, ma se ci guardiamo intorno e da tutte le altre parti il sistema funziona, le reti funzionano, migliora e si investe in tecnologia e da noi settori in crisi, qualcosa non va”.
A supporto della sua tesi, Labriola ha portato esempi concreti: “In Brasile il governo ha fatto un bando gara pagato poco con il compromesso di coprire tutto il Paese col 5G di nuova generazione entro il 2030. In UK si è passati da quattro a tre operatori in cambio dell’accelerazione di copertura 5G; in Germania sono state rinnovate delle frequenze, a titolo praticamente non oneroso, a fronte di un impegno a garantire la copertura. Noi ora dobbiamo privilegiare la politica industriale all’incasso immediato“.
Del resto, “lo stesso l’ex premier Draghi ha chiaramente indicato come un grave problema il fatto che non si prende una decisione e non si va davanti“, ma l’altro scoglio è la giurisdizione che nel digitale, e per chi fa impresa in quel settore, non è quella data dai confini nazionali. “Credo che sia un problema molto chiaro anche ai decisori politici e credo che sia anche convenienza per loro organizzare delle regole su questo fronte perché è un meccanismo che porta a un deflusso di risorse e anche a un decentramento della crescita di un Paese che forse richiede un minimo di organizzazione e regolamentazione”.
Le contrattazioni con il Ministero: i dossier sul tavolo
Labriola ha poi annunciato che i tavoli al Ministero delle Imprese e del made in Italy sulle Tlc potrebbero ripartire. “Nelle prossime settimane chiederemo nuovamente una riunione al ministro Urso per rivedere quello che è stato fatto e per accelerare”.
A questo proposito “stiamo interloquendo con il Ministero su tutta una serie di tematiche che vanno dal lavoro al fabbisogno energetico“, ha aggiunto Labriola, precisando che il fattore tempo, in questa partita, è determinante. Tra i temi urgenti sul tavolo c’è anche quello delle frequenze per il 5G. “Stiamo chiedendo di anticipare il rinnovo in modalità non onerosa a fronte di un commitment per recuperare il gap in termini di copertura” ha detto Pietro Labriola ricordando che le licenze scadranno nel 2029.
Labriola ha comunque ammesso di dover “spezzare una lancia in favore del sistema Paese Italia, nelle nostre interlocuzioni abbiamo avuto sempre la più ampia disponibilità al dialogo e una serie di problemi sono stati risolti anche grazie alla lungimiranza in alcune decisioni. Ho fatto l’esempio del Polo Strategico Nazionale, comunque l’accelerazione della copertura della fibra, alcuni voucher, si è discusso a varie riprese e si sta facendo qualcosa sul tema dell’energia. È chiaro che non è sufficiente, però una certa reattività e rapidità la riscontriamo certamente nelle tavole istituzionali“, ha precisato Labriola.
Anche rispetto alle trattative per il rinnovo del contratto delle Tlc Labriola si dice fiducioso. “Abbiamo visto nelle varie interlocuzioni un sindacato che più proiettato nel futuro e non nella preservazione del passato, un passato che non esiste più. Questo mi lascia ottimista sulla possibilità di avere un dialogo e cercare di arrivare a delle conclusioni. Tutti quanti ci stiamo rendendo conto che il mondo cambia, cambia per tutti”.
“Sarà un gioco non semplice ma fattibile: il recupero dei colleghi che sono in azienda con attività di reskilling e quindi di formazione e quello dei giovani” che portano nuove competenze. “Per farlo però tutti quanti dobbiamo avere in testa una cosa, il mondo per come è oggi ti chiede di rimetterci in gioco ogni giorno. Non è una scelta, è un obbligo. Chi non lo fa rimarrà fuori” conclude.
Rete unica, i sindacati contro la denuncia di Kkr alla Commissione europea
E a proposito di sindacati, il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale di Slc Cgil Riccardo Saccone puntano il dito contro la denuncia di Kkr alla Commissione europea di presunti aiuti di Stato, 4,5 miliardi di euro, concessi a Open Fiber per il progetto di cablaggio nazionale. La denuncia “rischia di allontanare sempre di più la realizzazione della rete unica in Italia. Denuncia che fa evidentemente il paio con il rifiuto che lo stesso fondo avrebbe espresso nei confronti della firma di un memorandum of understanding, proposto nei giorni scorsi da Cassa depositi e prestiti e Macquarie, entrambi azionisti di Open Fiber, per avviare un tavolo negoziale su un progetto comune concreto”, sostengono Gesmundo e Saccone.
”Non ci sorprende”, aggiungono i sindacalisti. “Come abbiamo sempre sottolineato, gli interessi di un fondo che ha l’obiettivo di generare profitti non possono che essere lontani anni luce dalle reali necessità del Paese, che per la definizione di una infrastruttura abilitante e resiliente necessita di strategie di sistema e investimenti pazienti. Quello che desta invece stupore è la disinvoltura con cui il governo, mentre dichiara di avere in mente il progetto della rete unica, e l’asso nella manica del Mef sarebbe quello di non abbandonare la via diplomatica nei confronti del fondo americano, continua a mettere in campo interventi schizofrenici riallocando risorse del Pnrr. Interventi che vanno anche in favore di tecnologie satellitari, ben sapendo che in alcun modo le prestazioni di queste ultime possono essere comparabili con quelle garantite dalla fibra”.
Per il segretario confederale della Cgil e il segretario generale Slc ”evitare la duplicazione degli ingenti investimenti per la copertura Ftth in Italia e ridurre i ritardi nella copertura di Internet ad alta velocità su rete fissa rispetto agli altri Paesi europei dovrebbe essere una priorità in un paese in cui solo il 70% circa delle famiglie italiane ha accesso alla banda larga ultraveloce contro una media europea dell’82%. Ma, come dicevamo, gli interessi in campo sono divergenti. E a pagare il conto”, concludono i sindacalisti, “sono ancora una volta cittadine e cittadini”.



































































