Per ora si tratta solo di un’indiscrezione, ma il mercato ha già dimostrato di prenderla molto sul serio: CK Hutchison starebbe valutando una potenziale alleanza tra la controllata italiana WindTre e Iliad. A rivelarlo è Reuters, che cita tre fonti vicine alla vicenda, secondo cui le due società avrebbero avviato una serie di colloqui preliminari su un possibile accordo.
Si tratterebbe dell’ennesimo tentativo (del resto già ipotizzato all’inizio del 2025) di consolidare il mercato nazionale delle telecomunicazioni, a vantaggio specialmente di Tim, che dopo la diffusione del rumor ha visto le proprie azioni salire del 5,8% in Borsa.
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Le ipotesi in campo sul deal
Attualmente, WindTre è il terzo operatore di rete mobile nella Penisola, con una quota di mercato del 24%, mentre Iliad è al quarto posto con quasi l’11% ( dati AgCom). Iliad ha dichiarato di aver valutato le sue attività italiane a 4,45 miliardi di euro, compreso il debito e le efficienze post-fusione, nel dicembre 2023, quando presentò un’offerta per Vodafone Italia. In base a quanto riporta Reuters, l’unità italiana di Iliad avrebbe un valore superiore a 3 miliardi di euro su base autonoma, e “l’accordo potrebbe essere strutturato come una joint venture”, ha affermato una delle fonti.
Sempre secondo l’indiscrezione, un’altra opzione potrebbe vedere WindTre acquisire le attività italiane di Iliad e pagare il suo proprietario, Xavier Niel, con azioni della futura entità quotata in borsa delle attività europee di telecomunicazioni di CK Hutchison, che a marzo aveva avviato i preparativi per scorporare le sue attività globali di telecomunicazioni, un business che potrebbe avere un valore compreso tra 11 e 17 miliardi di euro.
Il tutto, in ogni caso, dovrà integrarsi con le logiche che hanno sempre contraddistinto le strategie di Iliad: gli investimenti devono generare vantaggi industriali e qualunque joint venture non può portare a posizioni di minoranza.
I nuovi rapporti di forza del mercato italiano
A prescindere dalle modalità di fusione, un deal di questa portata ridurrebbe il numero di operatori di telefonia mobile in uno dei mercati delle telecomunicazioni europei più devastati dalla guerra dei prezzi. Si passerebbe da quattro a tre player, con il nuovo soggetto in possesso della maggiore quota di mercato, circa il 36%, superando Fastweb + Vodafone, al 30%, e lasciando Tim, con il 26,6%, in terza posizione: proprio per via di questo netto cambiamento, un eventuale operazione sarebbe sottoposta “a un esame sia normativo che politico”, hanno precisato due delle persone sentite da Reuters.
L’ingresso dell’operatore mobile low cost francese nel mercato italiano nel 2018, del resto, era parte integrante delle misure antitrust previste dall’Ue per autorizzare la fusione di 3 Italia con Wind nel 2016. Le condizioni imposte dalla Commissione europea hanno di fatto impedito a Wind Tre di concludere qualsiasi accordo per l’acquisizione di Iliad almeno fino al 2026. Per Iliad sarebbe invece l’occasione di mettere a segno un deal da tempo cercato per consolidare la posizione sul mercato tricolore: dopo aver cercato di acquisire Vodafone Italia (passata poi a Swisscom, e quindi a Fastweb), nel 2024, la società francese ha dovuto rinunciare al merger con le attività di Tim all’inizio di quest’anno.
L’analisi di Intermonte: possibili impatti anche sulle tower company
Secondo l’analisi della banca di investimento Intermonte, si tratta di indiscrezioni nel complesso positive, che dovrebbero rilanciare l’appeal speculativo anche su Tim. Intermonte sottolinea che un’eventuale operazione WindTre–Iliad porterebbe a un riequilibrio del mercato da quattro a tre operatori, con benefici anche per il gruppo guidato da Pietro Labriola (il quale si è più volte detto a favore del consolidamento del mercato) che ne risulterebbe beneficiaria passiva, senza dover assumere rischi di natura antitrust. Per Tim, inoltre, si profilano maggiori probabilità di integrazione con Poste Italiane: in particolare, la fusione WindTre–Iliad potrebbe agevolare un’operazione di consolidamento Poste Mobile.
L’operazione presenta del resto elementi di buona complementarità, e nessun rischio di concentrazione di spettro: “a differenza di WindTre, Iliad possiede spettro nella banda 700 MHz; inoltre, a livello tecnologico, le due società sono già partner nella joint venture Zefiro e hanno storiche e solide relazioni commerciali”, dicono gli analisti di Intermonte.
Riguardo all’ipotesi della cessione delle attività di Iliad, Intermonte ritiene “più probabile che Iliad sia venditore in un’eventuale combinazione con WindTre, poiché l’uscita dal mercato italiano (dove non genera cassa considerando anche i costi per lo spettro) libererebbe risorse da reinvestire in Francia, dove potrebbe acquisire parte degli asset di Sfr”.
Intermonte ricorda poi che Iliad è stata remedy taker nella fusione WindTre, quindi un’eventuale fusione con WindTre richiederebbe un cambio di approccio radicale da parte della antitrust Ue. “L’Antitrust potrebbe, in questo contesto, privilegiare misure correttive di natura comportamentale (garanzia di accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture) piuttosto che strutturale (cessione di spettro o asset a nuovi entranti”.
Rispetto all’impatto di un’eventuale fusione sul mercato delle torri, Intermonte stima un’esposizione di Inwit verso Iliad marginale, mentre per Cellnex le conseguenze potrebbero risultare più significative, visto che il gruppo è storicamente esposto su entrambi gli operatori. “Un eventuale deal ridurrebbe la dinamicità del mercato, dato il ruolo di Iliad come principale driver della nuova domanda di ospitalità, ma una maggiore solidità finanziaria post-fusione potrebbe favorire investimenti e ritorni più elevati, con benefici indiretti per le tower company nel lungo periodo”.



































































