LA CRISI

Call center, System House ed Heritage in gara per comprare Abramo

Entra nel vivo la partita dell’acquisizione del gruppo che attualmente occupa circa 4mila persone: la società guidata da Silipo promette di tutelare il perimetro occupazionale. Istanza di affitto per l’intero complesso aziendale con opzione di acquisto per il fondo irlandese

Pubblicato il 08 Feb 2021

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Partita a due per l’acquisizione di Abramo. Il Gruppo attivo nella customer care, che attualmente occupa 4mila persone – oltre mille solo in Calabria – e che ha presentato a novembre una richiesta di concordato al Tribunale di Roma, ha ricevuto due offerte. La prima è quella del fondo irlandese Heritage che ha depositato l’istanza per l’affitto dell’intero complesso aziendale con opzione di acquisto. Gli irlandesi puntano a far confluire Abramo Customer in un veicolo societario “We care 4you” a sua volta controllato dalla 4you Italia. Il 51% sarà riconducibile al fondo irlandese ed il 49% all’imprenditore Paul Manfredi ceo di 4you Italia.

E’ invece arrivata oggi la proposta di System House che  ha depositato presso il Tribunale di Roma un piano per l’acquisto della holding.

“Prossimamente – afferma l’Ad di System House Agostino Silipo – incontrerò i sindacati per esporre il piano industriale che prevede la salvaguardia di tutti i perimetri occupazionali delle società coinvolte”. System House, che quest’anno compie 40 anni, ha un capitale sociale interamente versato di 5 milioni di euro, conta oggi in Italia 2.200 dipendenti e 10 sedi.

“Le trattative con la società Abramo erano già in corso prima del deposito del concordato –  precisa Silipo – Non ci sono mai stati né termini perentori né solleciti per l’offerta. Pertanto mi affido fiducioso alle decisioni del Tribunale di Roma”.

Abramo Customer Care, società fondata a Crotone nel 1997 con la denominazione originaria di Datel fornisce servizi di call center ed attività di back office in Italia per il Comune di Roma, per Tim, per Enel e Vodafone. Ad inizio 2019 occupava all’inizio del 2019 circa 4mila persone, di cui circa 1900  nella sola sede di Crotone, tra dipendenti a tempo indeterminato e precari. A causa della riduzione dei volumi delle commesse, non sono stati rinnovati circa 700 contratti di lavoro ad altrettanti precari, motivo per cui da allora è in atto una vertenza approdata nelle competenti sedi regionali e nazionali.

Lo scorso settembre la società ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali una procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 107 dipendenti a tempo indeterminato, tutti impiegati presso l’unità di Crotone, e a novembre ha presentato presso il Tribunale civile di Roma un’istanza di concordato preventivo che i dipendenti e i sindacati temono sia l’anticamera del fallimento, che metterebbe a rischio il futuro occupazionale di tutti i dipendenti.

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