LO STUDIO DELLLA BEI

5G, sul venture capital gap Europa-Usa da 6,6 miliardi l’anno

Al palo i finanziamenti alle Pmi e startup innovative. Colpa anche dell’insufficiente awareness sulle potenzialità della nuova tecnologia. Occorre spingere sui fondi pubblici e regole omogenee pro-investimenti

Pubblicato il 23 Feb 2021

5G- Bei

L’Europa rischia un grave ritardo sul 5G a causa dell’insufficienza di investimenti in startup digitali capaci di liberare il pieno potenziale delle innovazioni offerte dalla nuova tecnologia mobile. Lo afferma uno studio condotto dalla Banca europea degli investimenti (Bei) e dalla Commissione europea.

L’Europa deve fare molto di più sul fronte investimenti perché i nostri concorrenti corrono veloci. Il gap tra Europa e Stati Uniti è particolarmente significativo: in termini di venture capital verso l’ecosistema innovativo del 5G il divario si colloca tra i 4,6 miliardi e i 6,6 miliardi di euro annui.

Questo gap negli investimenti in Pmi e startup rappresenta uno dei grandi ostacoli alla rapida evoluzione del 5G in Europa e rischia di lasciarci nelle retrovie della corsa al 5G. Lo scenario è reso più incerto dalla pandemia che ha aumentato la velocità della digitalizzazione nel mondo, mentre l’Europa fatica a tenere il passo.

Indietro sul venture capital

Lo studio della Bei viene presentato come la prima analisi completa sul livello di preparazione dell’Europa a finanziare la transizione tecnologica, industriale e di innovazione su vasta scala portata dal 5G.  La readiness è insoddisfacente sia a livello di programmi pubblici che di interventi privati.

Il gap più ampio si misura nella fase di angel investment e venture capital. Ma il divario esiste anche negli investimenti per lo scale-up e rallenta la crescita delle startup già avviate.

Secondo lo studio gli investitori tendono a non dare priorità al finanziamento delle imprese innovative del 5G perché le percepiscono come fortemente rischiose: la domanda è incerta e la dipendenza da controparti o dall’ecosistema è forte. Inoltre, molti investitori non comprendono pienamente le tecnologie e i modelli di business più innovativi e si rivolgono a imprese o tecnologie dal profilo “noto”. Per esempio, la propensione a fornire sostegno alle applicazioni IoT per l’agricoltura è molto maggiore di quella a finanziare la NarrowBand IoT e il 5G.

La promessa del Corporate VC

Poiché le Pmi giocheranno un ruolo fondamentale nell’ecosistema 5G è essenziale che l’Europa agisca subito per aiutarle a produrre un impatto e a guidare l’innovazione nel 5G. Occorre mobilitare risorse sia pubbliche che private, specialmente in partnership, esattamente come hanno fatto le regioni del mondo che ci superano: Stati Uniti e Cina.

Per attrarre più investimenti privati di venture capital a sostegno delle applicazioni legate al 5G un ruolo importante può essere svolto, secondo la Bei, dal corporate venture capital (Cvc).  Al contrario della maggior parte dei capitalisti di ventura, i finanziamenti messi a disposizione dalle grandi aziende mostrano un chiaro interesse verso il 5G, soprattutto se in linea col business e le strategie di gruppo. Per esempio, molte telco sono attive nel campo del  5G Cvc viste le ovvie potenziali sinergie. Anche aziende della manifattura avanzata, dell’aerospazio e dell’agricoltura sono interessate agli innovativi casi d’uso della nuova tecnologia mobile.

Quattro raccomandazioni per un ecosistema 5G inclusivo

La Bei sottolinea che non esistono attualmente a livello europeo dei programmi dedicati esclusivamente al finanziamento dei progetti innovativi sul 5G. Il 5G potrebbe dunque diventare una delle aree al centro del Multiannual financial framework (Mff), il budget Ue a lungo termine (2021-2017). Questo aiuterebbe a mobilizzare il sostegno del mercato ai diversi livelli di sviluppo delle imprese innovative e su diversi canali di funding.

La prima azione raccomandata dallo studio è di aumentare le risorse pubbliche in grado di incanalare ulteriori risorse private verso le imprese innovative.

La seconda raccomandazione della Bei è di coinvolgere tutti gli stakeholder anche in ambiti diversi dal finanziamento, facendo leva sulla domanda (in cui l’Europa può contare su un forte mercato delle infrastrutture 5G) e sul trasferimento di conoscenze.

La terza azione raccomandata è di colmare le lacune informative sul 5G che rendono diffidenti gli investitori e ostacolano l’accesso delle startup ai programmi di finanziamento esistenti.

La quarta raccomandazione è di natura politica: creare un contesto pro-innovazione su scala europea. Questo vuol dire rendere omogenee le regole e i programmi di investimento per consentire la scalabilità delle imprese 5G in Europa.

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