MONETA VIRTUALE

Bitcoin, le banche Usa temono truffe

Gli istituti di credito d’oltreoceano sempre più recalcitranti nell’apertura di conti e nella concessione di finanziamenti alle aziende che usano la moneta virtuale. Temono di essere coinvolti in casi di riciclaggio o in altre attività illegali

Pubblicato il 23 Dic 2013

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Per chi ha investito in Bitcoin e vuole convertirte in denaro i propri guadagni la strada negli Stati Uniti è piena di ostacoli: le banche e le società di credito, infatti, sono sempre più recalcitranti ad aprire conti o autorizzare servizi finanziari a chi ha scelto di fare affari con l’utilizzo della moneta digitale, temendo di risultare coinvolte a propria insaputa in riciclaggio di denaro o altre attività illegali. A riportare la notizia è il Wall Street Journal, che offre anche un quadro di come chi lavora con Bitcoin potrebbe tentare di aggirare questo genere di ostacoli, ad esempio facendo sparire le diciture “bit” o bitcoin” dalla propria ragione sociale. “Questo – afferma Patrick Murk, consigliere generale della Bitcoin Foundation – sta causando un collo di bottiglia nel settore, dal momento che le società devono potere aprire conti correnti bancari in modo da potere costruire un’infrastruttura legata a Bitcoin“.

La valuta virtuale, nata utilizzando algoritmi telematici e scambiata online tra gli utenti che la usano come investimento o per comprare, dove possibile, beni, ha vissuto un momento di grande crescita e diffusione da quando, quattro anni fa, è stata coniata. Il prezzo della moneta virtuale è molto volatile, essendo passato dai 20 dollari di inizio anno a più di 1.100 dollari, salvo attestarsi ultimamente sui 630. Nelle ultime settimane Bitcoin, che è al vaglio dell’Ue, ha ricevuto “bocciatura bipartisan”, da quella di Apple a quella del Governo cinese.

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