L’Europa ha deciso di mettere ordine nel proprio cielo. Dopo anni di frammentazione industriale e di dipendenza tecnologica da operatori extraeuropei, il progetto Bromo – la newco nata dall’accordo tra Leonardo, Thales e Airbus – rappresenta la più ambiziosa iniziativa per la sovranità spaziale del Vecchio Continente.
La sfida è chiara: creare un “campione europeo” dello spazio, capace di competere con colossi globali come SpaceX e la sua costellazione Starlink. Non si tratta solo di satelliti o infrastrutture orbitali, ma del controllo dei flussi di dati che alimentano la nuova economia digitale. Dalle comunicazioni sicure alla gestione delle emergenze, dal monitoraggio ambientale alle reti 5G e all’intelligenza artificiale, lo spazio è ormai una risorsa economica e strategica imprescindibile.
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Un nuovo asse industriale europeo
Con 25mila dipendenti e un fatturato iniziale di circa 6,5 miliardi di euro, la nuova realtà integrerà le principali divisioni spaziali delle tre aziende: Space Systems e Space Digital di Airbus, la Space Division di Leonardo e le partecipazioni di Thales in Thales Alenia Space e Telespazio.
L’obiettivo è semplice quanto rivoluzionario: un’unica piattaforma europea per la progettazione, la produzione e la gestione dei sistemi spaziali, lasciando a singoli player la parte dei lanci.
Per le imprese europee, questa è una svolta di stabilità e innovazione. I Cio e i Chief Data & Analytics Offricer potranno contare su dati satellitari più affidabili e accessibili, fondamentali per alimentare modelli di intelligenza artificiale e piattaforme cloud. Per i governi, significa autonomia strategica in settori cruciali come la difesa, le comunicazioni e la sicurezza dei confini digitali.
Sovranità dei dati: il nuovo pilastro dell’Europa digitale
Nel contesto geopolitico attuale, il controllo delle infrastrutture spaziali coincide con il controllo dell’economia dei dati. Il progetto Bromo non è solo un investimento industriale: è una dichiarazione politica.
Significa voler restituire all’Europa la capacità di governare il proprio cyberspazio, senza dipendere da reti satellitari statunitensi o asiatiche. È la risposta industriale alla crescente consapevolezza che l’autonomia digitale passa dallo spazio.
Come hanno sottolineato i tre ceo – Guillaume Faury (Airbus), Roberto Cingolani (Leonardo) e Patrice Caine (Thales) – “questa nuova società rappresenta una svolta epocale per l’industria spaziale europea”, capace di “accrescere la competitività e garantire l’autonomia tecnologica e industriale dell’Europa nei domini strategici dello spazio”.
Un equilibrio delicato
La strada però non è priva di ostacoli. Il nuovo gruppo, la cui operatività è prevista per il 2027, dovrà affrontare sfide complesse: l’integrazione di culture ingegneristiche diverse, la gestione di una governance equilibrata (con Airbus al 35% e Leonardo e Thales al 32,5% ciascuna), e il via libera delle autorità regolatorie europee.
Se il progetto riuscirà, Bromo potrà diventare l’architrave della sovranità spaziale europea e, con essa, della sovranità digitale. Perché oggi più che mai, chi controlla i dati controlla il futuro – e i dati arrivano dallo spazio.



































































