IL REPORT

Business data driven, sicurezza e formazione i nodi da sciogliere

Studio Hpe Aruba: customer experience, efficienza e innovazione dei prodotti non ancora potenziati dalla gestione dati per le aziende dell’area Emea. Carenze nei sistemi e nelle infrastrutture e security non adeguata fra le cause principali

Pubblicato il 15 Mag 2020

L. O.

Cambridge-Analytica-dati-data

Valore dei dati per il business, si può fare di più. Per i responsabili IT e ingegneri di rete delle aziende dell’area Emea i sistemi enterprise non sfruttano ancora in pieno i dati in maniera olistica, in real-time e per orientare i processi decisionali. Emerge dallo studio Hpe Aruba – dal titolo Data to Decisions: A Rulebook to Unlock the Power of your Data – che identifica i punti fondamentali per risolvere le criticità e supportare le aziende per ottenere risultati migliori dai dati in possesso.

Secondo il report tra le maggiori opportunità offerte da una gestione strutturata vengono identificati la capacità di garantire migliori customer experience, l’aumento dell’efficienza e l’innovazione dei prodotti. Allo stesso tempo, gli intervistati hanno evidenziato carenze nei sistemi e nelle infrastrutture esistenti che potrebbero rappresentare un limite a tali opportunità.

Fra le potenzialità inespresse il potenziamento della sicurezza (63%), la realizzazione di una maggior quantità di analisi in real-time (55%), la possibilità di prendere più decisioni sulla base dei dati stessi (55%) e il miglioramento del collegamento dei dati con le principali funzioni di business (45%).

La mancanza di competenze adeguate all’interno delle aziende è ulteriore tema cruciale. Oltre un terzo degli intervistati afferma che “non disporre delle conoscenze necessarie per gestire l’esplosione dei dati” è una delle problematiche più diffuse. Il 28% ammette la preoccupazione che “i dipendenti non si allineino alle policy relative ai dati”.

Per accrescere competenze, capacità e conoscenze, lo studio consiglia alle aziende di garantire un’offerta formativa specifica ai dipendenti con approfondite conoscenze verticali, quindi, nominare un Chief Data Officer con la responsabilità di organizzare ed estrarre valore dai dati e, infine, creare gruppi per la data governance che includano responsabili decisionali provenienti da tutte le principali funzioni aziendali, assicurandosi che le rispettive esigenze si riflettano nella strategia e nella gestione dei dati.

“La maggior parte delle risorse più preziose si trova all’interno di un’azienda – dice Tom Chatfield, tech-philosopher che ha collaborato alla stesura dello studio -. Migliorare le competenze del personale affinché possa interloquire con gli informatici e utilizzare Api è spesso molto più utile che chiedere a un laureato in informatica di acquisire rapidamente la comprensione di un settore per lui nuovo”.

Gestione dati per sicurezza e compliance

Gli intervistati riconoscono che uno dei principali obiettivi da raggiungere è la sicurezza dei dati e che rappresenta anche una delle più grandi incertezze per il futuro. Due tra le prime tre preoccupazioni espresse sono, infatti, collegate alla sicurezza o alla compliance: il 21% teme soprattutto di cadere vittima degli hacker e il 12% ha paura che la propria azienda possa essere sanzionata secondo le norme del Gdpr.

Il report include raccomandazioni in merito al processo di miglioramento e potenziamento della sicurezza, tra cui la necessità per le aziende di classificare i dati secondo differenti livelli di rischio, attuare piani di emergenza nel caso in cui si verifichi una violazione e offrire ai dipendenti un aggiornamento costante sugli scenari attuali per migliorarne la consapevolezza dei rischi.

“Ora che dati e decisioni sono sempre più orientati verso l’edge delle reti – dice Morten Illum, VPp Emea di Aruba – le aziende devono essere sicure che i propri sistemi e i propri processi siano pronti a sostenere questa sfida. Le aziende devono migliorare le competenze e formare le persone, implementare strutture di governance efficaci e concentrarsi sulla sicurezza dei dati. L’emergenza sanitaria in corso rende queste tematiche ancora più importanti, in particolare in relazione all’home working, ormai diventato normalità; eppure, in un momento in cui gli attacchi alla cybersicurezza diretti contro i singoli individui sono in aumento, il wifi usato dai consumatori manca di importanti funzionalità di sicurezza”.

“I dipendenti sono l’ultimo anello in materia di sicurezza – dice il futurologo Andrew Grill che ha collaborato alla ricerca –. Per quanto si possano avere a disposizione i migliori firewall e le migliori Vpn, è sufficiente che una persona conservi una copia del file con le password di Gmail e che un hacker riesca a entrarci per vanificare tutto quanto è stato fatto fino a ora”.

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