RIFORMA

Canone Speciale Rai, dopo il caos il governo spinge per la riforma

Il governo spinge sulla riforma all’indomani del caos-bollettini sulla tassa speciale. Il sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini: “Servono misure per superare il canone”. Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico: “Stiamo lavorando per introdurre equità, certezza di risorse e superamento dell’evasione”

Pubblicato il 30 Giu 2014

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Il caos sul Canone Speciale Rai è stato un “pasticcio comunicativo” ma “chi non è tenuto a pagare non paga”, ha precisato oggi il sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini, mentre Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, ha aggiunto: “È la conferma che serve una riforma radicale del canone Rai”. Proposta di riforma che, a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, sarebbe già sul tavolo del Mef.

I due esponenti politici sono intervenuti sulla questione del Canone Speciale Rai, quello dovuto dalle attività professionali che consentono l’utilizzo di apparecchiature televisive ai clienti all’interno dei propri locali, quali per esempio alberghi e ristoranti. Questione scoppiata nei giorni scorsi dopo che in varie parti d’Italia titolari di imprese avevano ricevuto un bollettino Rai con la richiesta del pagamento, spesso per importi di diverse centinaia di euro.

“La comunicazione arrivata a milioni di partite Iva – ha ammesso Legnini – si poteva fare meglio. Si poteva essere più chiari e precisi, individuando meglio i destinatari”. Il riferimento è ai bollettini inviati “a pioggia” in varie parti d’Italia, da Como a Genova alla Toscana, non solo a strutture recettive che offrono volontariamente alla propria clientela la visione delle trasmissioni Rai, ma anche a titolari di negozi, studi professionali e vari tipi di impresa ritenuti in possesso di “uno o più apparecchi atti o adattabili – quindi muniti di sintonizzatore – alla ricezione delle trasmissioni televisive, indipendentemente dall’uso al quale gli stessi vengono adibiti”. Molti di questi esercenti o imprenditori che possiedono un computer per lavorare si sono a quel punto sentiti chiamati in causa, seppure a torto.

“Questa cosa va corretta – ha detto Legnini – Non è esemplare la chiarezza ma nella comunicazione c’è indicato che chi non è tenuto a pagare perché non dispone di apparecchi di quel tipo può compilare il modulo e dichiarare che non è tenuto a farlo. Se uno per esempio ha un telefonino adibito alla ricezione radio? Non è tenuto a pagare, assolutamente no – dice Legnini – altrimenti sarebbero tutti tenuti a pagare. Credo che questo pasticcio, più comunicativo che non impositivo, non si doveva determinare ma non è un’estorsione, non sorpassiamo certi limiti. Capisco la rabbia degli imprenditori, sono persone che lavorano e alle quali non dobbiamo far perdere tempo, ma se il soggetto non ha uno di questi apparecchi non paga. Punto”.

Legnini poi ha parlato del canone Rai in generale: “Nel tempo questa imposta è stata ritenuta sempre più odiosa, anche a fronte dell’evoluzione del mercato televisivo, dall’altro lato però c’è una grande evasione da combattere. Io credo si debbano valutare misure che possono aiutare a superare il canone, non è una cosa semplice visto che il gettito stimato è di 1,7 miliardi l’anno. Se si arrivasse all’abolizione totale e se vogliamo continuare a mantenere il servizio pubblico in Rai, dobbiamo trovare quei soldi”. Legnini si è detto scettico nel legare il canone alla bolletta: “Sono perplesso. La bolletta potrebbe essere uno strumento più efficace come riscossione, però noi dobbiamo ridurre gli importi delle bollette elettriche. Se carichiamo lì il canone, la percezione è che il totale della bolletta aumenta. E non è solo un fatto di sensazione. Per cui io sono molto perplesso”.

“Dopo quello che è successo – ha aggiunto Giacomelli – sono ancora più convinto che occorra una riforma radicale del canone: abbiamo ereditato un sistema che fa oscillare continuamente la percezione di ogni iniziativa dal vessatorio verso i cittadini al tollerante nei confronti degli evasori. Non intendiamo lasciare così le cose a chi verrà dopo: la riforma cui stiamo lavorando vuole introdurre una modalità del tutto nuova che, sfuggendo a vessazione e impotenza, introduca equità, certezza di risorse e superamento dell’evasione”.

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