L’Unione Europea si trova oggi di fronte a una sfida cruciale: la difesa della propria sovranità digitale. Secondo Cigref, l’80% della spesa europea per software e servizi cloud professionali – pari a 265 miliardi di euro – confluisce verso aziende americane. Una situazione di forte squilibrio che rappresenta una perdita di controllo su strumenti diventati indispensabili per l’autonomia strategica, la continuità economica e la sicurezza nazionale.
“Questa dipendenza non è più sostenibile: occorre agire con decisione, mettendo in sicurezza lo scambio di dati, sviluppando infrastrutture certificate, padroneggiando le tecnologie di crittografia e rafforzando la governance collettiva sui dati”, afferma Pierre-Yves Hentzen, Presidente e ceo di Stormshield.
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Rischi crescenti per l’Europa
La mancanza di sovranità tecnologica espone i Paesi europei a conseguenze pesanti: dipendenza da fornitori stranieri, aumento dei costi fino al 4.000% per componenti critici, vulnerabilità dovute a materie prime e catene del valore, rischio di spionaggio e persino ingerenze.
Le minacce alla cybersicurezza sono particolarmente gravi: i dati di imprese e istituzioni europee – anche in settori sensibili come difesa, energia e industria – sono soggetti a normative extraeuropee come il Cloud Act statunitense, con impatti diretti su sicurezza, competitività e autonomia strategica.
La risposta europea
Per contrastare questa situazione, l’Unione Europea ha avviato una strategia fondata su diversi assi d’intervento. Dal punto di vista normativo, strumenti come il Gdpr, il Cyber Resilience Act e lo schema di certificazione europea EUCC pongono le basi di un’economia digitale sovrana. La cooperazione tra Stati membri permette inoltre di condividere informazioni e standard comuni, migliorando la capacità di risposta agli incidenti. Parallelamente, la Commissione Europea ha previstolo stanziamento di oltre 7,3 miliardi di euro nel programma Horizon Europe 2025, di cui 1,6 miliardi destinati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, per sostenere ricerca e innovazione in settori chiave come cybersicurezza, cloud e calcolo quantistico.
“L’Europa sta muovendo passi importanti, ma troppo spesso si ferma agli annunci. Non basta parlare di ‘campioni europei’, servono azioni concrete e misure più assertive, ad esempio la valutazione di una preferenza per soluzioni europee negli appalti pubblici”, sottolinea Hentzen.
Scelte sovrane e consapevoli
Le imprese e le istituzioni europee sono chiamate a fare scelte sovrane per mantenere il controllo sui dati e ridurre i rischi geopolitici e tecnologici. Ciò significa adottare soluzioni conformi agli standard europei, bilanciando in modo consapevole criteri di sicurezza, interoperabilità e tracciabilità dell’origine. A tale fine le certificazioni di cybersicurezza rilasciate da autorità europee come l’Anssi in Francia hanno una rilevanza sostanziale. Queste certificazioni garantiscono fiducia attraverso audit completi del codice sorgente, verifiche contro backdoor, test di robustezza e controllo di tutta la catena di produzione.
Investire nelle competenze europee
Ma non solo. Per rafforzare la sovranità digitale, è essenziale investire in partnership tecnologiche, supportare università e start-up, formare e trattenere talenti digitali in Europa con programmi adeguati e salari competitivi. Al tempo stesso, la protezione dei valori europei – dalla privacy all’etica dell’IA – può trasformarsi in un vantaggio competitivo su scala globale.
“Di fronte a tensioni geopolitiche crescenti e minacce digitali sempre più complesse, la sovranità digitale deve diventare il cuore delle decisioni europee in materia di innovazione e regolamentazione”, conclude Hentzen. “Solo così potremo costruire basi solide di fiducia, sicurezza e indipendenza per il futuro dell’Europa.”