IL CASO

Cloud, il Pentagono pronto a rinunciare a Jedi a causa del “duello” Amazon-Microsoft

Il colosso di Bezos ha fatto ricorso e la commessa è bloccata da un anno e mezzo. La causa rischia di proseguire per mesi. Redmond: “Sarebbe deleterio”

Pubblicato il 11 Mag 2021

Patrizia Licata

pentagono

Il Pentagono sarebbe pronto a rinunciare definitivamente al progetto Jedi, il contratto da 10 miliardi di dollari per rinnovare l’infrastruttura tecnologica del dipartimento della Difesa americano con il cloud computing.

Jedi (Joint enterprise defense infrastructure) è divenuto uno dei contratti cloud più contestati: la gara è stata vinta nel 2019, a sorpresa, da Microsoft, scelta al posto di Amazon, considerata il candidato più papabile. La decisione, secondo Amazon, è stata influenzata da motivazioni politiche, vista l’ostilità dell’allora presidente Donald Trump nei confronti di Jeff Bezos.

Amazon ha di conseguenza presentato ricorso contro la commessa e ha dato il via a un lungo contenzioso da cui ora il Pentagono, secondo il Wall Street Journal, vorrebbe sfilarsi invalidando l’intero contratto.

Una battaglia legale senza fine sarebbe “deleteria”

Dopo le proteste di Amazon il Pentagono ha condotto un’estesa analisi del processo di gara per Jedi ma ha confermato l’assegnazione del contratto a Microsoft. L’azienda di Bezos ha annunciato a quel punto di essere pronta a proseguire con la battaglia legale, definendo le conclusioni del dipartimento della Difesa “un tentativo di validare una decisione falsata, influenzata e politicamente corrotta”.

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Lo scorso mese un giudice federale ha accolto il ricorso di Amazon e la tesi secondo cui l’amministrazione Trump avrebbe interferito nella scelta del Pentagono.

Ora Microsoft si dice pronta a lavorare per il Pentagono su Jedi, ma ammette che la battaglia legale è un danno.

“Siamo d’accordo con il dipartimento della Difesa e il dipartimento di Giustizia: una causa senza fine sarebbe deleteria e ha già causato ritardi nel fornire questa tecnologia ai membri delle forze militari”, è la dichiarazione di Redmond riportata da Reuters.

Aws, la divisione cloud di Microsoft, ha ribadito la sua posizione: il contratto Jedi è stato assegnato a Microsoft a causa di “improprie pressioni” da parte dell’ex presidente degli Stati Uniiti.

Contratto cloud bloccato da un anno e mezzo

La commessa decennale Jedi è stata assegnata a Microsoft dal governo Usa a fine ottobre del 2019. Amazon ha fatto immediatamente ricorso denunciando interferenze politiche sul regolare esito della gara e sostenendo di essere stata discriminata. Il giudice federale ha accolto la tesi di Amazon e ha bloccato la fornitura dei servizi cloud da parte di Microsoft “fino a ulteriore ordine del tribunale”.

Lo stesso dipartimento della Difesa Usa si è dovuto rivolgere a un giudice per ottenere il permesso a riconsiderare alcuni elementi della commessa e riesaminare le proposte dei diversi candidati. Ha quindi confermato l’assegnazione a Microsoft ma quest’anno un giudice ha accolto il nuovo ricorso di Amazon.

Storia di una lunga controversia

Jedi prevede lo storage in cloud di una grande mole di dati riservati e nasce con l’obiettivo di velocizzare e semplificare le comunicazioni con le forze armate statunitensi dislocate nelle diverse aree geografiche, anche grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la messa a punto delle operazioni e per accrescere le potenzialità dell’esercito usa nelle aree in cui è impegnato. Una strategia, secondo quanto spiegato dal Pentagono, utile a rendere più grande il vantaggio tecnologico delle forze armate Usa sugli avversari.

Amazon è apparsa fin dall’inizio come la candidata più probabile a ottenere l’appalto cloud. La Difesa Usa aveva segnalato di desiderare un fornitore unico piuttosto che dover integrare tecnologie di più provider per assicurarsi un’implementazione rapida e omogenea. Questo ha messo Amazon e il suo cloud in una corsia preferenziale. Il fatto di gestire già una parte del cloud della Cia nel territorio degli Stati Uniti era un vantaggio ulteriore per Aws. Ma i concorrenti – in gara inizialmente c’erano anche Oracle, Ibm e Google, poi la rosa si è ristretta ad Amazon e Microsoft – si sono lamentati di termini di gara disegnati, a loro dire, esattamente per favorire l’azienda di Bezos.

Le accuse di conflitto di interesse e pregiudizio della gara arrivate dai rivali di Amazon hanno finito con l’attrarre l’attenzione del presidente Donald Trump, che ad agosto 2019 ha chiesto di mettere la gara in stand-by e di rivedere termini e procedure. Alla fine, con un esito inatteso, il Pentagono ha assegnato il contratto a Microsoft.

Amazon ha subito denunciato come “improprio” l’intervento diretto di Trump nel processo di gara e affermato che la perdita dell’appalto è dovuta alla nota ostilità del presidente americano contro Jeff Bezos, la sua azienda del commercio elettronico e la testata che possiede, il Washington Post, fortemente critica verso l’amministrazione Trump.

La controversia appare lontana dal trovare una soluzione e il Pentagono – nel frattempo inserito in un nuovo governo guidato dal presidente Democratico Joe Biden – sarebbe intenzionato a prendere il caso in mano e a mettere la parola fine.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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