IL CONTRATTO

Sgambetto ad Amazon, Microsoft porta l’intelligence Usa su Azure

Il colosso di Redmond per la prima volta può fornire al governo americano anche la piattaforma cloud, oltre ai tradizionali prodotti software. Il Pentagono ha aperto la gara per un cloud provider: AWS è in pole position ma Microsoft vuole una fetta della torta

Pubblicato il 21 Mag 2018

Patrizia Licata

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Microsoft porta a casa un contratto con il governo Usa per fornire soluzioni di cloud computing alle agenzie di intelligence e scalda i motori: vuole competere con la numero uno Amazon Web Services e conquistare almeno una fetta della maxi-fornitura decennale di servizi cloud messa in gara dal dipartimento della Difesa e ancora non assegnata.

L’accordo che il colosso di Redmond porta a casa oggi è parte del rinnovo di un contratto preesistente tra l’Office of the Director of National Intelligence e il gruppo dell’IT Dell che ha Microsoft come sub-contractor per il governo federale. Negli anni scorsi Redmond vendeva i tradizionali prodotti software, ma ora, per la prima volta, potrà includere la suite per il cloud Azure nella versione studiata appositamente per il governo americano: i dati sono conservati in database distribuiti in otto regioni geografiche e la piattaforma è in grado di distinguere le informazioni in livelli diversi di “riservatezza” (come fa anche il cloud di Amazon).

Microsoft ha riferito che il contratto ha un valore “di centinaia di milioni di dollari” e rappresenta “un risultato molto importante” per l’azienda e “una presa di coscienza” da parte dell’intelligence Usa. “Non ci si può basare su un unico fornitore cloud”, ha affermato da Dana Barnes, vice presidente della business unit national security di Microsoft. L’Office of the Director of National Intelligence include un totale di 17 agenzie,  tra cui la Cia, l’Nsa e parti del dipartimento della Difesa. In base all’accordo, ciascuna di queste agenzie può scegliere se e quando adottare il cloud di Microsoft, ha spiegato Barnes.

I colossi IT degli Stati Uniti si sono messi in lizza per assicurarsi il maxi-contratto di fornitura cloud all’intero dipartimento della Difesa, il cosiddetto progetto JEDI (Joint Enterprise Defence Infrastructure). Una commessa per dieci anni del valore di 10 miliardi di dollari che copre 3,4 milioni di utenti e 4 milioni di dipositivi e ha portato in gara anche Ibm e Oracle. Microsoft sostiene che il suo cloud ha una carta vincente: le funzionalità di intelligenza artificiale e riconoscimento vocale, oltre che la capacità di supportare efficacemente ambienti ibridi in cui tecnologie nuove e sistemi legacy convivono.

Amazon Web Services, cloud provider numero uno per il governo americano (ha tra l’altro già un contratto, siglato nel 2013, con la Cia per un valore di 600 milioni di dollari), viene percepito a Washington come il pioniere e lo specialista del settore, sottolinea Bloomberg, e l’azienda di Jeff Bezos sarebbe in pole position per apporre la firma alle forniture per il progetto JEDI. La grande incognita è rappresentata dall’atteggiamento ambiguo di Donald Trump: il presidente ha attaccato ripetutamente il modello di business di Amazon, considerato monopolistico, e minacciato interventi antitrust; inoltre non risparmia le critiche a Bezos, proprietario del Washington Post che, come tutta la stampa che fa opposizione, non piace a Trump. D’altro lato, il governo federale sarebbe pronto a dare priorità ad Amazon per la fornitura dei servizi di cloud computing alla Difesa.

Il Pentagono dice di puntare su un fornitore singolo ed è qui che Microsoft cerca di insinuarsi, sostenendo che il governo dovrebbe preferire per l’intelligence un fornitore dedicato; ora, secondo Barnes di Microsoft, l’apertura ad Azure significa che Washington si sta rendendo conto che più fornitori è meglio di uno. “Questo accordo conferma che siamo una piattaforma cloud robusta in cui il governo federale può riporre completa fiducia”, ha affermato. “Se le agenzie di intelligence si fidano di noi, l’intero Pentagono può dormire sonni tranquilli”.

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