LO SCENARIO

Covid-19, nel retail è boom di aziende che attivano l’e-commerce

I dati Unioncamere confermano la transizione al web di molte aziende: a seguito della pandemia, in soli sette mesi sono state 3.600 le realtà che hanno aperto un canale di commercio elettronico. Trentino Alto Adige al top della classifica sulla digitalizzazione

Pubblicato il 10 Dic 2020

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Anche Unioncamere conferma la tendenza già registrata da più fonti negli ultimi mesi: l’effetto Covid spinge molte imprese del commercio su internet. I dati raccolti attraverso l’osservatorio dei Punti impresa digitale (Pid) delle Camere di commercio sulla base dei test sulla maturità digitale effettuati dalle aziende italiane, uniti alle informazioni del Registro delle imprese, rivelano che sono state più di 3.600 le realtà del commercio che hanno aperto un canale di vendita online tra aprile e ottobre 2020 per operare anche in questo momento di difficoltà. L’aumento corrisponde a una crescita, in soli sette mesi, del 15,5% (erano complessivamente 23.386 unità a marzo 2020 contro 27.007 ad ottobre 2020).

Dietro al fenomeno c’è naturalmente l’emergenza pandemica, che ha costretto tanti imprenditori ad accelerare il loro percorso di digitalizzazione per reagire alle avversità e cercare di restare produttivi anche da remoto. Nel complesso, Unioncamere spiega che quasi un’impresa italiana su tre si è equipaggiata tecnologicamente per le vendite e i pagamenti sul web. Dopo la prima fase di lockdown, da maggio a settembre 2020, sono aumentate di 4 punti percentuali le Pmi che si sono dotate di strumenti per l’e-commerce (il 27% contro il 23% dello stesso periodo del 2019) e di 5 punti percentuali quelle che si sono equipaggiate per l’e-payment (il 36% contro il 31%). Da marzo ad aprile 2020, inoltre, anche per facilitare il ricorso allo smartworking hanno registrato un boom l’adozione di strumenti di cloud (+11 punti percentuali) e di cybersecurity (+ 3 punti percentuali).

Trentino e Friuli le più avanzate

La rincorsa verso l’adozione di queste tecnologie abilitanti per la vendita online appare più veloce in particolare in Friuli Venezia Giulia (+ 27 punti percentuali), Puglia (+19 punti percentuali) e Basilicata (+ 22 punti percentuali). Ed è ancora il Friuli Venezia Giulia a smarcarsi nettamente rispetto alla media per l’e-payment (+30 punti percentuali). Mentre da marzo ad aprile 2020, anche per facilitare il ricorso allo smartworking, hanno registrato un boom l’adozione di strumenti di cloud (+11 punti percentuali) e di cybersecurity (+ 3 punti percentuali).
Questa accelerazione si inserisce all’interno di un cammino di crescita continua intrapresa dalle imprese negli ultimi tre anni verso l’economia 4.0 che vede il Trentino Alto Adige a guidare la classifica nazionale per livelli di digitalizzazione più evoluti delle Pmi.

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Un terzo delle Pmi già tecnologicamente pronto

“In pochi mesi solo nel settore del commercio migliaia di imprese hanno cominciato a vendere per la prima volta su internet per fare fronte alla difficile stagione dei lockdown mentre un terzo delle Pmi è già pronta tecnologicamente a farlo – afferma il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli -. Anche grazie all’attività dei nostri Pid che stanno permettendo ad una platea sempre più grande di imprese di accedere ai vantaggi del mercati online, affiancando l’e-commerce ai sistemi di vendita tradizionali”.

“Nell’ultimo anno – aggiunge – abbiamo aiutato attraverso i Pid più di 80mila imprese, con oltre 700 eventi informativi e formativi, a sfruttare i vantaggi delle tecnologie 4.0 e restare operative anche in questa fase emergenziale. In tre anni abbiamo accompagnato complessivamente già 300mila imprenditori sulla strada del digitale: 23mila hanno fatto il self assessment per scoprire il proprio livello di alfabetizzazione digitale e lavorare per colmare i gap, 130mila hanno seguito programmi di formazione e orientamento, 20mila imprese hanno sfruttato i voucher per investire sul digitale. E con il nuovo servizio appena lanciato Digital Skill voyager permetteremo alle imprese di valutare anche le competenze digitali dei propri collaboratori e avviare se necessario percorsi formativi mirati per adeguarle alle nuove sfide dell’economia 4.0”.

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