Le tecnologia digitale non può essere un elemento marginale, ma un pilastro strutturale dell’azione climatica globale. È questa la vision che ha ispirato le raccomandazioni messe a punto per la COP30, da GSMA: una vision chiara, che guarda oltre gli annunci di principio e chiede che energia, agricoltura, città, finanza e servizi essenziali vengano ripensati a partire dalla connettività e dalle soluzioni mobile.
Come scrive Leila Guici, Senior Advocacy Manager, ClimateTech and Digital Utilities sul blogpost di GSMA COP30 è la conferenza in cui le promesse devono cominciare a diventare risultati concreti. «Quello che stiamo portando al tavolo è una visione integrata – spiega – se vogliamo una transizione climatica giusta, il digitale deve attraversare tutti i settori, non essere relegato in un pannello laterale».
La conferenza di Belem – organizzata in sei grandi aree tematiche, dalla transizione energetica alla tutela di foreste e oceani, fino allo sviluppo umano e alla finanza climatica – è quindi, per GSMA, il luogo in cui avviare un cambio di paradigma: riconoscere il ruolo del mobile e delle tecnologie emergenti come infrastrutture abilitanti di una transizione equa, rapida e inclusiva.
Indice degli argomenti
COP30 come “delivery COP”: la vision di GSMA
COP30 arriva in un momento simbolico: dieci anni dall’Accordo di Parigi e trent’anni dall’avvio del ciclo delle COP. Alla COP29 di Baku si è parlato soprattutto di finanza climatica, con l’impegno – molto discusso – di triplicare i finanziamenti ai Paesi più poveri fino a 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035.
«I numeri contano, ma non bastano», osserva Guici. «Possiamo concordare cifre anche molto ambiziose, ma se quei fondi non arrivano davvero alle comunità, alle autorità locali, ai piccoli operatori economici, restano solo titoli di comunicato stampa. La nostra vision per COP30 è chiara: usare il digitale per far arrivare le risorse e le soluzioni fino all’ultimo miglio».
Già a COP29 è stata introdotta una giornata dedicata alla digitalizzazione, segnale della crescente consapevolezza del ruolo dell’intelligenza artificiale, dell’IoT, della blockchain e più in generale della connettività mobile. A Belem, queste tecnologie entrano di diritto nel discorso su:
- Transizione di energia, industria e trasporti
- Custodia di foreste, oceani e biodiversità
- Trasformazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari
- Resilienza di città, infrastrutture e acqua
- Sviluppo umano e sociale
- Finanza, tecnologia e capacity building come abilitatori
«Come GSMA non vogliamo che il digitale venga trattato come un tema separato», insiste Guici. «Vogliamo che sia riconosciuto come il filo che cuce insieme tutte queste aree, perché senza connettività, dati e strumenti digitali è impossibile fare il salto di scala che la crisi climatica richiede».
Energia, industria, trasporti: una transizione giusta e inclusiva
Nella visione di GSMA, la transizione energetica non è solo un obiettivo tecnico, ma un processo di giustizia sociale. L’impegno, raggiunto a Dubai durante COP28, a “transition away from fossil fuels” è stato un passo storico, ma ancora troppo generico nelle tempistiche e nei meccanismi di attuazione.
«Una transizione che sia solo rapida è incompleta», spiega Guici. «Deve anche essere giusta: significa chiedersi chi paga i costi, chi rischia di perdere il lavoro, chi rimane senza accesso all’energia. Il digitale, per come lo intendiamo noi, è uno strumento per evitare che questa transizione crei nuovi esclusi».
Soluzioni come smart meter, sensori IoT e piattaforme mobili permettono alle utility, nei contesti collegati alla rete (on-grid), di monitorare in tempo reale la qualità del servizio, ridurre le perdite, gestire i picchi di domanda e offrire sistemi di pagamento flessibili, anche tramite cellulare. Questo si traduce in:
- maggiore affidabilità nelle forniture,
- modelli tariffari più flessibili,
- servizi più accessibili per famiglie e piccole imprese, soprattutto nelle aree urbane vulnerabili.
Nelle zone off-grid, dove spesso l’infrastruttura elettrica tradizionale non esiste, mobile money, modelli pay-as-you-go e monitoraggio remoto rendono possibili mini-grid solari e soluzioni di energia rinnovabile decentralizzata.
«Quando una comunità rurale può sostituire le lampade a cherosene con un sistema solare pagato a piccoli importi via mobile, non stiamo solo parlando di CO₂ evitata», sottolinea Guici. «Stiamo parlando di aria più pulita nelle case, di bambini che possono studiare la sera, di micro-imprese che possono nascere. Questa è la transizione giusta che vorremmo vedere riconosciuta a COP30».
Il settore mobile, a sua volta, sta lavorando sulla propria impronta ambientale, tagliando emissioni e aumentando l’uso di energia rinnovabile. Per GSMA, è la dimostrazione che crescita della connettività e riduzione delle emissioni possono andare di pari passo, se l’efficienza energetica viene posta al centro delle strategie industriali.
Foreste, oceani, biodiversità: tecnologie al servizio di chi tutela i territori
Che COP30 si tenga a Belem, alle porte dell’Amazzonia, è pienamente coerente con l’approccio GSMA alla tutela degli ecosistemi. Foreste, oceani e biodiversità sono al centro sia degli impatti della crisi climatica, sia delle soluzioni possibili.
Le tecnologie digitali stanno trasformando il modo in cui vengono monitorati e protetti questi ecosistemi. Le ricerche GSMA evidenziano come la maggior parte dei progetti innovativi combini:
- monitoraggio sul campo (bioacustica, fototrappole, droni, sensori IoT),
- analisi intelligente dei dati, anche grazie all’intelligenza artificiale,
- strumenti di ingaggio comunitario, via app, SMS o altri canali digitali.
«La nostra vision è molto concreta», spiega Guici. «Usiamo il digitale per vedere prima, per rilevare un taglio illegale, un incendio, una variazione nei pattern degli animali o nei parametri marini. Ma soprattutto, lo usiamo per mettere queste informazioni nelle mani giuste: comunità, autorità locali, organizzazioni che possono agire sul territorio».
Nella blue economy, le tecnologie digitali supportano la protezione delle aree marine, la gestione sostenibile della pesca, il monitoraggio del rischio costiero. Tuttavia, molte soluzioni nascono ancora nel Nord globale e rimangono poco accessibili alle comunità costiere del Sud del mondo.
GSMA, in linea con la visione che porta a COP30, insiste sull’importanza di coinvolgere in modo strutturale i popoli indigeni e le comunità locali:
«Queste comunità hanno custodito la biodiversità per generazioni», osserva Guici. «La nostra posizione è netta: se i progetti tech for nature vengono progettati a migliaia di chilometri di distanza, senza ascolto, rischiano di non funzionare. Per questo sosteniamo approcci in cui la tecnologia, digitale o meno, venga co-disegnata con chi vive e lavora in quei territori».
Non sempre, infatti, la soluzione migliore è la più sofisticata: molte volte canali low-tech, come SMS o radio comunitarie, sono più inclusivi e efficaci nel raggiungere i destinatari finali.
Agricoltura e sistemi alimentari: mettere al centro i piccoli produttori
Nell’agenda GSMA per COP30, l’agricoltura ha un posto di primissimo piano. I piccoli produttori sono essenziali per l’approvvigionamento alimentare globale, ma sono esposti in modo drammatico a siccità, alluvioni, eventi estremi e cambiamenti nei cicli stagionali. Allo stesso tempo, l’agricoltura contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas serra e alla degradazione del suolo.
«La nostra vision non è un’agricoltura semplicemente più produttiva, ma un’agricoltura più resiliente», sottolinea Guici. «Digitale vuol dire dare ai piccoli produttori strumenti per prevedere meglio le stagioni, ridurre gli input, accedere a mercati più equi e a forme di finanza su misura».
I servizi di agricoltura digitale includono:
- sistemi di precision farming,
- servizi meteo mirati e consigli agronomici via mobile,
- piattaforme che mettono direttamente in contatto agricoltori e compratori,
- strumenti per tracciare e certificare pratiche sostenibili.
Ma l’adozione di queste soluzioni incontra ancora barriere importanti: costo dei dispositivi, problemi di connessione, competenze digitali limitate, modelli di business non ancora maturi.
Per GSMA, il punto di partenza è il design centrato sull’utente:
«Un’app può essere perfetta dal punto di vista tecnico e completamente sbagliata per chi dovrebbe usarla», avverte Guici. «Per questo spingiamo molto sui progetti che prevedono test sul campo, formazione, semplificazione estrema delle interfacce e canali multilingue. COP30 deve essere anche il luogo in cui riconosciamo che l’innovazione vera è quella che funziona sul terreno, non solo nei report».
Città, infrastrutture e acqua: le smart city come motore di adattamento
La visione di GSMA per COP30 considera le città – in particolare quelle dei Paesi a basso e medio reddito – come nodi strategici della transizione climatica. Sono proprio queste città, spesso sotto il milione di abitanti, a crescere più rapidamente e a essere più esposte a inondazioni, ondate di calore, pressioni sulle infrastrutture.
La crescita della connettività mobile, l’espansione delle reti LPWA, l’uso di pagamenti digitali, l’adozione di AI e digital twin urbani rendono possibili nuove forme di gestione dei servizi di base:
- monitoraggio in tempo reale delle reti idriche e dei sistemi di drenaggio,
- gestione dinamica del traffico e del trasporto pubblico,
- sistemi di allerta precoce per eventi climatici estremi,
- piattaforme digitali di dialogo con i cittadini.
«In molti contesti, vediamo amministrazioni che usano il mobile per inviare in anticipo allerte su inondazioni o ondate di calore», racconta Guici. «Quando un cittadino riceve un messaggio che gli dice di spostare la propria attività, di evitare una certa area o di prepararsi a un evento estremo, il digitale diventa una vera infrastruttura di protezione civile. Questo è il tipo di impatto che vogliamo portare al centro del dibattito a Belem».
Sviluppo umano e sociale: il clima come moltiplicatore di vulnerabilità
La crisi climatica aggrava problemi preesistenti: disoccupazione, insicurezza alimentare, disparità di genere, mancanza di accesso al credito, fragilità dei sistemi sanitari. La vision di GSMA per COP30 si basa sul riconoscimento del clima come moltiplicatore di rischio sociale.
Il settore sanitario è un esempio emblematico. Ondate di calore, allagamenti e cambiamenti nei pattern delle precipitazioni favoriscono la diffusione di malattie come colera, malaria, dengue, soprattutto in contesti già colpiti da insicurezza alimentare o conflitti.
«La sanità digitale può diventare anche sanità climatica», sottolinea Guici. «Se colleghiamo dati sanitari, informazioni climatiche e sistemi di allerta, possiamo rafforzare la capacità di prevenire e gestire le emergenze, anziché limitarci a inseguirle».
Cartelle cliniche elettroniche, telemedicina, app di monitoraggio, sistemi di sorveglianza epidemiologica mobile possono aiutare a garantire la continuità delle cure anche durante eventi estremi, a supportare il lavoro del personale sanitario e a informare meglio le comunità sui rischi legati al clima.
In questo quadro, GSMA sostiene i principi della locally led adaptation: soluzioni progettate e finanziate con una forte leadership locale, capaci di ridurre le disuguaglianze strutturali e di combinare saperi tradizionali e scientifici.
Finanza climatica e tecnologie emergenti: sbloccare gli abilitatori
Un altro pilastro della vision GSMA per COP30 è la trasformazione della finanza climatica. Nonostante gli impegni assunti, solo una piccola parte dei fondi per il clima raggiunge davvero comunità, piccoli produttori e autorità locali.
«La nostra proposta è usare il digitale per colmare questo divario», afferma Guici. «Piattaforme di marketplace, mobile money, sistemi di scoring basati sui dati permettono di rendere visibili soggetti che oggi non esistono per il sistema finanziario formale».
Attraverso la raccolta sistematica di dati sulle attività agricole o imprenditoriali, è possibile creare profili di credito, offrire micro-assicurazioni, prestiti legati a indicatori climatici, prodotti finanziari studiati per supportare l’adattamento.
Tecnologie come blockchain e sistemi digitali di monitoraggio, rendicontazione e verifica (MRV) possono rendere più trasparenti mercati come quello del carbonio, riducendo i costi e aumentando la fiducia.
L’intelligenza artificiale, infine, ha un potenziale enorme se usata in modo mirato: nei sistemi di allerta precoce, nell’analisi di scenari di rischio, nella pianificazione infrastrutturale. Ma GSMA lancia anche un avvertimento:
«C’è un’attenzione enorme verso l’AI, e questo può spingere gli imprenditori dei Paesi a basso e medio reddito a rincorrere etichette alla moda solo per attrarre investimenti», dice Guici. «La nostra posizione a COP30 è chiara: l’AI va usata quando aggiunge reale valore e quando è accessibile, altrimenti rischia di aumentare le disuguaglianze anziché ridurle».
Le raccomandazioni chiave di GSMA per i negoziatori di COP30
Dalla visione GSMA emergono alcune raccomandazioni concrete rivolte ai decisori riuniti a Belem:
- Comprendere il contesto locale e co-progettare le soluzioni.
Le politiche e i progetti devono nascere dall’ascolto delle comunità e degli attori locali, non essere concepiti solo a livello centrale. - Rimuovere le barriere all’adozione del digitale.
Investire nelle competenze digitali, abbassare il costo dei dispositivi, garantire connettività affidabile e accessibile, progettare servizi inclusivi di genere e attenti alle fasce più vulnerabili. - Accelerare gli investimenti e far arrivare la finanza climatica all’ultimo miglio.
Usare il digitale per innovare modelli di finanziamento – inclusi i mercati del carbonio – assicurandosi che risorse e strumenti arrivino a chi è in prima linea. - Creare un quadro regolatorio favorevole all’innovazione per il clima.
Promuovere sandbox regolatori, partnership pubblico-private e politiche che facilitino la sperimentazione di nuove soluzioni, senza bloccarle con ostacoli burocratici eccessivi.
«Chiediamo a COP30 di riconoscere esplicitamente il ruolo della tecnologia mobile e digitale come infrastruttura essenziale dell’azione climatica», sintetizza Guici. «Non è un accessorio, è ciò che può decidere se un progetto resta pilota o diventa politica pubblica».
Oltre Belem: una vision che guarda al futuro
«Per GSMA, un futuro sostenibile è un futuro in cui ogni nuova torre di rete, ogni app, ogni sensore contribuisce a ridurre le emissioni, rafforzare la resilienza e ampliare i diritti», conclude Guici. «Se a COP30 sapremo mettere il digitale al servizio della giustizia climatica, allora potremo dire di aver fatto un passo vero verso quel futuro. Non ci accontentiamo di discutere la transizione: vogliamo costruirla, connettendo persone, dati e soluzioni in modo equo e inclusivo».



































































