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Deliveroo & co fondano l’associazione di categoria. La gig economy si “istituzionalizza”?

Le piattaforme di food delivery avviano le pratiche per creare un organismo di rappresentanza di settore: in campo anche Glovo, Just Eat, Social Food e Uber Eats. L’incontro con il ministro Di Maio, il prossimo 26 luglio, primo banco di prova

Pubblicato il 23 Lug 2018

deliveroo

Le piattaforme del food delivery si associano. Deliveroo, Glovo, Just Eat, Social Food e Uber Eats si sono incontrate a Milano, presso la sede di Confcommercio, con l’obiettivo di costiuire la prima associazione di categoria.

La nuova organizzazione associativa – spiega una nota – sarà in grado di rappresentare, in maniera unitaria, le esigenze del comparto, promuovere e tutelare una cultura positiva del sistema in cui operano le aziende della consegna di cibo a domicilio.

Il comparto del food delivery dimostra una crescita consistente, sia da un punto di vista della circolazione dei servizi e diffusione tecnologica, sia in termini di posti di lavoro, con un indotto secondo le stime interne di oltre 20 mila nuovi posti di lavoro in Italia. E’ un settore innovativo e con un potenziale estremamente interessante per l’Italia, che ha bisogno di un quadro regolamentare chiaro, stabile e di una rappresentanza unitaria, in grado di contribuire alla sua sostenibilità, sintetizzando le necessità degli operatori che ne fanno parte.

Le piaattaforme hanno espresso la chiara volontà di lavorare insieme, considerando le specificità di ogni operatore e le esigenze di tutte le parti coinvolte, avviando tutti i passaggi tecnici necessari per la costituzione dell’associazione. Altre aziende potranno aggiungersi successivamente. Inoltre, le piattaforme di food delivery si sono trovate unite nel sostenere la necessità di garantire piena flessibilità ai rider, come valore da tutelare per permettere la sostenibilità e la crescita di questo settore, garantendo strumenti a tutela della loro sicurezza e del loro lavoro.

Tra i primi punti affrontati la partecipazione al tavolo del Ministero del Lavoro convocato per giovedì 26 luglio. Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha chiesto che si inizi a lavorare sulle ulteriori tutele da riconoscere ai riders, indipendentemente dal rapporto di collaborazione, e le imprese sono pronte a lavorare con le parti per trattare temi quali: compenso, assicurazioni, dotazioni di sicurezza e processi, nell’ambito delle diverse forme contrattuali del lavoro autonomo.

Tra i punti sul tavolo ci sarà anche la questione della possibilità di applicazione del contratto nazionale della logistica che, per la prima volta, ha riconosciuto la figura del rider.

I fattorini che con biciclette, scooter e motocicli consegnano a domicilio merci soprattutto comprate online, hanno avuto riconoscimento di diritti e tutele, già previsti ma articolati nell’ultimo rinnovo del Ccnl della logistica, trasporti merci e spedizioni, firmato dalle associazioni datoriali e dai sindacati di categoria (Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti).

La figura del rider, caratteristica della gig economy, era stata introdotta per la prima volta nell’ultimo rinnovo del Ccnl avvenuto lo scorso 3 dicembre, la cui stesura dell’articolato, rinviata a una successiva trattativa, si è conclusa ieri.

Nel dettaglio il contratto prevede tutte le tutele, salariali, assicurative, previdenziali, tipiche del rapporto subordinato e quelle contrattuali come assistenza sanitaria integrativa e bilateralità. I rider sono inquadrati con parametri retributivi creati appositamente e come “personale viaggiante”.

L’orario di lavoro è flessibile e può essere sia full time che part time, con 39 ore settimanali distribuibili in massimo 6 giorni a settimana e con un minimo giornaliero di 2 ore e fino a un massimo di 8, con la possibilità di coniugare la distribuzione urbana delle merci con il lavoro in magazzino. Previsti a carico delle aziende i Dpi (Dispositivi di protezione individuale), come caschi e pettorine catarifrangenti. Infine è istituita la contrattazione di secondo livello.

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