L'INTERVENTO

Digital Services Act, Breton: “Big tech non possono ribaltare politiche”

Il Commissario europeo al Mercato Interno dice no a eventuali deroghe: “Nuove regole entro e non oltre il 1° settembre del 2023”. E invita le piattaforme a muoversi anche prima. Intanto Meta finisce nel mirino dell’Antitrust Ue per presunto abuso di posizione dominante

Pubblicato il 19 Dic 2022

breton

Le piattaforme non possono continuare a ribaltare le politiche. Il Digital Services Act (Dsa) stabilisce regole chiare – ora abbiamo anche una chiara data per l’implementazione. Ho incaricato il team della Commissione Ue di applicare il Dsa entro e non oltre il 1° settembre 2023“. Lo annuncia il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton evidenziando che “le piattaforme sono fortemente incoraggiate a conformarsi pienamente anche prima, #BeReady”.

Dsa e Dma, i pilastri della nuova Europa digitale

Il Dsa fissa i paletti per la moderazione dei contenuti online. Per chi viola le norme sono previste sanzioni fino al 6% del fatturato annuo globale e il divieto di operare in Ue.  La nuova legge europea sui servizi digitalidopo l’entrata in vigore del Digital markets act (Dma) – completa il quadro normativo disegnato dalla Commissione europea per un’Europa al passo con l’evoluzione delle tecnologie e dei mercati. Il Dsa, afferma l’esecutivo dell’Ue, è la normativa fondamentale dell’Unione per un ambiente online più sicuro e responsabile.

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Nuove responsabilità per limitare i contenuti illeciti

Le nuove norme prevedono nuove responsabilità per limitare la diffusione online di contenuti e prodotti illegali, aumentare la protezione dei minori e offrire agli utenti una maggiore scelta e migliori informazioni. Gli obblighi dei diversi operatori online corrispondono al loro ruolo, alle loro dimensioni e al loro impatto nell’ecosistema online.Per le grandi piattaforme e i motori di ricerca che raggiungono più del 10% della popolazione europea (circa 45 milioni di persone) varrà un regime speciale con maggiori obblighi e controlli.

Il Coordinatore dei servizi digitali

Ciascuno Stato membro dovrà designare un coordinatore dei servizi digitali, che supervisionerà altre entità che rientrano nell’ambito di applicazione della legge sui servizi digitali, nonché le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi per le questioni non sistemiche. I coordinatori nazionali e la Commissione europea collaboreranno attraverso un comitato europeo per i servizi digitali. Sarà infatti istituito questo meccanismo di cooperazione a livello di Ue tra le autorità nazionali di regolamentazione e la Commissione.

Facebook Marketplace, l’Antitrust Ue apre indagine

Meta sembrerebbe imporre condizioni commerciali sleali ai concorrenti di Facebook Marketplace a proprio vantaggio. E l’Antitrust Ue punta a vederci chiaro. Inviata all’azienda una comunicazione di addebiti, in particolare in riferimento a Facebook Marketplace – primo passo formale nelle indagini della Commissione su sospette violazioni delle norme Antitrust. Meta potrà esaminare il fascicolo dell’indagine, rispondere per iscritto e richiedere un’audizione orale per presentare le sue osservazioni. Ma già è arrivato un primo forte commento: “Le affermazioni della Commissione Europea sono prive di fondamento. Continueremo a lavorare con le autorità di regolamentazione per dimostrare che l’innovazione dei nostri prodotti è favorevole ai consumatori e alla concorrenza”, afferma Tim Lamb, responsabile della concorrenza Emea di Meta.

In caso di sufficienti prove di infrazione, l’Antitrust potrebbe adottare una decisione che vieti il comportamento in oggetto e infliggere un’ammenda fino al 10% del fatturato mondiale annuo della società.

Google-Meta: per l’Europa non c’è accordo anticoncorrenziale

La Commissione Ue ha invece deciso di chiudere l’indagine Antitrust su un presunto accordo anticoncorrenziale tra Google e Meta per i servizi di display advertising online, il cosiddetto accordo Jedi Blue. La Commissione aveva avviato un’indagine l’11 marzo scorso per valutare se Google e Meta avessero concordato di indebolire ed escludere una tecnologia concorrente all’Open Bidding di Google dal mercato per la visualizzazione di annunci sui siti web e sulle app degli editori, in violazione delle norme Ue. La Commissione ha concluso che le prove non confermavano i timori iniziali e ha pertanto deciso di chiudere l’indagine, a seguito di un’attenta valutazione di tutte le prove pertinenti, comprese le informazioni ricevute da Google, Meta e altre società attive nel settore tecnologico. “La Commissione continuerà a monitorare le pratiche commerciali nel settore tecnologico europeo“, evidenzia in una nota Bruxelles, ricordando come sia ancora in corso un’indagine separata sul possibile abuso di posizione dominante di Google nel settore della tecnologia pubblicitaria.

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