LA STRATEGIA TAGLIA-COSTI

Amazon taglia i ponti con molti distributori europei

Il colosso dell’e-commerce si rifornirà direttamente dai titolari dei brand. Già ridotti fortemente gli ordinativi, i grossisti potranno continuare a operare sulla piattaforma come rivenditori terzi. Le nuove misure in vigore da aprile per consentire ai clienti di organizzarsi. Intanto la Ue si avvia ad aprire indagine sull’acquisizione di Roomba per 1,65 miliardi

Pubblicato il 16 Feb 2023

Amazon Visa

Amazon intende tagliare i ponti con diversi distributori europei che riforniscono il suo marketplace. Una mossa che si inserisce nella più ampia strategia che il colosso dell’e-commerce sta perseguendo in questi mesi per ridurre i costi.

A differenza dei commercianti terzi, che gestiscono in prima persona il processo di vendita, i distributori fungono da intermediari tra il gruppo e i marchi di vendita al dettaglio, acquistando le scorte dal produttore  e poi vendendole ad Amazon. E ieri la divisione europea della società ha per l’appunto informato i distributori della regione che avrebbe smesso di rifornirsi dei loro prodotti nei prossimi mesi, riducendo già gli ordinativi, secondo una comunicazione visionata dalla Cnbc. I distributori potranno continuare a vendere prodotti su Amazon come commercianti terzi.

La strategia di Amazon

“Come accade per tutte le aziende, rivediamo regolarmente il nostro approccio all’approvvigionamento dei prodotti per cercare di controllare i costi e mantenere i prezzi bassi per i clienti“, ha dichiarato un portavoce di Amazon in un comunicato che conferma la notizia. “Tenendo presente questo, abbiamo deciso di concentrarci sull’approvvigionamento di alcuni prodotti per i nostri negozi europei direttamente dai proprietari dei marchi“. Amazon rimanderà l’attuazione del cambiamento ad aprile, “per aiutare i grossisti e i distributori a prepararsi”, ha aggiunto il portavoce.
Tagliando i legami con i distributori, Amazon dovrebbe ottenere un maggiore controllo sui rapporti con i marchi che vogliono vendere i loro prodotti sul sito, e questo implicherebbe anche una maggiore influenza sui costi e sulla selezione dei prodotti, secondo il parere di Martin Heubel, che gestisce un’agenzia di consulenza che aiuta i venditori a sfruttare la piattaforma messa a disposizione da Amazon.
“Nel mondo ideale di Amazon, il modello first-party è progettato per avere un rapporto con i migliori marchi di ogni categoria, in modo da poter controllare direttamente la disponibilità dei prodotti e i prezzi perché acquistano il prodotto dal marchio stesso”, spiega Heubel. “Se c’è un intermediario, questo intermediario richiede un finanziamento aggiuntivo o parte del margine di profitto che Amazon potrebbe invece prendere”.
La mossa va in parallelo alla spinta di Amazon verso l’automazione di tutti gli aspetti della sua attività di gestione dei fornitori. L’azienda ha ridimensionato il personale addetto alla gestione delle categorie di prodotti, i cui ruoli in genere comportano il miglioramento dei margini di profitto, delle vendite e delle operazioni, sempre secondo Heubel, che precisa: “I venditori tendono ad affidarsi al sistema interno di Amazon, chiamato Vendor Central, per svolgere attività come la negoziazione degli ordini di acquisto e la gestione delle spedizioni. Un numero minore di distributori ha accesso diretto a un vendor manager e, a sua volta, usa Vendor Central per aprire un ticket quando ha bisogno di aiuto”.
Amazon ha dichiarato nella nota che continuerà a rifornirsi di prodotti da grossisti e distributori se sono i proprietari del marchio o se hanno un accordo con il produttore per essere il distributore esclusivo.

E l’Ue si avvia ad aprire un’indagine sull’acquisizione di iRobot

Nel frattempo la società riceve una doccia fredda dall’Unione europea, che sarebbe pronta a aprire un’indagine antitrust contro l’acquisto di iRobot, che produce gli aspirapolvere automatici Roomba, un’operazione che vale 1,65 miliardi di euro. A rivelarlo stavolta è il Financial Times, secondo cui le preoccupazioni della Commissione – già espresse dalla Federal Trade Commission degli Stati Uniti – riguardano anche il tema della privacy.

“I funzionari dell’Ue stanno cercando di determinare quanto sia importante questo accordo per Amazon e come potrebbe usarlo per combinare i dati che già raccoglie con Alexa per ottenere un vantaggio competitivo”, ha affermato una fonte anonima vicina al gruppo. Ma non c’è solo questo. La notizia segue infatti un rapporto del Mit Technology Review, pubblicata a dicembre, che descrive in dettaglio come una versione di sviluppo di un robot Roomba, testata da volontari pagati, abbia catturato immagini intime. Alcune immagini sono successivamente apparse sui forum online, ha riferito la pubblicazione. iRobot ha affermato che sta indagando e ha sospeso la sua relazione con un fornitore di servizi utilizzato per elaborare i dati. Quindi, potrebbe essere aperta anche un’indagine formale sul funzionamento dei robot Roomba, e sulla sua capacità di scattare foto mentre si muove all’interno di una casa.

Amazon sarebbe pronta a replicare che Roomba dispone una mappatura con sensori di base che difficilmente potrà violare la privacy. La stessa fonte – riporta il Financial Times – dice che il gigante della tecnologia sosterrebbe anche che l’accordo dovrebbe andare avanti perché l’acquisto di iRobot non offre aalcun vantaggio di mercato particolare rispetto ai rivali e dato il numero di prodotti concorrenti disponibili. Le persone con conoscenza diretta delle deliberazioni hanno affermato che ci vorranno ancora settimane prima che le autorità di regolamentazione dell’Ue avviino un’indagine iniziale di “fase 1”, e i tempi potrebbero ancora slittare. Hanno aggiunto che se Amazon non fosse in grado di placare le preoccupazioni, le autorità di regolamentazione si sposterebbero quindi verso un’indagine di “fase 2” più ampia.

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