Il cambiamento climatico sta diventando un’emergenza per i data center: gli eventi meteorologici estremi causeranno sempre più danni e interruzioni, come emerge da un nuovo studio di XDI.
Lo studio, intitolato “Global Data Center 2025 Physical Climate Risk and Adaptation Report”, ha analizzato 8.868 data center in tutto il mondo, scoprendo che i rischi climatici non sono solo una questione per le generazioni future, ma un pericolo reale e presente.
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Data center, il rischio climatico è reale
Il rapporto ha utilizzato i dati della Data Center Map per calcolare i rischi fisici per i data center (sia operativi, che in costruzione o pianificati) posti da otto tipi di pericoli creati dal cambiamento climatico, in uno scenario in cui le emissioni di CO2 restano alte da ora fino al 2100.
Gli otto pericoli analizzati sono: le inondazioni fluviali, le inondazioni da acque superficiali, le inondazioni costiere, il vento estremo, gli incendi boschivi, il gelo-disgelo, il vento da ciclone tropicale e i movimenti del suolo.
Secondo i dati del report, al momento, il 6,25% dei data center è classificabile come ad alto rischio, il 15,79% come rischio moderato e il restante 77,97% come a basso rischio. Entro il 2050, le strutture ad alto rischio aumenteranno al 7,13%, quelli a rischio moderato al 19,6%, mentre il restante 73,27% rimane considerato a basso rischio.
In pericolo i principali hub mondiali
Le inondazioni fluviali sono tra i rischi più gravi, perché causano gravi danni all’elettronica, alle pareti, ai tetti e ai sistemi elettrici dei data center a causa dell’ingresso di acqua. Lo stesso vale per le inondazioni costiere, che rischiano di allagare gli edifici.
Secondo lo studio, entro il 2050 i principali hub come New Jersey, Amburgo, Shanghai, Tokyo, Hong Kong, Moskva, Bangkok e Hovestaden potrebbero affrontare rischi climatici significativi, con il 20-64% delle strutture in queste aree che potrebbero essere altamente vulnerabili ai danni fisici da eventi legati al clima.
Asia Pacifico e Stati Uniti le regioni più esposte
La regione dell’Asia-Pacifico, pur guidando l’espansione globale del data center, è anche tra le più esposte. Nel 2025, oltre il 10% dei data center in APAC sono considerati ad alto rischio, una cifra che dovrebbe salire a oltre il 12% entro il 2050.
Negli Stati Uniti oltre il 6% dei 3.382 data center analizzati sono considerati ad alto rischio entro il 2050. In 16 stati, la percentuale aumenta al 10%. Gli stati più a rischio sono il New Jersey, dove un data center su cinque potrebbe essere ad alto rischio, seguito da Massachusetts, Oregon e Michigan.
La Virginia, il più grande hub al mondo, è all’estremità inferiore della classifica, con circa il 3,21% dei suoi data center considerati ad alto rischio. Ma questo significa, attualmente, che 16 dei 529 data center dello Stato sono già ad alto rischio.
Riadattare le architetture non basta
Lo studio sostiene che senza investimenti significativi nella resilienza climatica, i premi assicurativi globali per i data center potrebbero aumentare da tre a quattro volte entro la metà del secolo.
Il report ha anche modellato diversi scenari per determinare l’efficacia delle iniziative per adattare le architetture degli hub per mitigare l’impatto degli eventi climatici estremi. In effetti, nei modelli, le misure di adattamento riducono significativamente il rischio climatico per i data center entro il 2050: il numero di strutture ad alto rischio diminuisce del 72%, da 632 a 175, mentre i siti a rischio moderato scendono del 71%, da 1.738 (19,60% del totale) a 511 (5,76%). Nel complesso, il rischio di danni all’infrastruttura dei dati a causa dei rischi legati al clima diminuisce del 74%.
Tuttavia, anche se l’adattamento strutturale può avere un impatto significativo per ridurre il rischio di danni fisici, non è la soluzione definitiva. La resilienza dei siti dipende da più fattori, come l’accesso alla rete, le forniture di energia e, ovviamente, le politiche per arginare l’aumento delle temperature.
Riscaldamento globale, emergenza per i data center
Anche un altro studio, condotto da Verisk Maplecroft, ha concluso che la maggior parte dei principali 100 hub di data center del mondo è altamente esposta a una serie di rischi legati al riscaldamento globale che potrebbero avere un grave impatto operativo. La quota salirà al 68% entro il 2040 e all’80% entro il 2080 in uno scenario ad alte emissioni.
Al tempo stesso, le esigenze di raffreddamento dei data center aumenteranno notevolmente e i problemi di approvvigionamento d’acqua peggioreranno. Lo studio afferma che, entro il 2030, il 52% degli hub globali dei data center dovrà affrontare uno stress idrico elevato o molto elevato – salendo al 58% entro il 2050 – a causa dell’aumento delle richieste di raffreddamento e della scarsità d’acqua causata dal cambiamento climatico.
Le regioni più a rischio individuate nel rapporto sono Mena, in particolare Abu Dhabi, Dubai e Istanbul; l’Africa, in particolare Lagos, Johannesburg e Nairobi; e gli Stati Uniti, con città tra cui Los Angeles, Denver e Phoenix, considerate più a rischio.