DATA TRACING

Emergenza Coronavirus, ecco quanto (poco) si spostano gli italiani

Crollate le uscite per fare spesa o andare a lavoro e azzerate quelle di intrattenimento, come le visite ai parchi. Lo svelano i dati estratti da Google dagli smartphone di tutto il mondo e forniti alle autorità sanitarie

Pubblicato il 03 Apr 2020

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L’analisi dei dati estratti dagli smartphone sono il nuovo strumento per la lotta al contagio da coronavirus: il data tracing permette, infatti, di verificare la frequenza degli spostamenti delle persone e il rispetto delle regole sul lockdown o la distanza interpersonale. Il tema è ampiamente dibattuto da governi e attivisti e seguito dai garanti della privacy, ma intanto Google ha pubblicato le analisi condotte sui dati di 131 paesi, mostrando il crollo delle visite a negozi, parchi, uffici e ristoranti nel mese di marzo.

I dati sull’Italia rivelano che le visite ai luoghi di intrattenimento, come ristoranti e cinema, sono crollate del 94% – del resto questi locali sono attualmente chiusi in tutto il paese – mentre gli spostamenti per andare al lavoro si sono ridotti del 63%. Le visite ai parchi sono diminuite del 90%, ma anche le uscite per andare a fare la spesa di generi alimentari o di medicinali è drasticamente ridotta: -85%.

L’Italia segue le regole

L’analisi condotta da Google sul posizionamento geografico di miliardi di smartphone ha dato vita al più grande dataset pubblico ad oggi disponibile per le autorità sanitarie mondiali per verificare il rispetto delle misure di isolamento. I grafici mettono a confronto il traffico dati dal 16 febbraio al 29 marzo nelle stazioni di treni, metro e autobus, nei supermercati e in altre categorie di siti pubblici. Google può raccogliere questi dati solo dagli utenti che hanno abilitato la funzionalità “Location History”, ovvero la cronologia degli spostamenti, sui loro dispositivi mobili.

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L’Italia ha un altissimo tasso di adesione alle misure di sicurezza anti-coronavirus messe in atto. Il nostro paese, gravemente colpito dall’epidemia, ha anche agito prima di altri. Gli Stati Uniti, che ora stanno subendo un drammatico incremento di casi, hanno varato più tardi le misure di lockdown; lo stato più compliant è la California, dove le visite ai luoghi di intrattenimento si sono dimezzate. Ma finché non sono state varate misure severe, i californiani non hanno percepito il livello del rischio: nel mese di marzo, in alcune contee della Bay Area di San Francisco, le visite ai parchi sono notevolmente aumentate. Inoltre, non tutti gli stati Usa hanno varato ordini altrettanto severi di chiusura delle attività; in Arkansas, per esempio, gli spostamenti verso ristoranti e cinema si sono contratti “solo” del 29%.

Anche in Giappone le variazioni non sono importanti come in Italia: il governo non ha agito con la stessa severità e gli spostamenti per andare al lavoro sono diminuiti appena del 9%. Le visite a negozi, ristoranti o cinema sono calate del 26%.

Il dibattito sulla privacy

I dati di Google sono anonimizzati, ma il colosso americano può estrarne i profili per età, reddito, sesso o altre categorie sulla base dell’utilizzo di Internet e dei log in ai suoi servizi. L’azienda ha assicurato che al momento non riporta queste informazioni anche se potrebbe fornire dati aggiuntivi nei prossimi grafici.

“Aderiamo alle nostre stringenti linee guida e ai nostri protocolli sulla privacy”, hanno scritto in un blog post Karen DeSalvo, chief health officer di Google Health, e Jen Fitzpatrick, senior vice president di Google Geo.

Google ha voluto fornire chiarimenti sui dati che condivide con le autorità anche alla luce del dibattito in corso sull’utilizzo di tecniche intrusive di data tracing in nome della salute pubblica. 

In paesi come Cina, Sud Corea e Singapore i cittadini hanno dovuto installare delle app che tracciano i loro spostamenti e permettono alle autorità di verificare il rispetto della quarantena. Ma gli attivisti della privacy sono sul piede di guerra perché tali misure potrebbero compromettere le libertà personali.

App allo studio in Italia e Ue

Il tema è ampiamente dibattuto anche in Italia e in Ue. Nel nostro paese hanno già preso il via i lavori della task force istituita dal ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione in accordo con il ministero della Salute per valutare e proporre soluzioni tecnologiche data driven e affrontare l’emergenza sanitaria, sociale e economica legata alla diffusione del Covid-19 sul territorio italiano. La task force è composta da un contingente multidisciplinare di 74 esperti, scelti in collaborazione con il ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità e tra componenti direttamente designati dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dal Garante per la protezione dei dati personali

A livello Ue, è partita ieri l’iniziativa Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing per creare delle app che combattano il coronavirus nel rispetto del Gdpr. Al lavoro ci sono 130 scienziati ed esperti di otto paesi europei che intendono sviluppare applicazioni nazionali di tracciamento dei contatti per lottare contro la diffusione dei futuri focolai di coronavirus. Le app proposte dagli esperti funzioneranno utilizzando il bluetooth dei telefoni e registreranno quando uno smartphone si trova vicino ad un altro apparecchio con l’app installata. In questo modo, se una persona dovesse risultare positiva al test per il virus, diventerà più facile e veloce identificare tutti quelli con cui è venuta in contatto.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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