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Facebook peggio del previsto. Zuckerberg: “Ci vorranno anni”. E Stringer chiede la testa del ceo

Numerose le falle sul fronte privacy e sicurezza. Ci vorranno almeno tre anni per venirne a capo. Il fondatore del social network si dice però fiducioso: “Lavoriamo alla questione già da un anno, a fine 2018 volteremo pagina”. E replica alle dure critiche di Tim Cook: “Superficiali e ridicole”. Ma il delegato al Bilancio della città di New York, che gestisce fondi per un milione di dollari di azioni del social network fa battaglia per un cambio al vertice

Pubblicato il 03 Apr 2018

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“Riusciremo a risolvere i problemi di Facebook, ma ci vorranno un po’ di anni”. Ad ammetterlo è Mark Zuckerberg, che in un’intervista rilasciata a Vox replica anche al numero uno di Apple Tim Cook, definendo le sue critiche al colosso dei social media “superficiali e ridicole”.

Del resto i nervi sono tesi nella Silicon Valley, dopo che l’onda lunga dello scandalo dei dati personali raccolti su Facebook ha travolto un po’ tutti i titoli tecnologici a Wall Street. Mentre qualcuno evoca la notte dei lunghi coltelli per spiegare come dietro le quinte la rivalità tra i giganti del web e della tecnologia sia più che mai accesa in questa fase. Zuckerberg ha liquidato come non vera l’accusa mossa da Cook, secondo cui i guai di Facebook nascerebbero dalla pratica seguita dal gruppo di Menlo Park di fare soldi sui dati personali degli utenti.

Poi ha tentato ancora una volta di rassicurare i due miliardi di persone che navigano sulla piattaforma social ma anche gli investitori, spiegando la stretta a cui si sta già lavorando per proteggere al meglio le informazioni personali e per limitare al massimo le attività di raccolta dati da parte di società terze. Come Cambridge Analytica, che ha acquistato le informazioni di oltre 50 milioni di utenti Facebook per poi utilizzarle per scopi politici, per favorire l’elezione di Donald Trump e forse anche per influenzare il voto sulla Brexit. Zuckerberg predica comunque realismo: i problemi legati alle fake news che invadono la piattaforma di Facebook e l’intrusione di chi vuole influenzare i processi elettorali democratici non si risolvono dal giorno alla notte, serve tempo, forse qualche anno: “Mi piacerebbe poter risolvere la questione in tre o sei mesi, ma la realtà è che alcuni di questi problemi richiederanno un periodo di tempo più lungo”. Facebook – ha assicurato il suo fondatore – ha comunque già iniziato a investire nelle questioni relative alla sicurezza almeno un anno fa.

“Se si tratterà di un processo di tre anni, siamo già nel primo anno – ha spiegato – e, si spera, entro la fine del 2018, avremo iniziato a voltare pagina su alcuni di questi problemi”. Ci sono almeno 14 mila dipendenti – ha aggiunto – che lavorano giorno e notte su questo, per rendere la piattaforma più sicura e per affrontare in maniera più efficace in futuro problemi come quello dell’interferenza russa nelle elezioni americane.

Per la prima volta gli investitori del social network chiedono la testa del ceo. In prima linea Scott Stringer, il delegato al Bilancio della città di New York, che gestisce fondi per che hanno in capo almeno un milione di dollari di azioni del social network un cambio al vertice. Una richiesta senza precedenti rivolta all’uomo che è presidente, amministratore delegato e azionista di controllo dell’azienda che ha fondato.

“È l’ottava azienda più grande al mondo. Hanno due miliardi di utenti. Sono in acque inesplorate e non stanno agendo in modo da rassicurare la gente su Facebook” ha affermato alla Cnbc. È la prima volta che un importante azionista chiede un cambio al vertice. Le azioni di Facebook hanno subito un crollo del 16% da quando lo scandalo dei dati è emerso.

Ma al di là della sostituzione del management, esiste un’alternativa al social blu? Si è messo a caccia Jason McCabe Calacanis, il 50enne imprenditore newyorchese portabandiera della campagna #deletefacebook. Milionario del web, deve la sua fortuna alla creazione e vendita di startup di successo, una per tutte Weblogs ceduta ad Aol nel 2005 per oltre 30 milioni di dollari. Calacanis ora si è messo in testa di sfidare Zuckerberg e ha messo in palio 700mila dollari nel primo “concorso ” internazionale mirato a individuare l’anti-Facebook.

La Open Book Challenge (www.openbookchallenge.com) punta sui giovani, sugli startupper e mira a individuare una rosa di sette team di qui al prossimo luglio per sostenere lo sviluppo di social network “alternativi”: ogni startup riceverà un finanziamento di 100mila dollari e avrà 12 mesi di tempo a partire dalla prossima estate per finalizzare il business.

“Facebook è una forza distruttiva per la nostra società. Vogliamo finanziare sette team intenzionati a realizzare un social network in grado di rimpiazzare Facebook ma che sia in grado di tutelare la privacy degli utentii”, si legge sul sito creato ad hoc per la competizione. “Investiremo in iniziative che non faranno leva sulla manipolazione delle persone e che vogliono proteggere la democrazia”.

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