INTERNET GOVERNANCE

Giacomelli all’Agcom: “Niente privilegi per Disney”

Il sottosegretario alle Comunicazioni: “Se confermata, la decisione dell’authority di concedere la deroga sarebbe incomprensibile”. Nei prossimi giorni Giacomelli incontrerà a Washington lo staff di Obama e Tom Wheeler della Fcc

Pubblicato il 30 Ott 2014

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“Leggo che Agcom avrebbe concesso una deroga a Disney sul rispetto della quota del 10% di produzione europea da distribuire sui propri canali tv italiani. Se la notizia fosse confermata sarebbe incomprensibile. Nel caso, non credo debba essere Disney a dare la pagella di qualità ai nostri prodotti di animazione. Con l’Authority intendo approfondire la questione, anche perché non so se altre deroghe siano state concesse in questi anni: forse ci sono regole che vanno cambiate”.

Così il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli commenta la notizia uscita oggi sulla prima pagina di Repubblica sulla bocciatura delle produzioni nazionali da parte di Disney. “Sarebbe singolare – aggiunge Giacomelli – che mentre gli operatori televisivi pretendono giustamente regole uguali per tutti, anche per i big di Internet, quelle stesse regole già oggi non venissero rispettate da chi è presente in Italia”.

intervenendo a Roma alla presentazione del XII rapporto annuale ItMediaConsulting sul mercato televisivo nella Ue, Giacomelli ha annotato come ci sia “una differenza di dimensioni e di velocità tra il mercato e le istituzioni, che in questi tempi si è fatta drammatica. Si parla a livello globale tra i protagonisti del mercato, mentre le istituzioni fanno ancora fatica a uscire dalla dimensione nazionale. E anche nella dimensione nazionale, parlare di sistema Paese è spesso complicato. Noi abbiamo la responsabilità della presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue, e fatichiamo a comporre i punti di vista di 28 paesi sul digitale e sul digital single market nonostante tutti partano da una constatazione condivisa: cha la dimensione europea è quella minima per interloquire. Insistiamo sul fatto che l’Europa non sia soltanto un mercato, ma un soggetto protagonista: altrimenti prepariamo una strada per le macchine di altri”.

“Abbiamo scelto di dedicare il Consiglio informale alla governance di internet, suscitando all’inizio qualche perplessità. Ma era tempo di ricercare le condizioni di una nuova governance: l’Europa vuole esserci, e se le riflessioni si limitano al dibattito nazionale, servono alla consapevolezza individuale ma non possono produrre scelte incisive – ha continuato Giacomelli – La dimensione europea una premessa fondamentale. Sarò negli Usa la prossima settimana e incontrerò esponenti dell’amministrazione Obama, dell’Icann, e il presidente della Fcc, Tom Wheeler: dobbiamo creare nuove condizioni per un dialogo. La Fcc si va orientando in modo netto sul l’idea che internet rappresenta il modo per assicurare agli utenti Tv la visione di ciò che interessa loro, e al prezzo migliore: senza che gli utenti siano costretti a prendere pacchetti o canali che non ritengono interessanti”.

“L’idea – ha sottolineato – è di una rete unica, aperta, unitaria, rivolta più a chi deve ancora entrare piuttosto che a chi c’è già. Un principio che va coniugato con la parità di condizioni di concorrenza, a prescindere dalla piattaforma. Se si restringe tutto a un rapporto economico tra telco e Ott, il rischio è che diventi un modo per proteggere l’esistente e creare una barriera all’ingresso di newcomer. Le istituzioni devono affermare in questo contesto il punto di vista del consumatore, dell’utente, rispetto agli interessi di tutti i gruppi coinvolti, perché Internet è molto di più di un semplice spazio commerciale. E’ un luogo di opportunità e di comunicazione. Se ognuno pensasse di trovare le regole per conto proprio sarebbe una soluzione tra il patetico e l’inefficace”.

“Ci proponiamo di segnare il semestre europeo con questo tipo di approccio, per proseguire il confronto con gli Usa sulla net neutrality: vogliamo dialogare in modo stretto con la Fcc e gli altri protagonisti, per tenere conto della validità di un modello europeo che pure accetta e sta dentro alla trasformazione. Siamo nel momento in cui la questione commerciale e quella dei diritti devono trovare una sintesi. Capisco che non abbiamo oggi tutte le risposte – ha aggiunto – ma se attendessimo questo per decidere non affronteremmo una trasformazione che comunque è già qui, e finiremmo travolti. Le trasformazioni non si fermano, e noi dobbiamo recuperare ritardi, guardando nell’ottica del Paese e non delle piccole convenienze”.

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