IL CASO

Google pagherà 700 milioni per archiviare la accuse di monopolio illegale sull’app store

630 milioni di dollari saranno devoluti a un fondo a beneficio dei consumatori mentre 70 milioni andranno ad un fondo gestito dagli Stati Usa che hanno fatto causa. Possibilità per gli sviluppatori di usare un sistema di fatturazione alternativo a quello di BigG

Pubblicato il 19 Dic 2023

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Per archiviare le accuse di monopolio illegale sul Play Store, Google non solo pagherà 700 milioni di dollari, ma consentirà anche una maggiore concorrenza all’interno del proprio marketplace. Sono questi i termini di un accordo che la Big tech ha raggiunto con gli Stati e i consumatori statunitensi che avevano accusato la società che fa capo ad Alphabet di aver addebitato costi eccessivi nella distribuzione di applicazioni su dispositivi Android e aggiunto commissioni non necessarie per le transazioni in-app.

Le concessioni di Google

Secondo i particolari resi noti ieri in un tribunale federale di San Francisco, Google verserà 630 milioni di dollari in un fondo per i consumatori e 70 milioni di dollari in un fondo che sarà utilizzato dagli Stati, che richiede ancora l’approvazione finale di un giudice.

L’accordo (a cui hanno aderito tutti i 50 Stati, il Distretto di Columbia, Porto Rico e le Isole Vergini) prevede che i consumatori idonei riceveranno almeno 2 dollari e potranno ottenere ulteriori rimborsi in base alla spesa effettuata su Google Play tra il 16 agosto 2016 e il 30 settembre 2023.

Wilson White, vicepresidente di Google per gli affari governativi e la politica pubblica, in un comunicato ha dichiarato che l’accordo “si basa sulla scelta e sulla flessibilità di Android, mantiene forti protezioni di sicurezza e mantiene la capacità di Google di competere con altri produttori (di sistemi operativi) e di investire nell’ecosistema Android per utenti e sviluppatori”.

L’azienda ha dichiarato che sta ampliando la possibilità per gli sviluppatori di app e giochi di fornire ai consumatori un’opzione di fatturazione alternativa per gli acquisti in-app accanto al sistema di fatturazione di Play. Google, che ha dichiarato di aver sperimentato il cosiddetto “choice billing” negli Stati Uniti per oltre un anno, proverà ora a semplificare la possibilità per gli utenti di scaricare le applicazioni direttamente dagli sviluppatori.

La causa intentata da Epic Games

Il caso si interseca con un altro procedimento Antitrust, quello che ha visto Google ed Epic Games affrontarsi sull’opportunità di introdurre modifiche sostanziali al Play Store, da cui la software house produttrice di videogiochi è uscita sostanzialmente vincitrice. Epic aveva fatto causa per ottenere un’ingiunzione, ma non un risarcimento in denaro, e l’anno prossimo l’azienda dovrebbe presentare una propria proposta al giudice che si occupa del caso in merito alle potenziali modifiche.

Il responsabile delle politiche pubbliche di Epic, Corie Wright, ha affermato che l’accordo degli Stati “non ha affrontato il nocciolo del comportamento illegale e anticoncorrenziale di Google”. Wright ha aggiunto che Epic farà pressione nella prossima fase del processo “per aprire veramente l’ecosistema Android”.

Dal canto loro, i legali degli Stati hanno detto che “nessun altro agente dell’Antitrust statunitense è stato finora in grado di ottenere rimedi di questa portata da Google” o da un’altra grande piattaforma digitale, ma l’amministratore delegato di Epic, Tim Sweeney, in un post su X, ha scritto che gli Stati avrebbero potuto ottenere un risarcimento maggiore “se fossero rimasti a combattere qualche settimana in più”.

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